Luci nuove sull’alopecia

29 Maggio 2008
Luci nuove sull'alopecia

La folta criniera del leone non è solo un simbolo di forza ed energia, ma anche un chiaro segnale di buona salute del re della foresta. Non da meno il pelo del nostro cane o del nostro gatto, tanto quanto il mantello dello stallone sono la cartella clinica del loro stato di benessere, ostentata con orgoglio e accarezzati con sempre rinnovato piacere.

Nell’uomo,  e a volte anche nella donna, situazioni ereditarie, metaboliche, nutrizionali o psicologiche possono causare un impoverimento della capigliatura – definito alopecia – che può manifestarsi in modi diversi. Dalla chiazza a moneta, completamente glabra dell’alopecia areata, all’assottigliamento del fusto dei capelli con perdita di volume e di forza (defluvium cronico), al diradamento socratico al vertice che contraddistingue l’alopecia androgenetica: tutte forme variabili di perdita di energia della nostra “testa” che come un’antenna, capta le emissioni ambientali grazie a questi prolungamenti cornei della nostra pelle che noi chiamiamo capelli.

Come Sansone perse le forze dopo il taglio dei capelli, anche l’alopecia toglie forze al paziente che si vede e si sente inferiore agli altri, colpito, inerte, di fronte a questa inaspettata sciagura.

La medicina ha approntato trattamenti farmacologici sempre più efficaci nel contrastare alcune forme di alopecia, e ritardare la forma androgenetica che, come dice il nome, è programmata già nel DNA della persona. Attenzione, però, programmata non vuol dire necessariamente espressa. Posso avere un televisore a cento canali, ma per vederli devo accenderlo e sintonizzarmi su di essi.

Così l’alopecia: una predisposizione non è una maledizione a scadenza, che si avvera la terza notte di luna piena.  Noi dermatologi lo sappiamo bene: oltre a questa “ereditarietà” servono poi fattori favorenti e scatenanti, altrimenti la TV rimane muta e spenta e la maledizione non si avvera. Alcuni di questi fattori sono già stati scoperti e dimostrati: carenze alimentari e anemia, malassorbimento, malattie organiche croniche e debilitanti, farmaci, stress e tensione emotiva, depressione ecc…

Tutti questi fattori devono essere indagati con pazienza e attenzione se si vuole aiutare chi viene colpito da questo deficit metabolico-energetico.

Test per valutare le reattività alimentari, dieta integrata volta al recupero della tolleranza, trattamenti topici e con apparecchiature, nonché valutazione dello stato emotivo, sono i tre cardini su cui verte il trattamento integrato di SMA, indicato anche su Eurosalus.

A questi tre “assi” se ne aggiunge un  quarto, per un effetto poker, l’uso della luce come rigenerante tissutale. Come già preannunciato nel precedente articolo sulla fototerapia, la luce LED ha dimostrato di saper ricaricare la batteria delle nostre cellule, l’ATP, che permette ai nostri tessuti di lavorare al meglio, come ogni apparecchiatura elettrica (il nostro corpo è anche questo) al termine della ricarica.

L’applicazione di questa tecnologia assolutamente avveniristica a diverse patologie cutanee (ulcere, psoriasi, eczemi, dermatiti) trova ora una nuova indicazione riconosciuta dall’FDA americana: l’alopecia.

La stimolazione luminosa dei bulbi piliferi, in sinergia con la veicolazione profonda di molecola attive su di essi, facilita la ripresa del ciclo mitotico del pelo, “addormentatosi” in questa fase quiescente da cui pare non volersi risvegliare, ora definita kenogen.

Non miracoli, non magia, ma alta tecnologia al servizio della dermatologia, integrata con terapie omeopatiche e supporto psicologico per aiutare in modo efficace chi non vuole “perdere la testa”.