SARS: dall’OMS il primo allarme mondiale da 10 anni. Nessun farmaco, ma tante possibili difese

16 Marzo 2003
SARS: dall'OMS il primo allarme mondiale da 10 anni. Nessun farmaco, ma tante possibili difese

Ancora incertezze sul virus che provoca questa nuova sindrome detta SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome, ovvero sindrome respiratoria acuta grave o polmonite atipica): dapprima gli scienziati hanno ritenuto si trattasse di un paramixovirus simile a quello di certe sindromi influenzali e del morbillo, poi di un coronavirus, la cui presenza, però, secondo alcuni studiosi, sarebbe verificata solo in un 50% dei malati esaminati. Resta il fatto che al momento non risponde né ad antibiotici né ad antivirali.

La scienza ufficiale non sa ancora come controllare questa preoccupante e importante epidemia che sembra nata in Oriente (Hong Kong, Saigon, Cina, Singapore, ma già presente anche in Canada e Australia) e che si presenta come una forma influenzale molto grave. Ma già parla di mettere a punto un vaccino.

La sindrome parte con un improvviso ed elevato rialzo di temperatura oltre i 38°C, 4-5 giorni dopo il contagio, accompagnato da sintomi simil-influenzali, e soprattutto gravi problemi respiratori, fiato corto e tosse molto secca.

Antibiotici ed antivirali non servono a nulla. Sono facili le ricadute, e può essere necessaria una terapia di sostegno rianimativa respiratoria.

Nonostante i sospetti, è chiarito che non dipende da fatti terroristici, come sembrerebbe certo che non c’entri con l’influenza dei polli. Il contagio avviene come per le comuni malattie infettive invernali attraverso le goccioline di saliva emesse dalle persone affette. 

In coloro che ne sono guariti (per fortuna la maggior parte dei contagiati), la ripresa è sicuramente difficile.

A una prima lettura di questi eventi non sembrano esistere strumenti esterni di difesa e potrebbe sembrare di essere in balia dell’infezione. Non è vero: nello stesso modo in cui ormai sappiamo che l’influenza o la mononucleosi colpiscono soprattutto persone che vivono e mangiano in modo da poterne essere colpiti, possiamo difenderci con le potenti armi che abbiamo a disposizione sul piano preventivo, con un buon livello di selenio nell’organismo e con un sistema immunitario in ordine.

Come difenderci

Ben vengano gli studi e le precisazioni: forse presto sapremo anche quali sono le indicazioni ufficiali per combattere il virus, ma fino al momento in cui non conosceremo di più, già le armi a disposizione sono in realtà armi molto affilate.

L’equilibrio immunologico dell’organismo parte dalla nutrizione, dall’apporto di minerali adeguati e dal controllo di particolari caratteristiche tipiche della singola sindrome.

Nel corso di questa sindrome infettiva ad esempio si sa che esiste un discreto calo di globuli bianchi e di piastrine, ed esiste una maggiore facilità alla coagulazione del sangue in modo anomalo. Così può essere utile (o necessario, a seconda dei punti di vista) integrare l’alimentazione con un buon dosaggio di grassi Omega 3 e un’integrazione con Melaleuca e con sostanze ricche di acido acetilsalicilico naturale (molti frutti e verdure e parecchi altri alimenti, per esempio uva passa, miele, ribes, lamponi, datteri secchi, mandorle, albicocche, arance, ananas, indivia, uva, fragole…).

Non si tratta di palliativi, ma degli strumenti che consentono ai primi “sani veri” che incontrano la malattia, di difendersene in modo adeguato. Per ora la malattia colpisce in modo epidemico, ma “strano”, come se colpisse i “deboli” all’interno di una popolazione. Rafforzarsi è un diritto e una possibile sicurezza.

Considerazioni critiche

Vorremmo spendere due parole critiche sul tipo di allarme che si è generato.

Lo spavento nasce dal fatto che la causa “microscopica” dell’infezione non appare nota, le autorità scientifiche hanno difficoltà a riconoscere l’agente patogeno. Un mondo medico abituato a “sparare sul colpevole” anziché aiutare la risposta immunologica delle persone, non può che essere spaventato e proporre paure e angosce che contribuiranno a ridurre l’efficacia dello stesso sistema immunitario.

Nel corso dei prossimi anni, grazie all’inquinamento, all’uso indiscriminato di antibiotici o alla carenza di minerali (si sta scoprendo ad esempio che una carenza di rame sembra essere concausa della crescita dei prioni di Mucca pazza), ci dovremo confrontare con nuovi virus, nuovi batteri, vecchi miceti e muffe e agenti nuovi sconosciuti.

Non è sparando cannonate sull’elemento responsabile che troveremo una soluzione.

Un’ecologia dell’ambiente interno dell’organismo ci consentirà di difenderci, e sarà un’ecologia dell’ambiente esterno a consentirci di prevenire questi drammi.