La dieta di Fiorello e il digiuno breve. Il “Dinner cancelling” e le sue azioni contro l’infiammazione

26 Maggio 2020
La dieta di Fiorello e il digiuno breve. Il “Dinner cancelling” e le sue azioni contro l'infiammazione

Si può attivare il metabolismo e aiutare la perdita di massa grassa sfruttando i ritmi dell’orologio metabolico di ogni persona. Si tratta di uno strumento efficace per riequilibrare il proprio peso controllando efficacemente anche l’infiammazione da zuccheri e alimenti che ne è spesso la causa.

La dieta che Fiorello ha spiegato ai tanti che lo scorso anno lo hanno visto riconquistare la forma, riprende i principi del “digiuno breve” che proponiamo da anni nel centro SMA in cui lavoro

La base scientifica della dieta “dinner cancelling” (cancellare la cena), che funziona anche nella versione con una “elle” sola, la dieta “dinner canceling”, si basa su un concetto preciso. Ridurre le ore di assunzione alimentare allo stretto necessario (6-8 ore) e evitare il contatto con qualsiasi cibo, permettendo solo l’acqua, per le successive 16-18 ore che devono comprendere anche le ore di sonno.

Se oggi viene proposta come dieta “di moda” che colpevolizza un po’ la cena, la sua base razionale dipende da solidi criteri scientifici che riportano al digiuno breve, di cui spesso Eurosalus ha parlato o al cosiddetto “time restricted feeding” cioè al fatto di destinare solo poche ore della giornata alla assunzione alimentare libera, assecondando la fame naturale, per poi assumere solo acqua nelle ore successive. 

text="Il successo della dieta di Fiorello è legato al digiuno breve che da tempo suggeriamo ai pazienti che vogliono perdere peso, integrandone l'uso in una dieta personalizzata."

Cancellare la cena (come dice Fiorello) o il più arcaico “a letto senza cena” sono nati per contrastare l’infiammazione e trattare asma e artrite, per poi rivelarsi tra gli strumenti più efficaci e facilmente applicabili per il controllo del peso e la riduzione della massa grassa.

I primi spunti relativi a questo concetto nascono dalle osservazioni sugli animali. L’assunzione di cibo mentre erano svegli e al lavoro consentiva (e consente) agli animali di rimanere magri e tonici. L’assunzione alimentare prolungata, che coinvolge anche le ore che dovrebbero essere di sonno, facilita invece l’ingrassamento e lo sviluppo di resistenza insulinica, situazione che facilità lo sviluppo di diabete e obesità.

Questo particolare modo di scegliere i tempi in cui nutrirsi è una tecnica che il team medico di SMA, il centro di Milano in cui lavoro, utilizza molto frequentemente, proponendo anzi il “digiuno breve” come pratica da mantenere, un paio di volte alla settimana, anche con fini semplicemente di regolazione insulinica e di azione antinfiammatoria. 

Il fatto di perdere massa grassa inutile (quella accumulata grazie all’infiammazione e all’eccesso alimentare) è un importante effetto collaterale della azione antinfiammatoria e infatti, in passato, questa tecnica fu utilizzata per trattare asma e artrite.

Nel nostro centro proponiamo 2 o 3 giorni non consecutivi alla settimana in cui la giornata alimentare prevede una prima colazione caloricamente libera, che segua però sempre le indicazioni di base raccolte nell’articolo “Nutrirsi bene”.

Poi va consumato un pranzo meno ricco della prima colazione, in modo da mantenere lo stimolo corretto sulle citochine infiammatorie giuste e infine, dalle 15 o dalle 16 smettere di mangiare fino alla mattina del giorno successivo. Mantenendo cioè almeno 15 ore e fino a 18 ore di digiuno (le 18 ore sono quelle che io personalmente preferisco) prima di rimangiare, anche abbondantemente, nel momento più adatto della giornata, cioè la mattina successiva.

È stato dimostrato scientificamente che questa tecnica non determina aumento dell’appetito la mattina successiva. Le prime due o tre volte in cui si applica questa tecnica si sentirà la fame nelle ore serali, poi il segnale si attenuerà decisamente. Un modo di aiutarsi per arrivare al digiuno breve “ben fatto” è quello di iniziare a ridurre la cena nella quantità, anticipandola un pochino. Poi il gioco è fatto.

