Sazi con poco se il piatto è pieno

13 Settembre 2006
Sazi con poco se il piatto è pieno

C’è chi ha la sensazione di non potersi sfamare se non riempie la fondina di spaghetti fino all’orlo. E c’è l’inappetente che si sente sazio già a metà del piatto. Ebbene, non è forse necessario per nessuno dei due cambiare le proprie abitudini allo scopo di riuscire a seguire un programma dietetico o almeno alcune elementari regole per controllare il proprio peso.

Possono continuare benissimo come prima (l’uno a divorare fondine piene e l’altro a lasciare a metà le sue porzioni) e ottenere ugualmente qualche risulato positivo: rispettivamente qualche chilo in meno (per chi ne ha in abbondanza) o qualche chilo in più (per chi è sottopeso).

Strano? Mica poi tanto, e nemmeno tanto nuovo, se solo ci si rammenta dell’antico proverbio: l’occhio vuole la sua parte. E in questo caso la parte dell’occhio sarà esattamente quella che verrà a mancare allo stomaco dell’insaziabile o ad abbondare in quello dell’inappetente.

Si tratta di scegliere con avveduta astuzia i recipienti, così da trarre in inganno l’occhio e, attraverso l’occhio, la contorta ma sempre ingenua psicologia. Il principio è semplicissimo: l’occhio è portato a considerare “molto” il cibo che riempie fino all’orlo un piatto piccolo e “poco” quello che lascia vuoto a metà un piatto grande. Non è una novità, ma adesso c’è il conforto di sapere questo principio semplicissimo provato dalla scienza.

In un recente studio statunitense pubblicato in the American Journal of Preventive Medicine, (Am J Prev Med. 2006 Sep;31(3):240-3) si è constatato proprio quanto siano importanti le dimensioni dei contenitori in cui mettiamo i nostri cibi per controllare le dosi che ingeriamo.

La ricerca è stata effettuata da un’equipe di 85 esperti di nutrizione che hanno festeggiato una ricorrenza particolare gustando tutti insieme un bel gelato. Ai presenti è stata lasciata la libertà di servirsi da soli, consegnando a ciascuno una ciotola e un cucchiaio, entrambi scelti a caso da due gruppi di oggetti, gli uni di dimensioni più grandi degli altri. Si è così potuto valutare quanto si dosava ciascuno dei commensali, pesando l’alimento prima del consumo.

Ebbene, coloro che avevano usato le ciotole grandi avevano consumato il 31% in più di gelato, mentre un cucchiaio più grande era responsabile del 14,5% in più . Di conseguenza, quelli che avevano mangiato il gelato con grosse ciotole e grossi cucchiai avevano mangiato alla fine più del doppio del gruppo “ciotola piccola, cucchiaio piccolo”. Studi effettuati in precedenza sulle bevande avevano dato risultati consimili.

Ferma restando naturalmente la necessaria attenzione alla qualità dei cibi, possiamo dire che la dieta alimentare comincia, ancor prima dei fornelli, dalla credenza o dal buffet: piatti e posate di piccole dimensioni per chi deve perdere peso, di grandi dimensioni per chi deve acquistarne. E l’occhio è servito.