Aspartame killer. Abituarsi anche a quello?

1 Maggio 2012
Aspartame killer. Abituarsi anche a quello?

Domenica scorsa (29 aprile) l’inchiesta principale della puntata di Report (Rai3) era dedicata all’aspartame. La storia del dolcificante ha dato all’autrice, Sabrina Giannini, l’occasione di evidenziare le falle di un sistema di controllo sull’inserimento nel mercato delle sostanze alimentari, e ha ribadito i danni che l’additivo procura alla salute delle persone.

All’aspartame Eurosalus ha dedicato, negli anni, molta attenzione (come dimostrano gli articoli correlati, nel box a lato). Si tratta del dolcificante artificiale più diffuso al mondo, e già da 10 anni il centro Ramazzini ha documentato la sua cancerogenicità sugli animali. Eppure nulla si muove e l’aspartame è presente oggi in oltre 6.000 prodotti tra alimenti, bevande e farmaci.

Anche questo recente lavoro pubblicato sull’American Journal of Industrial Medicine ha documentato l’incremento molto elevato di cancro del fegato e del polmone in animali (ratti di entrambi i sessi e topini maschi) che entravano in contatto con l’aspartame (E951) fin dalla vita intrauterina (ovvero quando la loro madre usava il dolcificante durante la gravidanza) (Soffritti M et al, Am J Ind Med. 2010 Dec;53(12):1197-206).

Ci si domanda dove stia il senno. Pensiamo che oggi i farmacisti ricordano alle donne in gravidanza che non devono prendere neanche la Vitamina C senza l’espressa indicazione del medico, mentre per l’assunzione dell’aspartame ci si accontenta di una norma che dispone di scrivere ad esempio sulle bibite a zero calorie (dolcificate artificialmente) che sono sconsigliate alle donne in gravidanza e ai bambini piccoli.

Provate a comperare in un bar una lattina di qualsiasi bevanda dolcificata artificialmente e provate a capire quanto sia tenuto in considerazione questo aspetto. Lo capite dalla facilità con cui leggerete l’indicazione; introvabile, illeggibile e minuscola.

Fa parte di uno dei paradossi della Scienza, che si permette di assalire e denigrare pratiche come l’omeopatia ma accetta l’utilizzazione addirittura nei farmaci di sostanze documentatamente pericolose, senza fare quasi nulla per impedirlo. La storia dell’aspartame è troppo connessa a realtà politiche e di lobby perché qualcuno riesca a districarla senza calpestare interessi commerciali miliardari.

Il vero problema degli studi del Ramazzini è che gli stessi effetti si stanno studiando e verificando anche per altri tipi di dolcificanti artificiali e naturali, come il sucralosio, l’acesulfame e la stevia. Il problema quindi non è solo nella singola sostanza ma nella relazione con il tentativo di dolcificare, sempre e comunque. Il segnale della dolcificazione può realmente essere pericoloso.

Cosa fare? Continuare a sperare che i nostri governanti facciano scelte per la salute e non solo per il denaro e finché non si realizzerà questa utopia aprire gli occhi e le orecchie e difendere se stessi e i propri cari con scelte consapevoli, come il caffè amaro o il tè con il suo gusto naturale oppure mangiando un frutto fresco anziché una merendina. Non troppo complicato…