I cento anni del dottor Antonio Negro

21 Luglio 2008
I cento anni del dottor Antonio Negro

Antonio Negro, libero docente in Scienza dell’Ortogenesi, istitutore del primo Corso di Alta formazione post-universitaria nel 1947 e già Presidente, dal 1953, dell’Accademia Italiana di Medicina Omeopatica Hahnemanniana ha compiuto il 17 giugno di quest’anno cento anni.

Sostiene il Professore che, in molti anni di onorata carriera, non abbia mai prescritto alcun farmaco tradizionale, cercando sempre di porre la propria attenzione più alla diagnosi del malato che a quella della malattia.

In una recente intervista sostiene infatti che – «Per riportare la salute dobbiamo essere capaci di fare una buona diagnosi del malato, non della malattia, insegnandogli a vivere una vita giusta. L’individuo và rispettato». Questo tipo di dichiarazione và a suffragare una tendenza che già molti intellettuali hanno riscontrato, individuando che uno dei problemi della medicina moderna, ossia che la malattia del secolo, sia la diagnosi.

Dice anche il Professor Negro che: «Chi si cura omeopaticamente deve anche (e soprattutto) accettare i consigli del medico: non fumare, non bere caffè, altrimenti non ci siamo perché (questi ultimi) sono tutti veleni che incidono sul metabolismo». Da qui una ulteriore conferma al consiglio già dato dalla redazione di Eurosalus sull’importanza della scelta di un buon medico, che deve essere una persona con la quale, prima di tutto, essere capaci di instaurare un rapporto umano.

L’intera carriera dell’esimio cattedratico è stata centrata sulla scoperta di un allora eccezionale rimedio, il sulfur, anche noto come ioduro di zolfo, un elemento chimico dal numero atomico sedici utilizzato anche dai più moderni laboratori omeopatici nella cura di individui eccessivamente deboli, irritabili, impulsivi e con facilità di svenimento. Sostiene però il Professore, di una incrollabile fede cattolica, che «Non è stato il sulfur a farmi arrivare ai cento anni, ma la volontà di Dio».

Senza dubbio una professione di umiltà, che nell’uomo è tale da fargli considerare i limiti della sua stessa Professione, l’omeopatia. In riferimento ai recenti fatti di cronaca, risalenti a pochi mesi orsono, che hanno visto accendersi una polemica fortissima contro i medici omeopati e la loro nobilissima professione, il Dottor Negro si scaglia infatti contro chi pratica “una falsa omeopatia, allopatizzata (allopatia: l’arte di trattare il contrario con i contrari), spesso falsificata e ridotta con approssimative competenze professionali a una semplice tecnica terapeutica, un business in una sorta di supermercato della salute”, denigrando chi “sporca” il lavoro di tanti bravi professionisti.

In relazione al fatto che l’omeopatia abbia una carenza, per così dire, istituzionale, ossia che non sia espressamente riconosciuta dal nostro ordinamento legislativo il Dottore sintetizza che: “l’omeopatia esiste ed è una legge bellissima, similia similibus curentur, con il simile curo il simile”. Un’idea peraltro molto simile a quella sostenuta in un’intervista dal dottor Luigi Oreste Speciani con la frase :” Il medico è solo una saponetta, deve lavare via i problemi del paziente“.

Ultimo, ma non in ordine d’importanza, il Professore ha un’idea compiuta su quale rapporto esista, intimamente, fra omeopatia e la cura del cancro. L’omeopatia, sostiene infatti, ha già fatto sparire tumori, ma la malattia di ogni paziente ha un epilogo diverso. Le risposte che può avere il medico sono quelle che dà lo studio del malato, la sua comprensione e, in sintesi, l’amore che il medico è capace di dedicargli. L’uomo è unico nella sua singolarià, secondo il Dottor Negro, non può essere schematizzato e, in ogni caso, nemmeno sub-posto in ordine di importanza alla diagnosi preventiva e sbrigativa della malattia.

Un gran paradigma di filosofia delle Professioni e, in senso lato, di filosofia del limite, ma chissà quanto è applicabile alla frenesia che contagia il mondo e anche i pazienti, presi come i medici da giornate con “i minuti contati”.

di Ivano Gregorini