Quando l’infiammazione è generale

10 Aprile 2003
Quando l'infiammazione è generale

Forse avrò un po’ di infiammazione. Nel gergo popolare, l’infiammazione evoca uno stato impreciso di malessere.

Potrebbe trattarsi quasi di qualunque cosa: intossicazioni, ovariti, annessiti, colite, parassitosi intestinali, vaginite, candidosi, emorroidi, intolleranze alimentari, pancia gonfia, indigestione, varicocele o altro, ma l’unica percezione chiara è che, tra il torace e le gambe qualcosa non va, e procura una sensazione mista di ingrossamento, irritazione e fastidio.

Se viene messo in grado di farlo, l’organismo è in grado di autodifendersi e questo tipo di situazione viene in genere affrontato efficacemente con le cure naturali descritte di seguito.

Una certa cautela è comunque necessaria e se le sensazioni “di infiammazione” si accentuano molto e/o si focalizzino in un punto specifico il medico va subito consultato per una diagnosi precisa.

Nella maggior parte dei casi basta un minimo aiuto per riportare alla norma la “pancia”.

Diversi studi negli ultimi anni hanno individuato uno stretto rapporto tra i meccanismi infiammatori e la genesi di diverse malattie.

Il disturbo sull’organismo rappresentato dalla presenza di un’infiammazione persistente, anche di minima entità, può creare infatti la condizione per lo sviluppo di alcune patologie e soprattutto può contribuire al loro mantenimento, o interferire pesantemente con la loro guarigione.

Alcune malattie dipendono dal ‘consumo di sistema immunitario’ che può essere provocato, per esempio, dall’esistenza di un’ipersensibilità alimentare o dall’esposizione anche lieve, ma continuativa, a metalli pesanti.

Costantemente impegnato su altri fronti, come ad esempio quello intestinale, il sistema difensivo perde la capacità di reagire correttamente nei settori in cui è richiesta la sua azione.

Questa riduzione della capacità di difesa apre la strada a una serie di affezioni quali infezioni ricorrenti, acne, vaginiti croniche, micosi, malattie respiratorie ricorrenti e cistiti recidivanti.

Un caposcuola della pediatria italiana come Burgio, parlava di ‘patologia da consumo’ per le infezioni recidivanti della gola e dei bronchi dei bambini: non di rado un bambino soggetto a frequenti affezioni respiratorie, con manifestazioni infiammatorie e catarrali è un bambino con una intolleranza alimentare.

Il suo sistema immunitario è impegnato ‘sul fronte’ del cibo e non riesce ad occuparsi pienamente di altri ‘attacchi’ alle mucose, alla faringe alle tonsille, ai polmoni e così via.

Altri tipi di malattia derivano dal persistente stato infiammatorio dovuto alle reazioni immunitarie; le reazioni infiammatorie locali, sul sistema digestivo, possono infatti determinare colite, coliche del lattante, meteorismo, indigestione, difficoltà di assorbimento di minerali e altri nutrienti, aria addominale, gastriti, duodeniti o contribuire allo sviluppo di patologie infiammatorie croniche come il morbo di Crohn o la rettocolite ulcerosa.

Le reazioni generali invece, con infiammazione diffusa anche ad organi distanti dall’intestino, potranno contribuire a provocare fibromialgie, dolori muscolari, artrite, dermatosi seborroica, psoriasi, epatopatie croniche, malattie demielinizzanti neurologiche, cefalea o emicrania, acne, poliposi nasale e disturbi del ritmo cardiaco (soprattutto tachicardie e extrasistolia).

È ormai accertato che l’interferenza sul sistema immunitario può contribuire alla nascita di molte malattie autoimmuni o reumatologiche; si tratta di artrite reumatoide, crioglobulinemia, morbo di Crohn, colite ulcerativa, LES e alcuni casi di diabete e sindrome di Cushing.

Le sostanze infiammatorie prodotte dalle reazioni di ipersensibilità possono poi determinare una serie di disturbi apparentemente strani, ma in realtà molto profondamente connessi con questo tipo di reazione immunologica: parliamo di molti disturbi del comportamento del bambino (enuresi, ipersonnia, insonnia, iperattività, difficoltà di apprendimento e tanti altri) ma anche di manifestazioni epilettiche con aura, e di stanchezza cronica.

Anche la composizione della dieta (per esempio la percentuale di proteine rispetto ai carboidrati) può influire sulla presenza di sostanze infiammatorie.

L’eccesso di carboidrati, per esempio, fa aumentare il livello di insulina dell’organismo, favorendo lo sviluppo di reazioni a catena che possono favorire la comparsa di infiammazione e quindi di certe malattie.

Il livello di soglia è l’elemento discriminante tra il fatto che una reazione avvenga o non avvenga. Quando la somma dei fattori infiammatori indotti dalle reazioni di ipersensibilità o preesistenti nell’organismo supera quel livello, il sintomo patologico compare in modo netto e deciso.

