Chemioterapia e uso di vitamine o antiossidanti, i pro e i contro

2 Maggio 2016
Chemioterapia e uso di vitamine o antiossidanti, i pro e i contro

Un numero molto elevato di persone che sta seguendo una terapia antitumorale fa uso anche di supporti vitaminici o minerali (alcuni autori parlano di una percentuale che fluttua, in relazione alla gravità e al tipo di forma tumorale, dal 30 all’80%).

Negli ultimi anni sono state proposte almeno due linee di pensiero, una contrapposta all’altra, sulla possibilità di uso degli integratori insieme a chemioterapia e/o a radioterapia.

Dopo la scoperta che molte forme tumorali potevano essere prevenute con l’uso di vitamine e minerali e che la terapia antitumorale poteva ricevere un efficace supporto dall’uso di alcune sostanze come la Vitamina C, molti autori hanno suggerito l’impiego di elevate dosi di minerali e vitamine per chi avesse ricevuto una diagnosi di cancro.

A seguito poi di alcuni rilievi contraddittori, come l’inadeguatezza della vitamina A nel trattamento delle forme tumorali del polmone (dove può agire addirittura favorendo lo sviluppo anziché controllarlo), hanno preso consistenza atteggiamenti di negazione totale di qualsiasi tipo di supporto alla terapia antitumorale classica.

In molti casi si è addirittura arrivati a colpevolizzare in genere l’uso di minerali e di vitamine indipendentemente dal tipo di terapia utilizzata.

La mia esperienza personale deriva dall’incontro quotidiano con persone malate nelle quali verifico, da tanti anni, che correggendo in ogni paziente l’apporto nutrizionale, la capacità di difendersi da una malattia e la risposta difensiva globale migliora in tutti i sensi.

Infatti, superando questo periodo di “negazionismo vitaminico”, diversi lavori scientifici stanno suggerendo nuovamente un uso adeguato e corretto degli integratori per contribuire alla terapia antitumorale.

Un gruppo di oncologi tedeschi ha pubblicato su Nutrients una ricerca con la quale ha definito che l’uso di alcuni integratori, al di là delle preoccupazioni sul loro uso, contribuisce a accettare meglio il trattamento antitumorale e a sostenerlo per tempi più lunghi, con un miglioramento della sua efficacia nel lungo termine (Grober U et al Nutrients. 2016 Mar 12;8(3). pii: E163. doi: 10.3390/nu8030163).

Il dibattito scientifico sta quindi proseguendo e diventa importante definire quali sostanze possono essere utilizzate e quali invece vadano evitate quando si vuole aiutare una persona che affronti radioterapia o chemioterapia.

Un buon esempio può venire dalla Vitamina D, che non è un antitumorale specifico, ma regola le funzioni difensive e quindi è contemporaneamente una sostanza che facilita la funzione immunologica riducendo l’infiammazione e contribuendo alla sensibilità insulinica.

Si tratta cioè di una specie di supporto che assomiglia, nei suoi effetti, a una dieta ben fatta, che ha documentato di potere migliorare la prognosi in qualsiasi forma tumorale e che spiega perché nei nostri centri lavoriamo spesso a sostegno della terapia oncologica mettendo le persone in grado di rispondere al meglio alla chemioterapia.

La vitamina D, nelle sue giuste dosi, è quindi una sostanza che può essere utilizzata anche in contemporanea a un trattamento antitumorale.

È importante fare scelte ragionate per supportare al meglio la terapia contro il cancro, regolando la somministrazione delle sostanze somministrate in modo da aiutare il raggiungimento degli obiettivi terapeutici senza contrastarli.

Gli antiossidanti “generici” (Vitamina C, Vitamina E, Acido lipoico, giusto per fare degli esempi) sono sostanze che non possono essere somministrate durante una radioterapia che vuole uccidere delle cellule, perché aiuterebbero anche le cellule tumorali a sopravvivere alle radiazioni. Queste sostanze vanno somministrate fino a qualche giorno prima dell’inizio del trattamento e poi riprese solo quando il ciclo di radioterapia è concluso (in genere basta aspettare una settimana prima di ricominciare).

Nello stesso modo ci sono minerali molto attivi nello stimolare un’azione difensiva cellulare, come il Selenio, e anche questo ad esempio va somministrato solo tra un ciclo di trattamento chemioterapico e un altro. Classicamente in un trattamento che lascia tre settimane tra un ciclo e l’altro, l’uso corretto può essere fatto usando queste sostanze nella settimana intermedia delle tre di attesa.

Ci sono invece sostanze, come l’Inositolo, che funziona da secondo messaggero (regola cioè molte azioni enzimatiche e funzioni cellulari, affiancando a queste un’azione disintossicante che non guasta certo in corso di chemio), o il Magnesio (che ha una ottima azione di regolazione della sensibilità insulinica), che possono essere usate con efficacia anche durante tutta la fase di chemioterapia. Non ostacolano quindi la sua azione e mantengono attiva la capacità disintossicante dell’organismo che anzi spesso è aiutato a “sopportare” meglio tutte le fasi della terapia (in genere 2 compresse di Inositox al mattino a digiuno è il dosaggio che consiglio, arrivando a farne assumere in alcuni casi anche 4 grammi al giorno, aggiungendo 2 compresse prima della cena).

Altri prodotti, come la Curcuma o i suoi estratti, sono essi stessi antitumorali e hanno documentato addirittura un’azione di miglioramento della sensibilità alla chemio in molte forme di cancro. In quel caso la curcuma agisce direttamente sulle citochine infiammatorie e sulla regolazione della crescita del cancro (NF-kB), mantenendo inoltre anche una ottima azione di sostegno al tono dell’umore.

Grazie a nuove formulazioni, come la curcuma micellare, si può ottenere una ottima azione terapeutica anche solo con 1 capsula al giorno di questa preparazione. Curcuma (come Fitocurcuma o come Verde Curcuma, almeno 3 o più capsule al giorno, o come Curcumina Redox al dosaggio di 1 o al massimo 2 capsule al giorno) può quindi essere usata durante tutta la fase di terapia (chemio o radiazioni), senza alcun bisogno di sospenderla durante fasi di somministrazione della chemio né, tantomeno, degli anticorpi monoclonali o di altri eventuali farmaci cosiddetti “biologici”.

Per questo quindi, nelle nostre prescrizioni sono mantenute attive anche in fase di terapia quelle a base di Vitamina D, Inositolo e Curcuma, mentre in particolar modo prescrizioni di Vitamina C e di Vitamina E, soprattutto se ad alto dosaggio, e di Betacarotene, devono essere sospese nei giorni di terapia e in quelli vicini, ad evitare, come detto, che le sostanze vitaminiche difendano anche le cellule tumorali. Il loro vantaggio è indubbio e vanno riprese appena possibile.

Giova ricordare che il controllo dell’infiammazione e il miglioramento della sensibilità insulinica sono gli strumenti a disposizione di tutti per migliorare la prognosi di qualsiasi forma tumorale.

Ridurre la massa grassa (se in eccesso) attraverso uno schema dietetico corretto che rispetti le regole del nutrirsi bene resta una delle armi più potenti per la prevenzione e la terapia delle forme tumorali.