Stress, artrite e infiammazione: i legami che non ti aspetti

20 Gennaio 2020
Stress, artrite e infiammazione: i legami che non ti aspetti

Una ricerca statunitense, pubblicata in ottobre 2019 su Arthritis Care & Research, ha consentito di misurare l’interferenza dello stress nella nascita dell’artrite reumatoide (Polinski KJ et al, Arthritis Care Res (Hoboken). 2019 Oct 10. doi: 10.1002/acr.24085. [Epub ahead of print]). 

Qualsiasi medico sa che lo stress negativo può incidere sulla evoluzione dell’artrite e delle sue forme autoimmuni come la reumatoide e la psoriasica. Mancava però una documentazione che spiegasse quanto la percezione dello stress potesse incidere anche sulla comparsa e sull’induzione di queste malattie e non solo sul loro decorso.

Per questo, gli epidemiologi e i clinici autori di questa ricerca, che provengono da diverse università statunitensi, hanno selezionato circa 500 persone che senza essere malate di artrite reumatoide erano però parenti di primo grado con persone malate di artrite reumatoide o avevano dei segnali precoci di attivazione come la presenza di anticorpi anti citrullinato, pur essendo sani. 

Poi queste persone sono state seguite e valutate tra il 2007 e il 2018, prendendo nota della comparsa della malattia artritica e contemporaneamente sono state valutate le loro scale di stress attraverso una misura validata che esprime la percezione dello stress. Inoltre è stata valutata una scala di percezione del distress, termine inglese che caratterizza lo stress negativo.

Lo stress negativo è in grado di aumentare in modo imponente il rischio di ammalarsi di artrite reumatoide nei soggetti ovviamente predisposti. Imparare a gestirlo diventa parte integrante di un processo di benessere e di prevenzione.

Per intenderci: la parola stress (che noi italiani connotiamo sempre negativamente) esprime in inglese solo il concetto di “sollecitazione emotiva”. Una vacanza bellissima, ma con molti risvegli mattutini e con numerosi trasferimenti da affrontare è sicuramente un momento di sollecitazione positiva che gli inglesi chiamano eustress. Il concetto di distress è invece connesso alla sollecitazione negativa, correlata ad eventi sgradevoli e spiacevoli o a traumi. 

Abbiamo già discusso come un trauma affettivo o emotivo possa essere l’elemento scatenante della attivazione immunologica, in soggetti predisposti, di una malattia autoimmune. In questa nuova ricerca si è definito che per ogni punto della scala di distress (cioè di stress negativo) aumentava del 10% il rischio di sviluppare artrite reumatoide o patologie correlate.

Il rilievo correlava specificamente con la parte infiammatoria dell’artrite e per questo è importante capire che oltre alla possibile sollecitazione emotiva, che sappiamo influire anche sul sistema immunitario, il fatto che questo avvenga in una persona infiammata da alimenti o da zuccheri facilita sicuramente la comparsa di sintomi articolari e di artrite.

Oggi sappiamo che Metilgliossale (una delle sostanze di glicazione che si misurano con il GlycoTest), BAFF e PAF (le citochine classicamente correlate alla infiammazione da cibo) possono attivare un processo immunologico e infiammatorio che si esprime anche con l’artrite, e l’artrite è infatti una di quelle malattie che più frequentemente affrontiamo nel nostro centro, valutando tutta la catena pro-infiammatoria che alimentazione, stress e autoimmunità possono determinare.

Parliamo quindi di un aspetto di integrazione tra elementi multifattoriali. La parte emozionale non è ovviamente la sola determinante di una attivazione di artrite reumatoide, ma ormai capiamo che è una delle componenti della sua attivazione e che attraverso un lavoro integrato si sostegno alla persona e al suo stile di vita, molte malattie, artrite compresa, potrebbero essere meglio controllate. 

Cosa si può fare? Affrontare lo stress aiuta a ritrovare una personale “centratura emotiva”. Che sia la psicoterapia, il supporto farmacologico o la meditazione personale, le tecniche e le terapie per agire ci sono e possono essere discusse e coordinate con il proprio medico di fiducia. Lo studio dell’infiammazione alimentare e da zuccheri consente di ridurre gli aspetti infiammatori della malattia e di renderla così meno “cattiva”, e il controllo del BAFF, di cui è documentata l’azione di induzione dell’artrite, consente di mettere in moto tutti quei meccanismi preventivi che aiutano a mantenere equilibrio e salute.