Pomodori… energetici
La campagna “impatto zero” che in Italia è promossa con successo da diversi anni da Lifegate Radio, in Gran Bretagna va sotto il nome di carbon footprint, impronta di carbone, ma la sostanza è la stessa: imparare a misurare quanto la vita di ciascun individuo o gruppo di individui incida sul livello di inquinamento ambientale ogni giorno.
La questione è di estrema attualità, ma è sentita in modo diverso in ciascun Paese. Mentre dalle nostre parti è una sensibilità di pochi, Oltremanica è una questione piuttosto seria, che coinvolge quasi tutte le nicchie commerciali, dalle agenzie di viaggi fino alla vendita dei pacchetti di patatine; ogni attività commerciale è attenta ad avvertire quanta anidride carbonica è stata immessa (o non immessa) nell’atmosfera a causa loro.
Tra le ultime adesioni c’è quella del primo supermercato ecologicamente corretto alimentato a…pomodori. La trovata è semplice quanto geniale: nel nuovo Waitrose supermarket di Londra (Rickmansworth) tutta l’energia elettrica necessaria per farlo funzionare (dai banchi per la refrigerazione ai sistemi di sicurezza) è ricavata dal calore che si genera nelle serre in cui crescono i pomodori venduti dallo stesso supermercato. Il calore sviluppato dal funzionamento delle due turbine a gas nella serra situata in campagna, infatti, viene sfruttato da una terza turbina per produrre energia elettrica che viene così immessa nella rete nazionale e convogliata all’indirizzo del supermercato stesso.
Sembra fantascienza e invece è gà realtà. Nell’attesa di capire se anche in Italia qualche marchio della grande distribuzione abbia la sensibilità e il coraggio di tentare qualcosa di simile, possiamo cominciare a calcolare (da questo link si può anche scaricare l’eco-calcolatrice sul proprio pc) quanto costi all’ambiente una nostra giornata tipo: da quando ci svegliamo e andiamo a lavorare, fino a quando spegniamo la luce prima di dormire. C’è da sorprendersi di non aver già esaurito da tempo tutta l’energia del pianeta.
