Come riconoscere e prevenire la disidratazione nelle persone anziane?

di Valentina Chiozzi - Nutrizionista
27 Febbraio 2018
Come riconoscere e prevenire la disidratazione nelle persone anziane?

DOMANDA

Mio padre ha più di 80 anni, vive da solo ed è un uomo ancora in gamba e autosufficiente. Eppure il mese scorso è stato ricoverato in ospedale per un malore causato da disidratazione. Come è possibile? Come si può evitare che accada di nuovo? 

RISPOSTA

Cara Lettrice,

il problema della disidratazione nelle persone un po’ in là con gli anni è molto comune e spesso poco riconosciuto anche dai familiari. Alcuni studi hanno evidenziato che almeno il 23% dei pazienti con più di 70 anni, ricoverati in ospedale, arriva disidratato.

Le persone di una certa età tendono a bere meno rispetto ai giovani, e la riduzione della massa muscolare che avviene con l’avanzare degli anni comporta una diminuzione dei liquidi che in essa sono contenuti. 

Con l’età, inoltre, la perfusione renale e la sensibilità all’ormone antidiuretico (ADH) si riducono e il senso della sete si affievolisce anche nelle persone in ottima salute.

Spesso, una minor mobilità o l’insorgenza di demenza possono accentuare il problema, così come l’incontinenza può indurre le persone a bere di meno volontariamente. Anche condizioni patologiche come l’ipertensione e i disturbi cardiaci e renali, che richiedono trattamento farmacologico, possono favorire squilibri idrici ed elettrolitici.

È quindi molto importante riconoscere i segni della disidratazione e mettere in atto gli accorgimenti per prevenirla.

Ma cosa si intende esattamente per disidratazione?

Non esiste una definizione unica condivisa. Nella pratica clinica la disidratazione si associa ad una perdita di peso repentina e superiore al 3%, ma viene anche definita come un’alterazione nel rapporto tra acqua ed elettroliti.

Spesso è descritta come una condizione in cui l’osmolarità del sodio nel siero è uguale o maggiore a 148 mmol/l o quando il rapporto tra azotemia e creatinina è superiore o uguale a 25, il che significa che valori dell’urea plasmatica sono più elevati del normale.

Si distinguono tre tipi di disidratazione: isotonica, ipertonica e ipotonica.

Quella isotonica è caratterizzata dalla perdita bilanciata di acqua e di sodio che determina una riduzione dei liquidi dal compartimento extracellulare e una riduzione del volume di quelli circolanti. In genere è causata da vomito, diarrea o digiuno completo.

In quella ipertonica la perdita di acqua è maggiore rispetto a quella di sodio (Na sierico >145 mmol/l) e ha origine da episodi febbrili o riduzione volontaria o negligente dell’assunzione di liquidi.

Invece, la disidratazione ipotonica, presenta una perdita di sodio maggiore rispetto a quella di acqua (Na sierico <135 mmol/l) ed è frequentemente determinata da un uso eccessivo di diuretici.

I segni e sintomi più frequenti della disidratazione sono sete, secchezza delle mucose e della cute, riduzione del turgore cutaneo, lingua secca con presenza di solchi longitudinali, riduzione della salivazione, debolezza muscolare, oliguria e in casi gravi, occhi infossati.

In caso di disidratazione isotonica, la perdita di volume dei liquidi extracellulari e di quelli circolanti causa tachicardia e cali di pressione e vertigini.

Se è presente ipersodiemia marcata compaiono debolezza muscolare, confusione fino ad arrivare al coma. Se è presente iposodiemia la disidratazione può essere accompagnata da mancanza della sensazione di sete, da nausea, vomito, crampi muscolari, irrequietezza e disorientamento e in casi gravi anche perdita di conoscenza.

L’apporto di liquidi per prevenire la disidratazione dipende dal peso della persona, dal livello di sudorazione, e dalla diuresi. Vi sono diverse linee guida: 30 ml per kg di peso corporeo oppure 100 ml/kg per i primi 10 kg di peso, 50 ml/kg per i successivi 10 kg e 15 ml/kg per il peso rimanente.

Nella pratica, si consiglia di bere almeno 1,6 litri di acqua al giorno, ma qualora il livello di sudorazione aumentasse o nell’anziano iperteso, l’assunzione di liquidi deve aumentare.

Per controllare in modo semplice ed efficace l’acqua ingerita, si possono usare le bottiglie piccole da 500 ml; 3-4 bevute nell’arco della giornata garantiscono un buon reintegro di acqua e minerali.

Per le persone non autosufficienti saranno coloro che si occupano di loro a invitarli a bere un po’ d’acqua ogni ora, ora e mezza.

Anche le tisane alla frutta non zuccherate o i centrifugati possono rappresentare un modo piacevole per curare l’idratazione.

Non dimentichiamo che anche verdura e frutta apportano liquidi e minerali, per questo è importante inserirli sempre in ogni pasto preparandoli in modo da facilitarne il consumo (minestra, vellutata, purea ecc., in caso ci fossero problemi di masticazione).

Un gesto semplice e scontato come bere dell’acqua durante la giornata, per alcune persone (anche giovani!) richiede un po’ di attenzione in più e permette di prevenire molte complicazioni per la salute.

Bibliografia essenziale

  • Ivo Casagranda, Elena Vitale, Eliana Giuffré, Dalio Cecconi, La disidratazione nell’adulto e nell’anziano. Emergency Care Journal, 2007.