Nuovi paradigmi del giornalismo

28 Novembre 2011
Nuovi paradigmi del giornalismo

La strada verso un nuovo paradigma di pensiero – tema del convegno in programma a Milano il prossimo 2 dicembre – passa inevitabilmente dai luoghi del giornalismo, settore immerso in una vera e propria rivoluzione. Ne abbiamo parlato con Cipriana Dall’Orto, condirettore di Donna Moderna (nella foto, a sinistra accanto a Daniela Cerrato, responsabile di Donnamoderna.com).
“Per sua natura il giornalismo rincorre e anticipa i cambi di paradigma nel mondo della comunicazione – spiega -. Al momento questa professione deve misurarsi con un fermento, nel sistema dei linguaggi, accelerato da internet e dai social network”.

Qual è la differenza rispetto al passato?
Prima il rapporto tra giornalista e lettore era unidirezionale, dove il primo era una specie di sacerdote che, raccontandoti un fatto, ti diceva un po’ anche come pensare. Adesso quel rapporto è radicalmente cambiato e si basa su un confronto. Credo che l’esempio delle recensioni spieghi bene il cambiamento. Fino a qualche anno fa, la recensione veniva scritta e comunicata al lettore; adesso, rete e social network alimentano un passaparola che prescinde dall’autorevolezza del recensore. Agli utenti, infatti, interessa in primis ciò che pensano altri utenti. Questo non significa la morte del giornalismo; al contrario, io credo si tratti di una rinascita.

Non si corre il rischio di inseguire il gusto degli utenti, mettendo in secondo piano argomenti o temi che non incontrano il consenso diffuso?
Se il giornalista aumenta il proprio senso di responsabilità e l’attenzione a colui al quale si rivolge, direi di no. Il punto è semplice: nel giornalismo si era via via affermata la tendenza a scrivere per se stessi, indulgendo in forme di narcisismo e di autoreferenzialità. Certo, non per tutti era così; ma per moltissimi, sì. Ora il confronto con l’utente ti obbliga ad avere maggior competenza che in passato, a scrivere e informare sapendo di essere inattaccabile. La rete dà molta più visibilità rispetto al passato ad esperti, magari sconosciuti, che dimostrano di saperne più di chi scrive sui giornali. Se non pensi a questo e se non ti proteggi con una preparazione adeguata, rischi di essere sopraffatto dalla rete.

E’ solo la preparazione a fornire uno scudo al giornalista?
No. Il cambio di paradigma si attua anche nel tipo di informazione che si fa. A mio parere deve essere sempre più di servizio e, come lasciavo intuire, sempre meno esercizio di bravura narcisistica del professionista. Come direttore di Donna Moderna, mi permetto di rivendicare un primato di cui sono orgogliosa: aver fatto del giornale il primo femminile a parlare di moda senza modelle ma con donne vere e comuni. Certo, con un occhio obbligatorio a piacevolezza e personalità, ma senza l’artificio della modella, che per me è ormai una finzione di vecchio tipo. Abbiamo voluto lanciare un segnale di verità, e l’esigenza di una maggior verità è quel che vediamo emergere dalla comunicazione sui social network, in particolare da parte delle donne.

Perché proprio le donne?
Perché sono in generale più esigenti, essendo anzitutto loro a occuparsi del benessere dei propri cari. Solo le donne che pensano alla salute, all’alimentazione per i propri cari; sono loro che fanno i relativi acquisti e che si orientano tenendo la barra su categorie come la sostenibilità ambientale; sono loro a chiedersi, in ultima analisi, se ciò che acquistano vale il suo costo. E in un momento critico come l’attuale, vogliono verità anche perché spinte da un’etica dell’uso del denaro.

Il cambio di paradigma ha come protagonista la tecnologia digitale. Ciò significa che i giornali di carta spariranno? 
La carta non morirà. Anzi, aiuterà sempre più a navigare nel mare magnum delle informazioni proposte dalla rete. Come dicevo prima, non cadremo sotto la dittatura del passaparola proprio perché il giornale ci aiuterà a capire e a selezionare la notizia di peso da quella che ne è priva. Il giornalista ha il privilegio dello scouting e arriva, forte dei mezzi e delle competenze, laddove l’utente “normale” non può arrivare. Non possiamo ignorare le opinioni di massa, che la rete ci consegna con prepotenza, ma possiamo studiarle e prendere posizioni, per evitare che prevalga la facile opinione dell’utente qualunque.