Non è mai troppo tardi per iniziare a muoversi

15 Marzo 2017
Non è mai troppo tardi per iniziare a muoversi

Gli studi sull’importanza del movimento fisico precoce dopo un infarto o un ictus sono tantissimi. 

L’effetto dell’attività fisica in questa fase non è solo legato ad un miglioramento della funzionalità cardiaca e vascolare, con una azione di riduzione delle recidive, ma anche, ed è la parte davvero interessante, al miglioramento della performance fisica, cognitiva e della qualità di vita degli interessati. 

Oggi l’attività fisica fa parte delle raccomandazioni da mettere in atto il prima possibile durante la riabilitazione, anche già all’interno dell’ospedale, a seguito di un evento cardiovascolare avverso.

Far muovere un paziente che ha avuto un ictus, e che spesso non si è mai mosso prima, non è facile, ma la sfida vale lo sforzo. 

Secondo la review firmata Cochrane, l’allenamento cardiorespiratorio, come la semplice passeggiata, incrementerebbe significativamente le capacità motorie e la velocità con cui esse sarebbero compiute. 

Sono moltissimi gli studi che correlano l’utilizzo dell’attività fisica combinata, aerobica e di resistenza (momenti di attività un pochino più intensa) con il miglioramento della funzionalità cognitiva generale.

In particolare, uno studio già del 2013 pubblicato sulla rivista Neurorehabilitation and Neural Repair ha legato l’utilizzo dell’attività fisica mista con il miglioramento significativo del punteggio sulla scala valutativa usata per lo stato cognitivo (la Montreal Cognitive Assessment) e in particolare è stato registrato un aumento della capacità di attenzione/concentrazione e della funzione visuo-spaziale ed esecutiva (Marzolini S, The effects of an aerobic and resistance exercise training program on cognition following stroke. Neurorehabil Neural Repair. 2013 Jun;27(5):392-402).

Fare dell’attività fisica un elemento fondante della riabilitazione seguente a un evento ischemico serve a migliorare il quadro complessivo, il benessere e la qualità di vita di chi ne ha sofferto. Inoltre, un po’ di movimento ridurrebbe anche il rischio di depressione posteriore all’evento. 

Impegnarsi in questo percorso non è facile ma è possibile e da dei buoni risultati, tanto più se potenzialmente abbinati ad una nutrizione adeguata (Aquilani R, Nutrition for brain recovery after ischemic stroke: an added value to rehabilitation. Nutr Clin Pract. 2011 Jun;26(3):339-45).

Le indicazioni per trovare la motivazione e mantenere l’impegno in chi ha avuto un evento ischemico non sono così diverse da chi non l’ha avuto: lavorare in gruppo, cercare il modo per divertirsi e darsi degli obiettivi semplici è utile, così come seguire il proprio ritmo e, semplicemente, perseverare come si può.

L’attività fisica salva la vita, e lo abbiamo già visto, ma può anche essere di supporto nel recuperare parte della propria autonomia: come si diceva, non è mai troppo tardi per iniziare a muoversi e a farsi del bene in più, come si può.