Nonna, nonna, che insalata grande che mangi! – Ma per sentirti meglio bambina mia!

21 Gennaio 2007
Nonna, nonna, che insalata grande che mangi! - Ma per sentirti meglio bambina mia!

Che una dieta ricca di frutta, di legumi e soprattutto di quelle che i francesi chiamano crudités (non “crudeltà”, bensì “verdure crude”) faccia bene alla salute è una verità ormai ampiamente risaputa. Ma che potesse far bene anche all’udito erano davvero in pochi a immaginarlo.

Sono i portenti della vitamina B9 (acido folico, noto anche come folato o vitamina M). Una vitamina che non fa parlare molto di sé, ma che si rivela non meno preziosa delle sue consorelle più celebrate, come la vitamina C o la B6. E che è appunto presente con una certa abbondanza nelle verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, lattuga), negli agrumi e in altri frutti come fragole e kiwi. La si trova anche, per la verità, nei legumi e nel fegato di molti animali: ma la cottura le sottrae gran parte delle sue proprietà.

Negli Stati Uniti, già da alcuni anni, la legge impone ai produttori di aggiungere alla farina una certa quantità di vitamina B9. In questo modo si è ritenuto di poter garantire che ogni cittadino americano assuma il quantitativo minimo corrispondente al suo fabbisogno giornaliero (da 0,2 mg in condizioni normali a 0,4 mg per le donne in stato di gravidanza).

Sorge spontanea una domanda: che cos’ha la vitamina B9 di così importante da spingere il legislatore americano a renderne obbligatorio il consumo?

Per la verità la scienza medica è ancora lontana dal conoscere tutte le proprietà di questa vitamina. Ma una cosa almeno è risaputa da decenni e basta da sola a raccomandarne vivamente l’assunzione da parte delle donne incinte. Una carenza di vitamina B9 nella madre espone infatti il feto a rischi di malformazioni gravissime, come la spina bifida e l’anencefalia.

Su questo aspetto vale la pena di fare una nota polemica: quando anni fa a seguito dei primi studi australiani si suggerì la utilizzazione di acido folico prima della gravidanza e almeno per i primi mesi della stessa, molti “saccenti” si opposero dicendo che un supplemento di acido folico sarebbe stato ridicolo, e che non servivano dosaggi più elevati di vitamine per una azione preventiva. Per fortuna era possibile acquistare e usare vitamine anche ad alto dosaggio, e la realtà dei fatti è diventata così evidente che finalmente anche i “saccenti anti-vitamine” hanno ceduto, accettando l’azione preventiva di questa sostanza.  Oggi per il cambio della legislazione europea, si rischia di arrivare al bando della supplementazione vitaminica. Nei prossimi giorni Eurosalus presenterà una serie dia rticoli per cercare di scongiurare il pericolo del bando: ad essere bandita potrebbe essere oggi la vitamina e domani il minestrone, obbligando il cittadino a nutrirsi sempre più di farmaci.

In questi ultimi anni, tuttavia, si sono andate scoprendo altre preziosissime funzioni dell’acido folico, in particolar modo nella prevenzione di cardiopatie e infarti.

Di recente un gruppo di ricercatori olandesi dell’Università di Wageningen, guidati dalla dottoressa Jane Durga, ha concentrato la propria attenzione sull’effetto svolto dalla vitamina B9 nella prevenzione di alcune malattie e disturbi tipicamente correlati alla vecchiaia, ottenendo risultati ancora parziali, ma molto interessanti.

Qualche tempo fa questo gruppo di ricercatori aveva riscontrato un effetto benefico dell’acido folico nel miglioramento della memoria degli anziani e nella prevenzione dei processi di invecchiamento o di degenerazione del cervello come il morbo di Alzheimer e la demenza senile (una buona sintesi di questo lavoro è disponibile sul sito della BBC).

Ora un articolo apparso su una prestigiosa rivista americana di medicina (Durga J et al, Ann Intern Med Jan 2, 2007; 146(1): 63-64) rivela un altro contributo che la vitamina B9 può dare al miglioramento della vita dell’anziano: la riduzione del rischio di indebolimento dell’udito (presbiacusia).

Una popolazione di oltre 700 pazienti olandesi è stata divisa in due gruppi: al primo gruppo è stata somministrata ogni giorno, per circa tre anni, una buona dose giornaliera (0,8 mg) di acido folico, al secondo un placebo. Dopo tre anni i pazienti del primo gruppo mostravano una lieve, ma sensibile, riduzione della perdita di udito, specie per quanto concerne i suoni più bassi.

Questo risultato sembra da mettere in relazione alla capacità, già ben nota, della vitamina B9 di ridurre la presenza nel sangue di omocisteina, un aminoacido da tempo considerato come un importante fattore di rischio cardiovascolare.

Prevenzione dell’infarto e prevenzione della sordità sarebbero dunque legati ad un’unica azione dell’acido folico. L’invecchiamento si comporterebbe insomma a somiglianza della persona amata: lontano dall’orecchio, lontano dal cuore.