Due parole sulla Mononucleosi

4 Dicembre 2002
Due parole sulla Mononucleosi

La mononucleosi infettiva è a molti nota come la “malattia dei baci”. La malattia, il cui unico serbatoio è l’uomo, si trasmette soprattutto con la saliva.

Inoltre, nei paesi sviluppati, come l’Italia, l’infezione colpisce tipicamente nella tarda infanzia e i giovani.

E’ una malattia molto frequente tra gli studenti delle scuole superiori e dell’università, ma possono contrarla anche i bambini e gli adulti.

L’agente resposabile della malattia è un virus, la sindrome virale acuta è caratterizzata da:

  • febbre
  • mal di gola (faringotonsillite essudativa)
  • linfoadenopatia (le cosiddette ‘ghiandole gonfie’) soprattutto alla base della nuca
  • splenomegalia (milza ingrossata) che, ovviamente, non viene avvertita soggettivamente ma dal medico che ci visita

La guarigione avviene in poche settimane, solo in alcuni rari casi può accadere di impiegare qualche mese per il recupero totale delle energie.

In questa fase può essere utile un integrazione con dei minerali che favoriscono un pronto riequilibrio idroelettrolitico.

L’incubazione è molto lunga da 4 a 6 settimane. Il periodo di contagiosità è variabile, in genere quando la sintomatologia scompare (cioè va via il mal di gola, la infoadenopatia non c’è più e non c’è febbre) né i bambini né gli adulti sono più contagiosi.

Va precisato che l’eliminazione del virus può persistere per oltre 1 anno, ma questo non significa che sia inprudente mandare i bambini a scuola anche solo 1 settimana dopo la guarigione.

Se la suscettibilità al virus è universale (chiunque può ammalarsi), va detto che l’infezione conferisce un alto grado di resistenza (ammalarsi non è facilissimo e riammalarsi è decisamente improbabile), questo è anche il motivo per il quale la malattia è poco diffusa tra gli adulti appartenenti a gruppi di popolazione di livello socioeconomico basso, che hanno facilmente acquisito l’immunità durante l’infanzia, attraverso infezioni non diagnosticate. 

Le uniche misure preventive possibili sono volte a ridurre al minimo le occasioni di contagio. E’ buona norma evitare il contatto con le persone infette, non bere mai dallo stesso bicchiere, lavarsi spesso le mani e minimizzare le occasioni di contatto (anche indiretto) con la saliva.

La terapia è solo sintomatica. I FANS (antinfiammatori non steroidei) e i cortisonici anche a bassissimo dosaggio devono essere evitati, possono essere impiegati, ma solo sotto stretto controllo medico, nelle forme ad andamento tossico o con un interessamento importante delle prime vie aeree.

Ci sembra opportuno ricordare che l’agente responsabile della malattia è un virus. E’ quindi del tutto inadeguato ricorrere agli antibiotici per curare la mononucleosi.

Il ricorso agli antibiotici, soprattutto all’amoxicillina, spesso è causa di una vera e propria esacerbazione del quadro sintomatologico, e può rendere difficoltosa la diagnosi.

Va sottolineato anche un altro aspetto, per sedare ogni possibile allarmismo. Se è vero che il virus di Epstein-Barr in alcuni casi rari e particolari, può essere responsabile anche di malattie gravi, soprattutto tumori (cancro nasofaringeo e linfomi), è altrettanto vero che oltre l’80% degli adulti lo ha incontrato durante la propria vita e non solo non ha alcun rischio addizionale di ammalare di tumore ma è anzi sicuramente protetto verso la mononucleosi.