Antibiotici sempre meno efficaci: il caso salmonellosi


di Attilio Speciani
29 Dicembre 2000

Una brutta notizia dagli Stati Uniti: sono sempre più numerosi i casi di salmonellosi resistenti anche ai più efficaci antibiotici. Dobbiamo capirne le cause per trovare rimedi efficaci.

Da un lato servono norme più severe sull'uso indiscriminato di antibiotici nella produzione animale, dall'altro ognuno di noi può migliorare la propria capacità di risposta ai batteri ricorrendo a un'adeguata integrazione minerale e vitaminica e imparando ad usare rimedi omeopatici o naturali.

Sono sempre più numerosi i casi di salmonellosi assolutamente resistenti al Ceftriazone, l'antibiotico che normalmente risulta essere il più efficace per trattare questo tipo di patolgie.

La notizia, recentissima, viene dal Centro per la ricerca delle malattie di Atlanta in Georgia, che ha reso noti i dati di uno studio sui casi di salmonellosi relativi all’anno 2000.

Fortunatamente la salmonellosi non è una patologia gravissima e solo in una scarsa percentuale può risultare mortale. Ma il numero di persone che ogni anno ne soffre è molto grande, e quindi è possibile che si verifichino episodi sempre più numerosi di malattia dovuta a batteri resistenti a qualsiasi tipo di antibiotico.

Le cause di questa possibile resistenza batterica agli antibiotici sono fondamentalmente tre:

  1. l’uso indiscriminato e spesso inutile degli antibiotici per uso umano. Ogni volta che una persona prende un antibiotico per un’influenza (in cui l’uso degli antibiotici è addirittura controindicato) contribuisce infatti a selezionare batteri resistenti a quello e ad altri antibiotici, che renderanno la vita difficile alla prossima persona che infetteranno;
  2. la presenza di residui antibiotici (accettati per legge) nel latte, nelle carni e indirettamente in tutte le preparazioni alimentari che li contengono. In questo caso la resistenza può nascere in modo non apparente, ma diventare molto forte nel momento in cui si sviluppa l’infezione;
  3. il possibile consumo di cibi transgenici che utilizzano per il trasferimento delle informazioni proprio quella parte di corredo cromosomico di alcuni batteri, normalmente connessa con la resistenza agli antibiotici. E’ stato scientificamente documentato che i cibi transgenici possono rimanere a contatto nell’intestino umano con batteri “normali”, a cui però possono cedere proprio quella parte di cromosoma che provoca la resistenza antibiotica.

Le soluzioni sono diverse: sul piano sociale sarebbero da vietare gli usi indiscriminati di antibiotici nella produzione animale e dovrebbe essere ridotta al minimo e all’essenziale l’utilizzazione di antibiotici per l’uso umano.

Ognuno di noi però può individualmente migliorare la propria capacità di risposta ai batteri con una adeguata integrazione minerale e vitaminica, imparando ad usare rimedi omeopatici o naturali nei limiti del possibile in caso di malattie virali invernali.

Ricorrendo quindi all’uso di antibiotici solo se ciò è reso necessario da una complicazione batterica, come ad esempio una broncopolmonite.

Una semplice bronchite virale, anche se con febbre alta, non ha bisogno sempre di antibiotici, ma solo nel caso sia dovuta ad una sovrainfezione batterica.