Influenza da virus H7N9: nel bene e nel male diventerà comunque famosa

28 Maggio 2013
Influenza da virus H7N9: nel bene e nel male diventerà comunque famosa

Le informazioni corrono e alcune, accuratamente scelte, corrono più veloci di altre. Così si comincia giò a parlare della prossima possibile pandemia influenzale in netto anticipo rispetto ai mesi canonici.

A dare la spinta a questo tipo di processo è la descrizione di un nuovo virus aviario, comparso in Cina, e la dettagliata analisi di tre casi letali di infezione (Gao R et al, N Engl J Med. 2013 May 16;368(20):1888-97. doi: 10.1056/NEJMoa1304459. Epub 2013 Apr 11) intervenuti in persone “a rischio” che lavoravano nell’ambito della produzione dei polli, esattamente come successe nel 2005 quando gran parte del mondo si immobilizzò per la paura dell’influenza aviaria H5N1.

Il gruppo di studio cinese segnalato ha pubblicato sul NEJM molti dei possibili dati utili per meglio conoscere ed affrontare questo possibile rischio.

Sullo stesso numero del NEJM però gli statunitensi Timothy Uyeki e Nancy Cox del CDC di Atlanta (la struttura che segue tutte le nuove infezioni che compaiano al mondo) sembrano prendere correttamente le distanze da quel senso di “paura dell’ignoto” che l’articolo dei Cinesi potrebbe trasmettere.

Per una somma di segnali che si colgono sulla stampa specialistica e di diffusione si ha la percezione che questa “nuova aviaria” voglia ripercorrere le fuorvianti vie di comunicazione di quella precedente, del 2005.

Quindi vale la pena di ricordare quello che successe allora, in una sequenza che fece dire a tutti che quella, l’aviaria, era davvero l’influenza “dei polli”, intesi nel senso delle persone non troppo scaltre. E quella fu solo la premessa della presentazione della pandemia dell’influenza suina H1N1 che si rivelò essere una situazione eticamente pesante, in cui gli interessi commerciali di alcune aziende hanno soverchiato, e guidato, qualsiasi interesse scientifico.

A titolo di esempio citiamo solo alcune delle condizioni discutibili che si sono verificate in quell’anno:

  • Si è fatto credere che il passaggio del virus dal pollo all’uomo fosse cosa semplice.
  • Si sono acquistati vaccini inesistenti (in Italia l’allora ministro Storace comprò 35 milioni di dosi di un vaccino che non fu mai prodotto).
  • Sono stati utilizzati e venduti nuovi farmaci antivirali che hanno fatto la fortuna di alcune aziende produttrici.

Sono quasi certo che anche questa nuova influenza si presenta già oggi con un ruolo che tocca contemporaneamente aree di salute pubblica, di interessi commerciali e di studio scientifico. Un mix che talvolta, come è già stato in passato si è anche dimostrato pericoloso, più per l’etica che per le persone.

 Quindi è necessario ribadire i due punti che Uyelki e Cox hanno proposto nell’articolo di commento a quello cinese.

Detto ciò, gli autori segnalano però anche una serie di dati che siamo certi dovremo ridiscutere più volte nei prossimi mesi, quando l’onda mediatica cercherà di favorire vaccinazioni dubbie o pratiche terapeutiche non certe per trattare o prevenire la paura dell’influenza aviaria bis piuttosto che i suoi veri effetti.

  • Il virus ha delle caratteristiche tali da non farlo ritenere virulento e diffusivo.
  • Prima di parlare di qualsiasi rischio pandemico dovremmo valutare con attenzione il livello di infezione presente in chi ha assistito le persone malate. Fino ad ora le persone vicine non hanno sviluppato malattia grave e come dimostrato da un altro studio cinese pubblicato negli ultimi giorni la trasmissione uomo/uomo NON è stata mai documentata.
  • Prima di parlare di rischio pandemico dovremmo verificare la risposta “generale” di difesa presente nelle persone già vaccinate in passato per altri virus o che si sono ammalati a causa di altri ceppi. Una influenza o una vaccinazione allargano sempre il ventaglio delle risposte immunitarie e quindi si potrebbe essere protetti senza per forza correre a vaccinarsi impauriti.
  • La documentazione dei “Test rapidi” come quelli utilizzati per la H1N1 suina dovrebbero essere più specifici di quanto siano stati i precedenti.
  • I farmaci antivirali attualmente disponibili (Oseltamivir e Zanamivir) non sembrano adatti al trattamento di questa forma.

Ne deriva quindi un chiaro invito alla cautela nella lettura e nella interpretazione delle notizie.

Dobbiamo confrontarci con dati in tempo reale (che sono spesso disponibili) valutandoli nella giusta luce, evitando grida di “Al lupo al lupo” come è successo per la supposta e non vera recente epidemia di morbillo in Gran Bretagna, e lavorare con stili di vita e scelte di prevenzione naturale per mantenere il proprio sistema immunitario ai livelli più elevati di efficienza.

Per difendersi eventualmente da un improbabile H7N9 come dai raffreddori e da qualsiasi altra influenza.