Per seguire correttamente la tecnica, va semplicemente rivalutata l’attività serale.

Se c’è da tenere una conferenza alla sera o si deve lavorare a lungo per completare la stesura di una relazione o di un articolo, è meglio evitare la giornata di short fasting (o digiuno breve o dinner cancelling). La migliore risposta si ha andando a letto un po’ prima e dormendo per tutta la notte.

In genere l’effetto di scioglimento dei grassi (lipolitico) si evidenzia con la necessità di eliminare acqua metabolica con una “pipì” aggiuntiva notturna, che risponde al nuovo stimolo dimagrante.

Qualche trucco operativo

Il primo suggerimento è di bere acqua abbondante (o tisane rigorosamente non dolcificate) durante il periodo di “salto”.

Il primo giorno in cui si mette in atto questa pratica si può avere un discreto senso di fame, legato alla abitudine ad introdurre comunque cibo, ma dopo il primo giorno e la sensazione di benessere successiva alla prima colazione fatta dopo il “salto”, si acquisisce la percezione di fattibilità di questa tecnica e si supera facilmente il senso di fame transitoria che attiva FSP27, il nome della proteina che facilita lo scioglimento dei grassi.

Va segnalato che l’eventuale utilizzazione di questa tecnica in soggetti diabetici può essere richiesta solo dietro stretto controllo medico. Anche se i risultati possono essere di fortissimo significato, nelle persone diabetiche, ripetiamo che l’impostazione del digiuno breve deve essere fatta solo sotto il diretto controllo da parte di un medico.  

All’inizio di una importante fase di dimagrimento si suggerisce uno schema con tre giorni di controllo alimentare alla settimana, mentre in fase di mantenimento si arriva a due.

La scelta va comunque personalizzata sui bisogni della singola persona e sulla risposta clinica personale. Destinare tre o quattro settimane (come sembra abbia fatto Fiorello) interamente al digiuno breve può essere una scelta che riduce poi la adeguatezza terapeutica. Rinunciare del tutto alla convivialità serale e al piacere del cibo risulta spesso essere controproducente e infatti non lo suggeriamo.

Basi scientifiche 

Nel solo anno 2020, le ricerche scientifiche che hanno evidenziato gli effetti dello short fasting sulla salute e sul peso sono stati assai numerosi.

Una meta-analisi effettuata da ricercatori della Università di Torino ha documentato l’effetto di questa tecnica non solo sulla perdita di peso, ma anche sulla glicemia e sugli indici glicemici correlati. 

Una ricerca brasiliana ha confermato l’utilizzabilità di questa tecnica  e i suoi effetti su peso, pressione e glicemia anche in ambienti socialmente fragili (basso reddito, bassa cultura).

Un gruppo di ricercatori californiani ha pubblicato su Cell Metabolism la conferma degli effetti del digiuno breve su riduzione del peso, controllo della pressione arteriosa e regolazione dei grassi del sangue.

Gli scettici (e ce ne sono diversi) hanno solo da ricredersi.

Come rendere più efficiente il digiuno breve (o il dinner cancelling)

I migliori effetti si hanno attraverso la personalizzazione dello schema alimentare. Controllare l’infiammazione da zuccheri e da alimenti, valutabile attraverso il test PerMè, consente di rendere il digiuno breve una tecnica di “medicina di precisione”. Personalizzare la risposta agli zuccheri o agli alimenti consente di moltiplicare gli effetti del digiuno breve riducendo il trattenimento di liquidi e migliorano in modo notevole la sensibilità insulinica.

Anche la sola attenzione alimentare all’infiammazione da cibo ha consentito a molte persone di ridurre la massa grassa e di migliorare la propria condizione di salute. Affiancare digiuno breve e studio dell’infiammazione può risultare una vera mossa vincente. 

L’utilizzazione di alcuni integratori a base di cromo (Oximix 6+, ad esempio) o a base di inositolo (Inositox, Inosima Complex), entrambi elementi che migliorano la sensibilità insulinica può incrementare gli effetti positivi di questa tecnica alimentare.