La dieta vegetariana, il cancro e il professor Veronesi

8 Dicembre 2011
La dieta vegetariana, il cancro e il professor Veronesi

Nelle settimane passate ci sono state numerose occasioni in cui il professor Umberto Veronesi ribadito l’idea della presunta superiorità del vegetarianesimo rispetto a altri regimi alimentari.

Questo è avvenuto in contemporanea al lancio del suo ultimo libro, che ha trovato ampi spazi di diffusione su gran parte della stampa (“Verso la scelta vegetariana”, edizioni Giunti, scritto con Mario Pappagallo, giornalista del Corriere della Sera).

Ci fa sicuramente piacere che uno dei decani della medicina italiana (già oltre gli 86 anni) si esprima seguendo liberamente la sua linea personale di pensiero. Se non ce lo si può permettere alla sua età, quando lo si può fare?

Siamo perfettamente d’accordo con la scelta di rifiuto della carne rossa: il suo uso è antiecologico e può portare ad una serie di problemi degenerativi importanti. Chiunque abbia un motivo etico per eliminare la carne rossa dalla propria alimentazione troverà la nostra approvazione.

Eppure ci nasce qualche severa perplessità, dal momento che il professore si esprime anche in qualità di immagine di riferimento dell’oncologia italiana.

L’eliminazione della carne, in genere, rende meno facile il controllo dell’insulina nell’organismo. L’eccesso di latticini nell’alimentazione comporta un documentato aumento del rischio di sviluppo di cancri ormonali (primo tra tutti quello del seno, di cui il nostro autore dovrebbe essere molto esperto) e la scelta di effettuare un solo pasto al giorno – alla sera, nel momento di massima increzione insulinica – può appunto peggiorare la gestione della sensibilità insulinica.

Alla luce di ciò, dobbiamo capire il significato delle comunicazioni fatte dalla UICC (Unione Internazionale Contro il Cancro), dalla AICR (American Institute of Cancer Research) e dalla WCRF (World Cancer Research Fund) relativamente all’insulinoresistenza.

Le tre istituzioni appena citate (vero centro statistico ed epidemiologico sulla relazione tra alimentazione e cancro) segnalano che mantenere una corretta gestione della sensibilità insulinica è importante per prevenire e anche per curare le forme tumorali. Il professor Veronesi segnala come sane abitudini che, invece, i massimi organi oncologici mondiali stanno scoprendo determinanti per favorire lo sviluppo tumorale anziché controllarlo.

È un peccato. Non sappiamo quali siano le ragioni che spingono il nostro decano a prendere posizioni opposte a quelle che dovrebbe sostenere. In parte siamo abituati, viste le sue recenti affermazioni sulla “innocuità” delle scorie radioattive.

Inoltre, il fatto che sia anziano non lo giustifica. Non stiamo parlando né del doveroso rispetto che si deve a chi sia avanti con l’età, né dell’indulgenza nei riguardi delle affermazioni di costoro.

Il nostro riferimento, invece, è al modo con cui i gruppi scientifici italiani hanno spesso ridicolizzato il premio Nobel per la Pace e per la Chimica Linus Pauling, il quale sosteneva l’impiego della Vitamina C nella difesa antitumorale. Si diceva che la sua longevità (morì nel pieno delle sue forze a 93 anni) non avesse alcun riferimento al fatto di assumere Vitamina C quotidianamente, cosa che anche lo scienziato faceva.

Nel rispetto delle leggi della statistica medica, gli stessi gruppi potrebbero quindi evitare di dire che il professore è longevo per il modo in cui mangia.

Dopotutto, anche alcuni pesanti fumatori restano vivi a lungo e non per questo possiamo dire che il fumo faccia bene.

Riprendiamo, allora, alcune indicazioni rilevanti per la difesa dal cancro, come indicate dalla WCRF:

  • Mantenere la sensibilità insulinica (la prima colazione e tre pasti al giorno sono utilissimi).
  • Mantenere un buon rapporto di equilibrio tra proteine e carboidrati nella composizione di ogni singolo pasto (sono utili le carni bianche, il pesce, le uova, i semi oleosi, i cereali integrali, le leguminose, i formaggi). 
  • Mangiare frutta e verdura abbondanti. 
  • Controllare l’impiego di carni rosse e carni processate (e questo è l’unico elemento che condividiamo con il professore).
  • Fare quotidianamente attività fisica.
  • Mantenere una dieta variata.

Alcune ricerche recenti segnalano che la varietà alimentare preserva dall’infiammazione data dalla reattività al cibo: quindi, quante più sostanze alimentari facciamo ruotare nella nostra alimentazione, tanto più siamo protetti.

Scelte ideologiche possono essere eticamente condivisibili, ma possono portare a una ridotta varietà di nutrienti utilizzati. Ecco perché notizie come queste, la cui fonte si presenta ed è percepita come autorevole, meritano sempre lo sforzo di un pensiero in più.