Gli analgesici bucano l’intestino! Urgente cercare soluzioni alternative al trattamento dei dolori

1 Novembre 2005
Gli analgesici bucano l'intestino! Urgente cercare soluzioni alternative al trattamento dei dolori

Scoperta inaspettata e di fortissimo impatto per la gestione di moltissime patologie: tutti gli analgesici antinfiammatori (FANS) provocano, si sa, dei possibili danni allo stomaco, ma da poco si è scoperto che danneggiano gravemente anche tutta la restante parte dell’intestino.

Tamponando la loro azione sullo stomaco forse si smette di sentire bruciore, ma l’intestino subisce danni e lesioni importanti che possono aggravare qualsiasi patologia.

Quando si effettua una trattamento analgesico prolungato, si è ormai abituati alla somministrazione da parte del medico di prodotti che “salvaguardino” lo stomaco. Così appunto chi soffre di artrite, di malattie dolorose, o semplicemente chi sta effettuando terapie con farmaci che ledono lo stomaco sa che prodotti come esomeprazolo, cimetidina, ranitidina e simili (tra i vari prodotti commerciali corrispondenti Nexium, Esopral, Ranidil, Lansox, Tagamet e molti altri) vengono prescritti sempre per accompagnare le terapie in corso.

Per molte persone l’uso di questi farmaci diventa una costante per tutta la vita, e la prescrizione avrebbe senso se fossero davvero in grado di dare una protezione su tutta la linea.

Invece questi prodotti farmaceutici, che costituiscono uno dei baluardi di vendita delle industrie farmaceutiche nel mondo occidentale, rispetto a questo tipo di problema servono solo a impedire di sentire bruciore.

Già altrove abbiamo detto quali possono essere i danni indotti da questi prodotti nel determinare quasi automaticamente la comparsa o l’aggravamento di possibili allergie o intolleranze alimentari, ma visto che la loro azione protettiva sul bruciore e sulle eventuali lesioni è fortemente limitata allo stomaco, oggi si scopre che i FANS determinano invece gravi lesioni su tutto l’intestino e non solo sullo stomaco.

Un lavoro pubblicato nel maggio del 2005 (Maiden L. et al, Gastroenterology 2005 May;128:1172-8) e ripreso poi in luglio dal Journal Watch (Brett AS. 2005 July;25(13):102) ha descritto quello che accade in persone sottoposte ad un semplice trattamento con 75 mg di diclofenac per 2 volte al giorno, per due settimane.

A tutti i giovani volontari sani partecipanti al lavoro è stato ovviamente somministrato un protettore dello stomaco, e le lesioni intestinali sono state valutate attraverso una enteroscopia con video capsula, effettuata al momento iniziale e poi dopo 14 giorni. A questo ultimo controllo, il 68% dei soggetti aveva una o più lesioni intestinali, comprendendo tra queste rotture della mucosa (40%) pliche arrossate (35%) petecchie (33%) e sangue nel lume intestinale (8%).

Per fortuna erano soggetti sani: non osiamo pensare cosa sarebbe successo in soggetti anziani o malati. E forse, poiché la stragrande maggioranza degli utilizzatori di farmaci analgesici sono anziani che soffrono anche di altre patologie, sarebbe utile capire l’entità delle lesioni e dei danni che si potrebbero verificare nelle persone in età avanzata.

Ci si domanda: quante anemie di origine ignota potrebbero essere legate a questo sanguinamento? Quante intolleranze alimentari nascono in seguito a questi fenomeni? Quanti fenomeni di malassorbimento si verificano? Quante carenze di minerali così importanti in soggetti anziani? Quante relative forme di insufficienza del sistema immunitario si possono contare?

Nasce la necessità di ridurre l’uso dei FANS, non solo perché la storia del Vioxx ci ha profondamente segnati negli ultimi anni, ma anche perché esistono forme alternative di trattamento del dolore che possono fare leva su modi diversi di affrontare l’infiammazione.

Non è casuale ad esempio che anche in patologie come l’Artrite Reumatoide si sia potuto ottenere un ottimo vantaggio e una sostanziale riduzione dei farmaci impiegati grazie a diete rispettose della intolleranza alimentare propria di ciascun malato.

Esistono rimedi diversi per i dolori che possono essere discussi col proprio medico e spesso comportamenti sia alimentari sia vitali che possono limitare il ricorso al farmaco.

Da oggi la conoscenza di questo dato dovrà mettere sul chi vive tutti i medici e tutti gli operatori sanitari, per una gestione corretta dei possibili gravi problemi di lesione intestinale in chi viene curato.