Anoressia: metà dei casi resta nascosta

20 Agosto 2007
Anoressia: metà dei casi resta nascosta

Secondo uno studio condotto in Finlandia da ricercatori dell’Università di Helsinki e della Columbia University di New York, e pubblicato sull’ultimo numero dell’American Journal of Psychiatry, la percentuale di donne che soffrono, nel corso della loro adolescenza e prima giovinezza, di anoressia nervosa sarebbe circa il doppio di quanto risulta dalle statistiche ufficiali (A Keski-Rahkonen et al, Am J Psychiatry 2007 August, 164(8):1259-1265).

Ciò è dovuto naturalmente al fatto che molte pazienti tengono segreta la loro malattia, evitando di parlarne in famiglia e sottraendosi quindi agli interventi del sistema sanitario e alle relative terapie.

Lo studio è stato realizzato sottoponendo un questionario telefonico a una popolazione di oltre 3.000 donne finlandesi, dell’età attuale di circa 30 anni (nate tra il 1975 e il 1979).

Si è potuto così appurare che ben il 2,2% della popolazione femminile ha sofferto di anoressia, in forma grave, negli anni dell’adolescenza e della prima giovinezza, mentre sale addirittura al 5% la percentuale di coloro che hanno accusato prima o poi alcuni dei sintomi più significativi (digiuno autoimposto, pensieri ossessivi sulla “linea” e sul peso corporeo).

Questo grave disturbo psicologico emerge in genere negli anni cruciali dell’adolescenza (tra i 15 e i 19 anni), anche se la fascia di età interessata è considerevolmente più ampia (10-25 anni).

La guarigione completa è molto lenta (circa 10 anni) ma è comunque ottenuta, entro i 30 anni d’età, dal 70% delle pazienti. Questo dato non mostra alcuna significativa differenza tra i casi “noti” e quelli “nascosti”. Le probabilità di guarire sarebbero dunque le stesse per chi approda a qualche forma di cura psichiatrica e per chi soffre di anoressia in segreto.

Un dato, questo, che solleva qualche dubbio sull’efficacia degli attuali protocolli terapeutici standardizzati. In realtà la vera terapia nasce sempre da un percorso individuale e dalla possibile relazione con un terapeuta, a sua volta espressione di un desiderio di guarigione che rappresenta la base di ogni vera guarigione.