Anche la depressione giovanile dipende da quello che si mangia

4 Luglio 2006
Anche la depressione giovanile dipende da quello che si mangia

Controllare il frigorifero di casa propria potrà forse esssere il primo passo da fare per cercare di contrastare attivamente, anche in casa propria, i sempre più frequenti episodi di depressione giovanile che affliggono gli adolescenti.

Il rapporto tra depressione ed eccesso di carboidrati è stato già verificato negli adulti, ma una recentissima ricerca finlandese, pubblicata online su Molecular Psychiatry (Timonen L. et al, Mol Psychiatry, advance online publication, 9 May 2006) in anticipo sulla stampa vista l’importanza del tema, ribadisce l’esistenza del rapporto tra cibo e depressione anche nei ragazzi, negli adolescenti e nei giovani. La ricerca ha evidenziato una stretta correlazione tra crescita della insulinoresistenza e lo sviluppo di sintomi depressivi, nel senso che la prima condizione facilita la depressione, e non il contrario.

I ragazzi quindi non mangiano male perchè sono depressi o ansiosi, ma al contrario, quando sviluppano insulino resistenza, oltre che aprirsi la strada ad un futuro da diabetici, mangiando male creano le condizioni per lo sviluppo di stati depressivi importanti.

Mangiare male, con un eccesso di carboidrati rispetto alle proteine, e utilizzando cibi ad alto indice glicemico che provocano picchi di insulina, evitando accuratamente l’attività fisica, facilita l’innesco di alterazioni della biochimica cerebrale che portano alla comparsa di stati dell’umore alterati fino alla nascita di una vera e propria sindrome depressiva.

In una situazione in cui oggi si dibatte l’impiego di psicofarmaci potenti per i ragazzi ed i bambini come se fossero la normale soluzione del problema, una riflessione sul fatto che la malattia depressiva può essere prevenuta e controlata e guarita in molti casi solo con il cambio dei comportamenti, o integrando l’azione terapeutica dei comportamenti alimentari con quella dell’uso temporaneo dei farmaci o della psicoterapia, è consolante. Peccato che fino ad oggi pochissimi si applichino a sviluppare questa possibilità.

L’uscita in questi giorni del libro “Prevenire e curare la depressione con il cibo” (Fabbri 2006) tocca e sviluppa questi temi fornendo soluzioni pratiche per occuparsi della persona in modo globale e aiutando chiunque a sentirsi attore dei propri cambiamenti.