SNAS e sindrome da allergia sistemica al Nichel

31 Marzo 2014
SNAS e sindrome da allergia sistemica al Nichel

Per molte pesone, abituate a considerare le possibili reazioni al Nichel come un problema dovuto al solo contatto con orecchini, cinturini d’orologio o monili di vecchio tipo, il fatto che esista la SNAS, una reazione generale dovuta alla assunzione di cibi contenenti Nichel può apparire una sorpresa.

Eppure il tema è discusso da molti anni e il gruppo di ricerca di Eurosalus ha presentato ricerche specifiche in questo senso fin dal congresso mondiale di Dermatologia del 1995 (Sidney) e poi ai congressi europei di Allergologia di Birmingham (1999) e Berlino (2001)

Insomma, noi sostenamo da tempo che esistono numerose forme di dermatite, di emicrania, di colite, di artrite (e di quasi qualsiasi altro fenomeno infiammatorio), in cui la causa può essere ricondotta ad una infiammazione da cibo dovuta agli alimenti che contengono Nichel o ai prodotti con questo correlati.

In anni di esperienza possiamo anzi sostenere che le reazioni più importanti al Nichel non sono certo le dermatiti dovute al contatto con qualche gioiello o con qualche cintura (pur rimanendo significative e importanti), ma i fenomeni generali legati all’assunzione degli alimenti Nichel correlati.

Uno degli esempi più lampanti è la sempre più frequente disidrosi, fastidioso fenomeno per cui soprattutto in estate si formano delle minuscole bollicine di liquido sul palmo delle mani e dei piedi, che poi si aprono facendo esfoliare dei sottilissimi strati di pelle. La lesione cutanea dipende strettamente dalla relazione con il nichel, sostanza contenuta in moltissimi oggetti, ma soprattutto in moltissimi alimenti.

Anche il trattamento della dermatite da nichel, che è anche una malattia professionale di cui spesso soffrono i parrucchieri, è oggi basato sull’evitamento del contatto diretto con tinture ed altre sostanze contenenti Nichel, ma soprattutto sul controllo dietetico della assunzione alimentare.

La SNAS (Systemic Nickel Allergic Syndrome) rappresenta semplicemente la definizione evoluta di questo concetto. Che esista cioè una componente sistemica, generale, di tutto l’organismo, al contatto e all’ingestione del Nichel o dei prodotti che hanno delle caratteristiche di similitudine evidente.

Negli ultimi anni infatti, allergie, intolleranze ed infiammazioni dovute al nichel stanno aumentando di frequenza. La buona notizia è che un buon numero di queste patologie guarisce – o almeno migliora nettamente – seguendo una dieta di rotazione sui cibi ad elevato contenuto di nichel o utilizzando una iposensibilizzazione specifica per il Nichel e lavorando comunque con il supporto di alcuni integratori che possono nettamente migliorare il quadro infiammatorio dovuto a questa sostanza (Zerotox Ribilla, Olio di Perilla, Quercitina complex, Curcuma).

Una delle cause che ha portato ad una maggiore presenza di sovraccarico da solfato di nichel è legato all’uso massiccio da parte dell’industria alimentare di grassi vegetali idrogenati e non idrogenati. In virtù della presenza di abbondanti residui di solfato di nichel nella lavorazione dei grassi vegetali la dieta di chi ha un’infiammazione dovuta al nichel oggi è una dieta che agisce in particolare su molti cibi industriali.

L’organismo però ha imparato a reagire anche a sostanze in tutto simili ai grassi vegetali idrogenati, per cui ad esempio, i grassi vegetali cotti, i fritti, hanno una configurazione del tutto simile a quella dei grassi idrogenati contenenti Nichel, e spesso l’organismo attiva risposte infiammatorie anche nei loro confronti.

In quasi tutti gli alimenti si trova comunque un contenuto minimo di nichel, ma la nostra scelta è di agire con una dieta mirata solo sugli alimenti che ne contengono in buona misura. In particolare, vengono considerati da controllare i cereali contenenti elevate quantità di nichel come il mais e l’avena, mentre sono di solito considerati liberi il miglio, il grano saraceno, il frumento e il riso che ne contengono anch’essi, ma in misura molto inferiore.