Al di sotto di quel livello invece l’organismo tollera il livello di infiammazione e non compaiono sintomi specifici.
In presenza di un qualsiasi disturbo con componente infiammatoria cronica di cui non si riesca a comprendere l’origine, non è fuori luogo pensare a (e verificare l’eventualità di) una ipersensibilità alimentare nascosta, di un’alterazione dell’equilibrio alimentare o di un disturbo di tipo tossico.

Per la frequenza con cui questi fattori tendono a presentarsi nelle forme infiammatorie, vale sicuramente la pena di formarsi un quadro più accurato della situazione generale mediante un test per le ipersensibilità alimentari e un esame mineralografico del capello (Mineralogramma).

Individuare un problema di questo tipo equivale in molti casi – una volta identificati i cibi verso cui esiste ipersensibilità o gli squilibri nutrizionali esistenti – alla possibilità di guarire (o di contribuire a migliorare) disturbi anche gravi grazie a una semplice dieta.

Rita Levi Montalcini ha precisato negli ultimi anni, che proprio quel Nerve Growth Factor (NGF) per il quale nel 1986 ha ottenuto il premio Nobel per la Medicina, determina nell’organismo, quando è emesso, un enorme aumento delle cellule “infiammanti” (ovvero i mastociti).

L’infiammazione e l’allergia possono quindi crescere in modo violento in parallelo con la produzione di questa sostanza, che l’organismo produce in tutte le condizioni percepite come un pericolo per la propria sfera vitale.

Questo non significa che si produce NGF prima di annegare (pericolo di vita) ma anche in tutte quelle condizioni in cui l’organismo (inteso come sistema complesso corpo-mente-emozioni) si sente minacciato in qualche suo punto di riferimento stabile (lutti, bocciature, incidenti, traslochi, depressioni, insoddisfazioni, inquinamento).

Purtroppo si tratta di condizioni molto frequenti, di cui occorre tenere conto nella gestione dei fenomeni infiammatori.

Un trattamento integrato deve tenere in considerazione molte diverse possibilità, in modo da agire sul livello di soglia.

Tra le altre, vale la pena di ricordare che la disponibilità di alcuni oligoelementi (in particolare Zinco, Rame e Litio) determina un innalzamento di questo livello, ma che in modo analogo agiscono molti comportamenti e terapie di riequilibrio psicoemotivo.

In alcune situazioni anche una semplice vacanza può contribuire a innalzare il livello di rottura, tanto che capita di sperimentare un inusuale periodo di assenza di sintomi nei periodi di riposo dal lavoro o di allontanamento dalle fonti di maggiore stress.

In definitiva, non sempre è possibile eliminare del tutto un fenomeno infiammatorio cronico, ma è determinante sapere che è possibile influenzarlo, modularlo, modificarlo e ridurlo. Si può cioè cercare di trovare una soluzione riattivando la grande capacità di adattamento che è propria di ogni essere vivente.

Un fenomeno infiammatorio cronico va quindi valutato considerando almeno tre possibilità di modulazione:

Gli strumenti per aiutare l’organismo a riequilibrarsi sono sicuramente molteplici, l’importante è tenere sempre ben presente che, se è vero che molte situazioni dichiarate intrattabili possono essere aiutate attraverso strumenti ‘dolci’ e sensati di terapia, è altrettanto vero che esistono anche situazioni infiammatorie e allergiche di difficilissima gestione, in cui si combinano allergie, intolleranze, fenomeni psichici profondi, e resistenze al cambiamento delle abitudini e dei comportamenti.

In quel caso l’utilizzo dei farmaci classici diventa obbligatorio, e talora, purtroppo, conoscendo i limiti degli stessi, anche questi non riescono a risolvere il problema della guarigione.

Insomma, nessuno tra medici e pazienti è onnipotente, e riconoscerlo ogni tanto fa bene. Questo tuttavia non impedisce di mettere in gioco tutte le risorse disponibili per arrivare alla guarigione, alla cura, o anche al solo controllo sintomatologico delle persone malate.

Qualche giorno di disintossicazione è sempre opportuno. In più, per un periodo di 15-20 giorni si può bere una tazza di decotto di Malva (20 grammi per litro d’acqua per 10 minuti di decozione) la mattina e una tazza di infuso di foglie di Mirtillo (2 prese per una tazza d’acqua per 10 minuti) la sera.

A queste tisane, associate per 10-15 giorni l’assunzione di un rimedio fitoterapico scelto tra i due seguenti: Ribes nigrum 1D (40 gocce per due volte al giorno) quando avete la sensazione che l’organismo sia irritato; Arctium lappa TM (25 gocce per due o tre volte al giorno) la sensazione è che l’organismo sia intossicato.

Quando cambia la fase lunare, inoltre, prendete una dose unica di Oxiurus vermicularis 200 CH.