L’uso prolungato di vitamine e minerali può salvare il cuore

18 Luglio 2016
L'uso prolungato di vitamine e minerali può salvare il cuore

Le polemiche sull’uso di vitamine e minerali sono difficili da fermare.

Si tratta di strumenti per la salute a disposizione di tutti e quindi sono sicuramente combattute da chi vorrebbe che il benessere fosse gestito solo “dall’alto”.

Pur riconoscendo che in alcuni ambiti c’è un eccesso di comunicazione sugli integratori alimentari, si tratta davvero di sostanze quasi sempre utili che possono aiutare molte persone a contribuire efficacemente, oltre che con lo stile di vita, al mantenimento del proprio benessere. 

Esiste però una precisa tendenza, da parte dell’industria farmaceutica, a sostenere che gli integratori non possano curare e che solo i farmaci abbiano questa possibilità.

Si tratta di una considerazione che contrasta con saperi millenari legati ad esempio alla fitoterapia e all’impiego popolare delle piante e della frutta e che ha portato, e porterà, a conflitti rilevanti in ambito sanitario.

Nella colonna degli articoli correlati sono riportati molti dei pezzi pubblicati da Eurosalus su questo tema negli anni passati.  

Sempre più persone infatti usano integratori vitaminici e minerali per mantenere il proprio stato di salute e in quasi tutti gli ambiti terapeutici si rileva una rilevante presenza di “supplements” assunti a fianco o in sostituzione a farmaci classici.

Di recente abbiamo descritto come l’assunzione di vitamine, minerali e antiossidanti possa avere vantaggi e svantaggi in affiancamento alla chemioterapia antitumorale.

Gli effetti degli integratori vanno quindi sempre ben conosciuti perché il loro uso si dimostri vantaggioso. L’integrazione ci può essere nel rispetto di alcune regole.

Anche se molti lavori tentano di negare l’efficacia di vitamine e minerali per la salute personale e sociale, altri lavori, ottimamente documentati e di qualità procedurale elevata, ne confermano il ruolo attivo e l’efficacia sia per specifici disturbi sia per la società.

Nel giugno 2016 un team di epidemiologi svedesi e statunitensi ha pubblicato sul Journal of Nutrition un’analisi retrospettiva effettuata su 18.500 medici maschi (estraendo i dati dal notissimo Phisicians’ Health Study) che ha evidenziato la relazione tra assunzione di integratori vitaminici minerali e esiti cardiologici, valutata nel corso di oltre 12 anni di valutazione (corrispondenti a più di 220.000 persone/anno studiate) (Raautiainen S et al, J Nutr. 2016 Jun;146(6):1235-40. doi: 10.3945/jn.115.227884. Epub 2016 Apr 27).

I ricercatori hanno definito con chiarezza i punti deboli della ricerca (dati “self reported”, ma da medici) e quelli forti che la rendono una raccolta di dati di elevata qualità sia sulle scelte di life-style sia sugli elementi clinici della ricerca, oltre naturalmente al grande numero di partecipanti. 

Con questa ricerca, dopo la correzione dei dati per età, fumo, attività fisica, squilibri lipidici, diabete ed altre variabili ancora, si è potuto definire che i medici del gruppo che assumeva multivitaminici e minerali, quasi completamente sovrapponibile al gruppo che non ne prendeva, manifestava alcuni vantaggi:

  • Una significativa riduzione (14% in meno) del rischio di lesioni ischemiche cardiache con necessita di rivascolarizzazione (Stent) in modo indipendente dalla durata dell’assunzione.
  • Una evidente riduzione degli eventi cardiovascolari, con rischio quasi dimezzato, per chi complessivamente ha usato questi integratori per più di 20 anni. Tra gli eventi cardiovascolari sono compresi morte improvvisa, ictus sia emorragico sia ischemico e infarti cardiaci. 

Entrambi questi dati sono stati verificati e hanno mostrato significatività statistica in soggetti con un indice di massa corporea maggiore di 25 (sovrappeso e obesi) mentre non si è potuto valutare altro che una tendenza in quelli normopeso. Come dire che l’uso di minerali e vitamine può compensare gli effetti della malnutrizione e di uno stile di vita sbagliato.

Al di là di questi dati specifici la ricerrca ha infatti consentito di confermare comunque un aumentato rischio di eventi cardiovascolari nei soggetti diabetici, ma come sappiamo questo è un dato ormai acquisito universalmente, tanto che su Eurosalus abbiamo pubblicato un articolo sulla “tazzina killer”.

Nella discussione sono affrontate le possibili ragioni del successo ottenuto da questo tipo di prescrizione e il più probabile meccanismo di confusione dei dati, che gli autori ovviamente considerano, potrebbe essere quello di un particolare “life-style salutare” messo in atto da chi assume vitamine e minerali, di difficile valutazione usando solo dati riportati da interviste.

Tra le azioni più importanti sono certamente quelle degli antiossidanti, importanti per controllare i danni indotti dalle lipoproteine a bassa densità (LDL colesterolo) e quelle dell’acido folico e della B12 che possono ridurre i valori di omocisteina.

Meno conosciuto ma di sempre maggiore evidenza è il ruolo della Vitamina D che negli ultimi anni è stata “riscoperta” per una sua azione di controllo dell’infiammazione, dell’allergia e di regolazione dell’obesità oltre che della disfunzione della parete interna dei vasi (endotelio).

Di sicuro supporto poi l’effetto del Magnesio, che in particolari salificazioni (sali organici) interferisce positivamente sulla contrattilità e sulla funzione dei vasi, oltre che avere ottimi effetti di regolazione della sensibilità insulinica.

L’articolo originale riporta poi la discussione su tutti i precedenti lavori che hanno dato rilevanza o meno all’uso di vitamine e minerali in relazione alle malattie cardiovascolari e per chi volesse approfondire questo tema la lettura dell’articolo integrale potrebbe essere di forte supporto.

Anche solo le quattro azioni dovute alla azione antiossidante, di controllo dell’omocisteina, dell’apporto di Magnesio e di Vitamina D, potrebbero giustificare l’effetto positivo dell’assunzione di vitamine e minerali, anche se l’apporto complessivo di un mix di sostanze tese a riportare in equilibrio i vari difetti nutrizionali ci appare una risposta più completa.

Di certo però, la pratica clinica porta a pensare che con vitamine e minerali si possano affrontare anche alcune malattie e certi tipi di disturbo. In modo importante, andando ben oltre al semplice supporto fisiologico ad una funzione o al ripristino dei bisogni complessivi.

Basta pensare all’azione antinfettiva di alcuni minerali come Zinco, Rame e Manganese o alla azione di riequilibrio sulla sfera emotiva e metabolica del Magnesio o alla azione antinfiammatoria e antistaminica di Ribilla (mix di olio di Perilla e di Ribes nero).

Questo supporto sta diventando sempre più diffuso e rilevante nella pratica clinica e rende conto di effetti prima insperati aiutando medici e ricercatori a continuare sulle linee di una ricerca integrata che non si fermi solo al farmaco, ma sappia valutare anche le molte sostanze che la natura e la conoscenza ci mettono a disposizione.