Nell’asma, anche meno cortisone fa bene lo stesso

6 Settembre 2007
Nell'asma, anche meno cortisone fa bene lo stesso

Anche qualche buona notizia ogni tanto trapela dal mondo medico: in particolare oggi possiamo rassicurare molti asmatici sul fatto che una volta ritrovato un equilibrio respiratorio e una condizione stabile, la possibilità di ridurre il dosaggio complessivo del trattamento cortisonico non è così effimera come a volte ci viene fatto credere.

Abbiamo spesso discusso delle interazioni tra ipersensibilità alimentare e stati emozionali nella genesi dell’asma, ma senza per ora entrare nel merito delle possibili diverse cause da affrontare e della possibilità di guarire dall’asma seguendo altre strade, ci limitiamo a considerare le persone, bambini o adulti che siano, che usano con costanza cortisone per via inalatoria per controllare la propria condizione di spasmo bronchiale.

È stato confermato da almeno due recenti studi che il cortisone può essere ridotto, interrotto (con giudizio) mantenendo una cauta attenzione alla evoluzione, ed eventualmente ripreso nel momento del bisogno per un altro ciclo di trattamento. E la situazione respiratoria non presenta alcuna differenza da quella di un trattamento continuativo.

Quindi se per caso, in una situazione di stabilità un bambino si dimentica di farsi un “puff” di cortisone, non succede nulla di grave.

Pensiamo con angoscia a quei genitori di quei bambini o di quei ragazzi che saltano anche solo una assunzione inalatoria di cortisone e che si sentono in colpa ritenendo di non avere agito correttamente. 

Gli organismi umani hanno delle ottime capacità di equilibrio, e se sono curati bene hanno davvero delle buone possibilità di adattarsi a questo tipo di cambiamenti.

Nel dettaglio, un primo lavoro pubblicato prima dell’estate appena passata sul New England Journal of Medicine (Peters SP et al, N Engl J Med 2007 May 17;356(20):2027-39) ha chiarito che il trattamento cortisonico “mattina e sera” poteva benissimo essere sostituito dal trattamento “solo mattina”, mentre sulla stessa edizione della rivista un secondo lavoro, svolto in Italia (Papi A et al, N Engl J Med 2007 May 17;356(20):2040-52) ha evidenziato che gli stessi effetti protettivi erano mantenuti da un trattamento continuativo e da un trattamento al bisogno, in cui l’asmatico assumeva cortisone per via inalatoria per un breve ciclo solo in occasione della eventuale comparsa di sintomi.

Una persona che non sospende mai un farmaco non si accorgerà mai di essere magari guarito, mentre una persona che lo fa e prova a seguire le proprie reazioni, potrebbe anche scoprire di essere migliorato e di potere affrancarsi da una schiavitù concettuale importante. E scoprire nuove strade per il proprio benessere.