Farmageddon, la nuova epidemia di fine estate

11 Settembre 2007
Farmageddon, la nuova epidemia di fine estate

Altro che aviaria, una nuova epidemia di dimensioni molto più vaste, e certamente trasmissibile da uomo a uomo si è impossessata della Gran Bretagna ed è pronta a conquistare il mondo intero (pensandoci bene probabilmente lo ha già fatto…).

Secondo un articolo pubblicato la settimana scorsa sull’Independent, uno dei principali quotidiani britannici, la prescrizione di farmaci è aumentata del 27% negli ultimi cinque anni; le ricette prescritte dai medici generici sono dunque passate da 721 milioni nel 2001 a 918 milioni nel 2006.

I motivi dell’epidemia sono riconducibili a diversi fattori:

  • prescrizioni a volte non necessarie da parte dei medici generici;
  • domanda crescente da parte del pubblico di un farmaco per qualsiasi tipo di disturbo;
  • pratiche di marketing aggressivo da parte dell’industria farmaceutica.

Secondo il quotidiano britannico più di un miliardo di sterline (circa un miliardo e mezzo di Euro) è stato sprecato negli ultimi cinque anni nel comprare, e successivamente sbarazzarsi, di farmaci non utilizzati dai pazienti. Con la stessa enorme somma sarebbe stato possibile prescrivere un farmaco utilizzato nel trattamento del tumore al seno (Herceptin) a 40.000 donne per un anno.

La notizia di questo spreco arriva nel momento in cui si intensificano molte polemiche a causa di recenti storie di pazienti a cui è stata negata la possibilità di utilizzare nuovi farmaci, da cui ci si sarebbe aspettato un miglioramento generale, a causa del costo, giudicato troppo elevato dal servizio sanitario.

All’inizio di agosto, ad esempio, la corte d’appello ha rigettato un ricorso da parte di alcuni pazienti sofferenti di Alzheimer che richiedevano la distribuzione da parte del servizio sanitario di un nuovo farmaco che, ad uno stadio iniziale della malattia, contribuirebbe a rallentarne lo sviluppo.

Sir John Bourn alla testa dell’ente incaricato di controllare la spesa pubblica per conto del Parlamento ha dichiarato: «se i medici generici seguissero le linee direttive ufficiali e prescrivessero, quando appropriato, farmaci generici e medicinali meno cari, ci sarebbero più fondi disponibili per trattamenti costosi o innovativi».

Alcuni medici sostengono che l’aumento delle prescrizioni deriva anche da una accresciuta pressione determinata dalle aspettative dei pazienti. Secondo uno di questi medici «le persone si aspettano di uscire dalla sala di consultazione con una ricetta in mano e, se ciò non accade, sono molto delusi. Se invece di prescivere qualcosa al paziente vengono consigliati 30 minuti di esercizio quotidiano e la riduzione di grassi, zucchero e sale la risposta del paziente è uno sguardo vitreo e si ha l’impressione di parlare ad un muro».

L’industria farmaceutica è anche messa sotto accusa sia per la produzione di farmaci costosi che non rispondono alle aspettative sia per le relazioni, a volte dubbie, fra loro ed il personale medico.

Gli esperti del settore sono comunque unanimi nel sostenere che i pazienti devono avere un atteggiamento più responsabile nei confronti della loro salute e le conseguenze a breve e lungo termine che derivano dal loro stile di vita.

Più il sistema sanitario spende per i farmaci meno fondi sono disponibili per la prevenzione.