Ipersensibilità a lieviti, nichel e latte: che fare?

di Attilio Speciani - Allergologo e Immunologo Clinico
27 Luglio 2012
Ipersensibilità a lieviti, nichel e latte: che fare?

DOMANDA

Gentilissimi, soffro di eczema e di asma fin dalla più tenera età (probabilmente per uno svezzamento molto brusco ad un mese di vita), e da oltre 30 anni (ora ne ho quasi 60) ho smesso totalmente l’uso di cortisonici, faccio una vita sana e non uso medicine. Ho tenuto sotto controllo il mio problema con l’agopuntura ma non scompare. Ho fatto il test delle intolleranze, ed è risultato che sono intollerante al nichel, agli acari, alle graminacee, al lievito di birra e al lievito chimico e ai latticini. La dottoressa che mi ha eseguito la prova mi ha detto che tranne nichel le mie intolleranze sono ben presenti ma non in massima potenza. Lei mi ha consigliato di eliminare queste sostanze per tre mesi e poi rifare le prove per poi tentare di reintrodurle.Ho letto che voi siete contrari a questa eliminazione e ciò che leggo mi pare convincente. Cosa consigliate allora?Vi ringrazio sentitamente Tiziana

RISPOSTA

Gentilissima Tiziana,
per cominciare è importante capire quali sostanze contengono lieviti, quali nichel e quali latte.

Nella nostra pratica clinica ci capita spesso di trovarci di fronte a errori banali e molto comuni nella dieta che possono anche compromettere la buona riuscita di una dieta di rotazione ben fatta.

Ecco due esempi pratici: continuare a mangiare cracker e grissini (che contengono grassi vegetali e quindi nichel) è uno degli errori più frequenti tra gli intolleranti al nichel.

Mentre chi continua a mangiare pane azzimo ed è intollerante ai lieviti sbaglia perchè non considera la fermentazione naturale delle farine cotte in forno. In questi casi, anche se le intolleranze fossero state correttamente diagnosticate, la soluzione sarebbe lontana perchè l’organismo verrebbe sistematicamente stimolato nonostante la riduzione della presenza di lievito e nichel complessivi.

Ci interessa però puntare l’attenzione sul fatto che non esistono diversi gradi di gravità per le intolleranze alimentari per i grandi gruppi di alimenti (latticini, cereali, lievito e sale, grassi vegetali idrogenati): il trattamento di ognuno di essi è indispensabile per il riequilibrio globale dell’individuo. Poichè ognuno di essi contribuisce a mantenere infiammata una persona, solo agendo su tutti contemporaneamente è possibile ridurne gli effetti dannosi.

La somma degli effetti infiammatori, anche se la reattività non è imponente, contribuisce comunque a saturare la disponibilità legata al valore di soglia individuale.

Siamo infine contrari a una dieta di eliminazione per i rischi di un possibile shock anafilattico a cui può portare uno schema dietetico di questo tipo. Anche se non sempre la reazione anafilattica interviene, la possibilità che si verifichi dovrebbe fare ragionare con molta più attenzione i numerosi colleghi che ritengono di imporre questo tipo di dieta.

Infatti la guarigione di una intolleranza avviene attraverso schemi di riassunzione alimentare che guidano la persona intollerante a effettuare una sorta di svezzamento che aiuti il suo graduale ritorno alla normalità.

Su questo può sicuramente sentire la collega, e in merito alle sue proposte operative capire se sta lavorando per il suo recupero o meno.

 

In collaborazione con il dott. Gabriele Piuri