Mononucleosi: approfondiamo di nuovo un argomento che preoccupa tanto i nostri lettori

11 Ottobre 2007
Mononucleosi: approfondiamo di nuovo un argomento che preoccupa tanto i nostri lettori

Ho alcune domande concernenti la mononucleosi.
I segni e i sintomi dell’infezione compaiono in genere tra le 4-7 settimane dopo il contagio. E’ possibile trasmettere il virus a qualcuno anche durante il periodo in cui si è stati contagiati ma ne si è inconsapevoli?
Inefficienza del sistema immunitario, stress, depressione possono riattivare il virus? Anche un raffreddore (il quale se non sbaglio causa inefficienza del sistema immunitario) può essere un rischio?  
Un mio amico non beve mai da bottiglie di altre persone e non offre mai la sua, in generale evita il contatto con saliva di altre persone. Lui ha già avuto la mononucleosi, il virus si trova nel suo corpo in stato di latenza. Ma lui cosa rischia se passa la bottiglia sua a qualcun altro? Che lo si ricontagi?  
Grazie mille per le risposte ai miei quesiti.

Gentilissima Lettrice,

il tema della mononucleosi è molto caro ai nostri lettori e nelle pagine dedicate a questo argomento può trovare tutte le informazioni sul trattamento naturale di questa forma virale.

Se si dovesse fare uno screening generale della popolazione al fine di identificare chi è entrato in contatto con il virus della mononucleosi scopriremo che la maggior parte delle persone sopra i 30 anni di età ha anticorpi contro questo virus, quindi ha incontrato il virus e se ne è difeso, anche se solo una piccola percentuale di questi ha manifestato in maniera conclamata i sintomi classici di questa malattia.

In un organismo sano e forte l’infezione può passare quasi del tutto inosservata, scambiata magari per una semplice influenza. Se da un lato questo è un dato rassicurante è importante prendere in considerazione questa malattia quando si è di fronte a una ingiustificata stanchezza accompagnata magari da un adenopatia (ghiandole gonfie) diffusa, mal di gola e febbre persistente.

Anche se non del tutto confermato si ritiene che non sia possibile trasmettere il virus della mononucleosi se non al massimo uno o due giorni prima che i sintomi facciano il loro esordio. Ricordiamo che la mononucleosi ha un tempo di incubazione molto lungo che si aggira intorna alle 4-6 settimane.

Ci permettiamo una piccola digressione: se è vero che qualche giorno prima della comparsa dei sintomi il malato può disperdere nell’ambiente i virus della mononucleosi e altrettanto vero che per infettare un nuovo organismo è necessaria una carica virale adeguata senza contare che l’altro soggetto deve essere ricettivo per questa infezione: il semplice contatto con il virus della mononucleosi permette di sviluppare una buona risposta immunitaria che conferisce poi un alto grado di resistenza.

Per quanto riguarda la riattivazione del virus non basta un semplice raffreddore per indebolire a tal punto le difese del nostro organismo da permettere la ricomparsa della mononucleosi. Un discorso diverso va invece fatto per la depressione che può spesso essere causa di inefficenza del sistema immunitari tanto da portare alla ricomparsa del virus in questione.

In molte pagine del nostro sito sono stati trattati tutti i diversi modi per mantenere un sistema immunitario attivo ed efficace. Questi vanno da una sana ed equilibrata alimentazione fino a una costante attività fisica aerobica passando per un buon equilibrio psicoemotivo.

Mangiare un pezzo di frutta o verdura non cotta e non condita prima di ogni pasto è forse il metodo più semplice per mantenere in equilibrio il nostro sistema immunitario. Nella nostra pratica clinica siamo soliti riassumere questi concetti sotto il motto di “Crudo, vivo e colorato“.

Infine molto probabilmete il suo amico ha altri motivi di igene generale per rifiutarsi di bere dalla bottiglia di un’altra persona: un nuovo contagio è assolutamente improbabile (vista la buona resistenza che induce il virus sul sistema immunitario). Quando una persona presenta per la seconda volta la mononucleosi la causa va ricercata quasi sempre in un deficit interinseco al sistema immunitario che ha permesso la riattivazione del virus.