Per questi ultimi cereali, dunque, come regola generale va considerato che la presenza di nichel nel chicco (cereale o estruso) è trascurabile, mentre la macinazione della farina porta invece una presenza variabile e spesso elevata di residui di nichel (dovuti alla macinazione).

La scelta in questo senso dipende quindi dalla particolare sensibilità individuale. Noi tendiamo a considerare l’organismo abbastanza resistente, e se in seguito persistesse al sintomatologia scegliamo un approccio un poco più rigido.

La scelta terapeutica passa prima di tutto attraverso la diagnosi dell’infiammazione da cibo e attraverso lo studio di eventuali altre contemporanee reattività alimentari.

Uno studio pubblicato sull’International Journal of Immunopathology and Pharmacology ha definito che nei soggetti con SNAS, ben il 74% presentava una intolleranza al lattosio concomitante, a fronte del solo 6% nei soggetti di controllo (Cazzato IA et al, Int J Immunopathol Pharmacol. 2011 Apr-Jun;24(2):535-7).

È chiaro quindi che il primo approccio è quello di valutare il profilo alimentare personale, effettuando un test per la misurazione della infiammazione da cibo, attraverso i cui risultati si può programmare uno schema alimentare personalizzato e completo che guidi ogni soggetto verso il recupero della tolleranza immunologica: verso il Nichel come verso gli altri Grandi Gruppi Alimentari.

Per permettere il recupero della tolleranza è necessario impostare una dieta di rotazione settimanale, con giorni in cui evitare gli alimenti appartenenti ai grandi gruppi a cui si è risultati positivi e dei giorni in cui reinserire, magari in piccole quantità, gli alimenti tolti nei giorni di dieta, ricalcando in tutto e per tutto lo svezzamento infantile.

Questo approccio permette di ridurre l’infiammazione e in più di recuperare la tolleranza, per arrivare a poter toccare di nuovo oggetti prima “da evitare”, fare una tinta per capelli senza paura, e mangiare serenamente anche pomodori, cioccolato o lenticchie.

Le motivazioni scientifiche che motivano la scelta di questo percorso sono ben fondate ed è utile conoscerle, sapendo che nel nostro centro di Milano (SMA, Servizi Medici Associati) le persone che presentano sensibilità o intolleranza al nichel da anni vengono seguite e trattate con successo attraverso l’utilizzo di uno specifico percorso terapeutico.

Gli articoli sui quali è possibile cominciare ad approfondire il tema sono molti:

Rispetto al fumo invece, quando gli si dice che le sigarette gli fanno inalare direttamente Nichel nei polmoni, il paziente allergico sembra cadere dalle nuvole. Nessuno sembra averglielo mai detto.

Talvolta dopo anni di frequentazione di dermatologi e di centri specializzati, capita purtroppo di scoprire che nessuno ha spiegato a chi soffre di dermatite o di eczema da nichel che il fumo è una delle cause principali del contatto con quella sostanza.

E non è certo solo un problema di contatto. Se la vicinanza tra il nichel del fumo, bocca e occhi è assolutamente evidente, si deve considerare che il fumo di tabacco porta il nichel anche nella profondità dei polmoni (dove il suo accumulo diventa concausa di malattia degenerativa) e soprattutto lo fa immediatamente entrare nel sangue, per cui la concentrazione del nichel nell’organismo cresce in modo molto evidente. Anche questo nichel inalato con il fumo contribuisce all’aumento della infiammazione da cibo.

Per fortuna l’organismo è in grado di adattarsi e di sviluppare tolleranza nei confronti di qualsiasi cosa, e come già segnalato, l’uso di vaccini a bassa dose consente di ottenere degli effetti importanti per il controllo della sintomatologia allergica e per la guarigione, come ormai è stato dimostrato in numerosi lavori scientifici.

Cercando di cogliere il meglio di ogni cosa, si può dire che conoscere questo problema potrebbe aiutare la gente a trovare motivazioni per smettere di fumare, ottenendo in questo modo anche un numero notevole di altri vantaggi.

Il fatto che il fumo di sigaro e di sigaretta contengano nichel in misura abbondante deriva dalla facile produzione di nichel-carbonile che si sviluppa spontaneamente dalla combustione delle foglie a soli 43° C e che quindi viene successivamente inalato o passato nel sangue anche attraverso il semplice contatto con la mucosa orale nelle persone che non respirano direttamente il fumo.