L’influenza di Google e l’influenza europea

14 Gennaio 2013
L'influenza di Google e l'influenza europea

La capacità di Google di leggere delle tendenze e di analizzare la ricerca di informazioni è elevatissima. Al punto tale che la lettura delle ricerche effettuate da ogni persona e delle indagini spontanee relative alla sindrome influenzale consentono di stimare la diffusione della malattia nella regione di pertinenza. Addirittura si pensa che la analisi delle ricerche su temi influenzali effettuate dai soggetti malati consentano estrapolazioni molto più rapide delle rilevazioni ospedaliere e che potrebbero così anticipare una lettura di dati epidemiologici utili per la prevenzione. 

In realtà la lettura dei dati elaborati da Google negli USA grazie ad un apposito strumento di rilevazione, appaiono molto particolari rispetto ai dati che si possono riconoscere in Europa, ad esempio in Francia oppure in Austria. Negli anni scorsi le curve di diffusione dei differenti virus influenzali erano pressoché sovrapponibuli, mentre oggi da queste rilevazioni sembra di leggere un andamento radicalmente diverso.

È ovvio quindi che i dati che stima Google in questa settimana dell’anno darebbero per gli USA un trend di crescita esplosivo, posizionando l’influenza 2013 tra le più importanti del secolo, mentre le stesse rilevazioni in Francia o in Austria o in Germania segnalano che il picco potrebbe essere già passato, e che in accordo con le previsioni già fatte a settembre sulla base dei dati australiani, la diffusione influenzale di quest’anno dovrebbe rimanere su valori decisamente bassi di virulenza e di diffusibilità.

I dati austriaci, tedeschi o francesi (non si capisce perché manchi l’Italia nell’algoritmo di Google…) sono in linea con le rilevazioni effettuate dagli organi competenti a livello Europeo, cioè l’EISN (European Influenza Surveillance Network).

Andando a verificare l’andamento Europeo di questa ultima settimana, i dati confermano una equilibrata diffusione tra ceppi di tipo A e di tipo B con equilibrio anche tra H3N2 e H1N1 (tipo A) e ceppi Yamagata (84%) e Victoria (16%) per il tipo B. La mortalità per questa forma influenzale si dimostra bassa in accordo sulle stime già fatte a settembre.

Invece colpisce che gli USA stiano segnalando una presenza elevata di infezioni da ceppo H3N2 (sebbene presente nelle vaccinazioni da molti anni) e che stiano segnalando un numero elevatissimo di infezioni.

Ormai ho imparato a guardare con molto sospetto alle informazioni epidemiologiche sull’influenza quando portano, alla fine, a forzare, ove possibile ancora la vaccinazione. Un recentissimo articolo presentato da Repubblica sulle condizioni americane del momento pecca nell’evitare qualsiasi confronto con i dati degli anni passati e limitandosi a citare numeri assoluti di malati e di morti che dicono molto poco dal punto di vista scientifico.

L’articolo sembra solo teso a stimolare la vaccinazione, o l’uso del Tamiflu, rilevando che oltre 1/3 degli americani si è comunque vaccinato. Si tratta di una quantità di persone notevole, circa 140 milioni di persone, ma evidentemente anche la vaccinazione non è servita a granché vista la diffusione di questa infezione, per come è riportata dai giornali. I dati australiani riportati a settembre segnalavano una incidenza di infezione molto simile tra i vaccinati e i non vaccinati.

Facciamo il tifo per gli USA che in questo momento sembrerebbero coinvolti da una strana epidemia diffusiva nonostante oltre un terzo della popolazione sia stata vaccinata per questi stessi virus che girano.

La domanda che però ci poniamo, in attesa di dati un po’ più scientifici sul piano epidemiologico è se i “trend” rilevati da Google siano frutto di una sollecitazione dei media (giornali che spingono ancora la vaccinazione con notizie sensazionalistiche) e quindi di una maggior ricerca di notizie sul tema, giustamente enfatizzata da Google, oppure da una reale diffusione del virus che Google semplicemente certifica leggendo i dati di rilevazione delle ricerche sul tema.

Sappiamo che la gestione dei dati scientifici non è mai cosa semplice, e la storia ci ha insegnato che spesso questi dati sono stati alterati ad arte. Restiamo affacciati alla finestra per capire quale strada stia seguendo Google in questo momento. Indicazione di dati veri o interpolazione guidata dei dati?

Siamo scienziati e siamo curiosi. Ci piace farci delle domande, riflettere, e stare accorti fino a che le risposte non verranno trovate.