Non solo farmaci per la malattia da reflusso gastroesofageo: un’alimentazione personalizzata allevia i sintomi e favorisce la guarigione 

20 Marzo 2024
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Ne soffrirebbe circa un terzo della popolazione mondiale, secondo stime recenti.

Ci riferiamo alle conseguenze del reflusso gastroesofageo, un fenomeno del tutto fisiologico quando è circoscritto, ma che assume connotazione di patologia – la malattia da reflusso gastroesofageo o MRGE, appunto – se gli episodi di risalita del contenuto acido gastrico in esofago si ripetono con eccessiva frequenza e, per tale ragione, provocano sintomi. 

Le manifestazioni più comuni della malattia da reflusso sono la pirosi retrosternale (il “senso di bruciore” al centro del petto) e la presenza di rigurgito (acido e non) a livello della bocca.

Sintomi meno specifici, ma comuni, possono essere il dolore toracico e la difficoltà a deglutire cibi solidi e/o liquidi. 

Esistono anche sintomi definiti “extraesofagei” (ovvero che non interessano direttamente l’esofago), quali tosse cronica, l’erosione dentale, l’asma e la laringite.

Una delle terapie elettive per il reflusso è rappresentata dagli inibitori di pompa protonica (IPP), molecole dall’azione gastroprotettiva quali omeprazolo, pantoprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo.

Si tratta di una delle categorie di medicinali più prescritte in assoluto, che agiscono bloccando la produzione di acido cloridrico nello stomaco.

La soppressione della produzione di succhi gastrici non è però priva di conseguenze: la letteratura clinica riporta numerosi effetti indesiderati dell’uso prolungato degli inibitori di pompa protonica, che infatti le linee guida recenti invitano a prescrivere per il periodo più breve possibile. 

Diversi studi osservazionali suggeriscono che l’uso di protettori gastrici si associa a un maggior rischio di infezioni dell’apparato gastrointestinale, di malassorbimento, di carenza di vitamina B12, di allergie alimentari anche gravi e di demenza. 

Il primo approccio terapeutico dovrebbe essere quello di modifiche delle abitudini alimentari e stile di vita

È importante ricercare e gestire specifiche sensibilità individuali nei confronti di determinati gruppi di alimenti, dalla cui riduzione ma non esclusione nella dieta molte persone che soffrono di MRGE ne traggono beneficio. 

Nello studio SMA in cui lavoro, l’identificazione dei livelli di infiammazione e la definizione del profilo alimentare di ciascuno attraverso specifici programmi terapeutici consente di impostare una dieta personalizzata che riduce lo stato di infiammazione da cibo e migliora notevolmente le sintomatologie da reflusso. 

Nella maggior parte dei casi, una volta identificati i cibi che producono infiammazione, cerchiamo di regolarizzare l’uso dei farmaci fino a poterli sostituire del tutto con il cambio di stile alimentare. 

A seguire alcune piccole e semplici accortezze riguardanti lo stile di vita per alleviare i sintomi da reflusso:

  • mangiare senza fretta masticando lentamente i cibi; il modo più semplice per ricordarsi di masticare è appoggiare la posata tra un boccone e l’altro o utilizzare la mano non dominante;
  • distribuire correttamente i pasti durante la giornata, partendo da una prima colazione abbondante che rappresenti a tutti gli effetti il pasto principale della giornata per poi arrivare a cena con poco appetito mangiando meno;
  • limitare cibi grassi, oli cotti, caffè, alcool, cibi molto piccanti, bevande gassate, menta e cibi molto acidi;
  • ridurre il fumo;
  • praticare un’attività fisica costante.