Tornare a mangiare le fragole, e anche le noccioline

5 Giugno 2013
Tornare a mangiare le fragole, e anche le noccioline

Per anni il bambino allergico è stato considerato come una creatura a rischio continuo, a cui sarebbe potuta bastare una minuscola quantità di nocciolina nascosta nel pasto della scuola o nel biscotto per scoppiare in una reazione allergica smisurata (shock anafilattico) con i rischi annessi.

In pochissimi sanno che oggi tale tipo di reazione, come quella che non permette a una quota importante di popolazione di mangiare le fragole, i crostacei, i lamponi o di esporsi al sole con serenità, deriva da uno squilibrio immunitario che può essere rieducato alla tolleranza a piccoli, minuscoli passi guidati e sorvegliati.

È quello che fa e continua a fare il dottor Attilio Speciani nel suo studio medico, dove da anni la parola chiave è “tolleranza”, quella che viene insegnata al sistema immunitario dei pazienti che ancora non l’anno trovata.

Questo tipo di fenomeno reattivo è dovuto, da una parte, ad un eccesso infiammatorio di base, come se bastasse uno stimolo di per sé innocuo come la fragola o il sole a far traboccare un vaso energetico già troppo pieno; dall’altra a una mancata educazione nei confronti di quel determinato alimento durante l’infanzia, capita spesso con le noccioline o, ad esempio, con i peperoni.

Ciò che le mamme o le nonne spesso non ricordano è che i loro bimbi (e loro stesse) sono nati intolleranti e con reazioni avverse a qualsiasi cosa e che, con uno svezzamento graduale che dipende spesso dalle esigenze del singolo, l’intestino, la pelle, gli occhietti e il nasino dei piccoli sono stati educati all’accettazione e apprezzamento di ogni tipologia alimentare utilizzata.

Se questo passo “educativo” per qualche motivo viene a mancare, e per anni si resta lontani da quel tipo di antigene che avrebbe sviluppato una reazione poi controllabile, è possibile che una volta venuti con esso in contatto la reazione sia violenta oltre che totalmente inaspettata.

Quando una mamma dà per la prima volta da mangiare qualcosa al suo piccolo è possibile che questo venga immediatamente accettato, perché in piccola dose o altro, oppure provochi reazioni particolari quali gonfiore della faccia, rossore, eritema, scariche diarroiche, pianti altrimenti immotivati, ostruzione delle vie aeree come “da raffreddore”.

Quello che la mamma fa a quel punto è aspettare che la reazione si esaurisca e, con serenità, ridare il minuscolo pezzetto di ingrediente al piccolo, riducendone la quantità, o cominciando a cuocerlo, per provocare reazioni minori o assenti. Gradualmente, il bimbo comincerà ad accettare anche quantità crescenti di cibo con la pelle che resterà liscia e del suo colore e le feci normali.

Lo stesso meccanismo si tiene in considerazione con chi soffre di reazione anche violenta o di tipo anafilattoide a specifici tipi di alimento. L’iter prevede solitamente un test di tipo RecallerProgram che consente di evidenziare una sottostante infiammazione da cibo sulla quale è possibile agire per ridurre l’infiammazione globale, quella che permette lo straripare del vaso già pieno.

Una dieta di rotazione impostata su tali indicazioni rappresenta già spesso un veicolo “terapeutico” sufficiente a far sì che la reazione al gamberetto, alla fragola o al sole sia ridotta o sparisca.

Per le reattività più spiccate saranno d’altra parte necessarie un minimo di attenzione e gradualità in più partendo, come per il bimbo in svezzamento, da alimenti simili e che magari provocano reattività minore come ad esempio la pesca o la mela nel caso della reattività alla fragola, ad esempio delle quali mettere un micro pezzetto poi da separare, nell’acqua di cottura della pasta che poi sarà mangiata.

Man mano, e a seconda della necessità di ciascuno, questa quantità andrà ad aumentare arrivando ad accettare, con gradualità, l’intera fragola e addirittura l’impensabile ciotolina di fragole con limone o le piccole arachidi dell’aperitivo.

Percorsi di questo tipo non significano solo il piacere di mangiare in compagnia, con e come tutti gli altri, ma la sicurezza e la gioia di poterlo fare, in ogni caso con assoluta serenità.