Digiuno breve anche per i diabetici sotto insulina

2 Ottobre 2023
Digiuno breve anche per i diabetici sotto insulina

Il digiuno breve e il digiuno intermittente sono ormai entrati a pieno titolo tra gli strumenti utilizzabili dalla comunità scientifica. È utile ricordare che questa tecnica è nata per il trattamento dell’artrite e dell’asma, cioè di forme prettamente infiammatorie e immunologiche.

Con la sua applicazione si è visto che controllando l’infiammazione si arrivava anche a controllare la resistenza insulinica e il peso, facilitando la perdita di massa grassa e il dimagrimento corretto.

Eurosalus ne ha descritto la sua utilizzazione, dopo la pubblicazione nel 2013 e 2014 di lavori scientifici di tutto rispetto sul J. of Lipid Research e soprattutto su Cell metabolism, nell’articolo “Segnali dal cibo: il digiuno breve in pratica”. 

Nel corso degli anni, quando i social non erano ancora pieni di applicazioni specifiche per proporlo “in tutte le salse”, abbiamo aiutato i nostri lettori con articoli molto pratici, come “La dieta di Fiorello e il digiuno breve” ed altri ancora, sempre spiegando che l’azione di dimagrimento derivava da una riduzione dell’infiammazione e da un netto miglioramento del metabolismo degli zuccheri. 

Poi, nel 2018, il British Medical Journal ha presentato dei singoli casi (case report) in cui pazienti con diabete di tipo 2 in trattamento con insulina da molti anni sono guariti (cioè hanno potuto sospendere l’insulina e riequilibrare i loro valori glicemici) attraverso il digiuno breve; Eurosalus ne ha discusso ampiamente nell’articolo “Digiuno breve o intermittente nella terapia del diabete”.

Il digiuno breve è utilizzabile con sicurezza ed efficacia anche nelle persone con diabete di tipo 2 (alimentare) grazie alla sua forte azione antinfiammatoria che regola il metabolismo degli zuccheri.

Sul piano della metodologia scientifica restavano però dei dubbi sulla possibilità di trasferire questo tipo di approccio anche ai grandi numeri e un articolo pubblicato su Diabetes Care nel dicembre 2022 (Obermayer A et al. Diabetes Care 2023 Feb 1; 46:463) ha invece proposto in modo chiaro e preciso la utilizzabilità del digiuno breve anche nei diabetici in terapia con insulina, con effetti molto positivi sulla malattia e sul peso pur con l’unica accortezza di regolare il consumo di insulina nei giorni di assunzione alimentare ridotta. 

Nel gruppo di intervento, i pazienti hanno assunto solo il 25-30% dell’apporto calorico raccomandato negli altri giorni; tale assunzione era limitata a un solo pasto (colazione o pranzo). Rispetto al gruppo di controllo a 12 settimane, il gruppo a digiuno intermittente ha registrato una riduzione del peso significativamente maggiore (in media una perdita di 5 kg), una riduzione dell’HbA1c (in media un calo dello 0,7%) e una riduzione della dose di insulina giornaliera (in media 11 unità).  

Si tratta di dati di estrema importanza che proiettati nel lungo periodo possono dare conto anche di possibili guarigioni del diabete di tipo 2. 

Vale la pena ricordare che nel diabetico, come per le persone sane, il posizionamento del pasto ha importanza notevole nel controllo dei livelli di glicazione e della glicemia. 

Da una ricerca effettuata nella Diabetes Unit dell’Università di Tel Aviv, e pubblicata su Diabetologia già nel Maggio 2015, in due gruppi di diabetici che mangiano la stessa quantità di calorie nell’intera giornata, una prima colazione ricca (fatta al mattino quindi) è in grado di ridurre la glicemia dell pomeriggio del 20% rispetto a chi invece mangi abbondantemente alla sera.

A parità di calorie introdotte nella giornata, chi usa più calorie durante la prima colazione, facendola diventare il pasto principale della giornata, e riducendo la quantità di calorie assunte per cena, può contare su una riduzione del 20% della glicemia durante tutta la giornata, e in modo specifico una riduzione del 20-23% della glicemia successiva al pranzo, che nell’esperimento era previsto con le stesse calorie per entrambi i gruppi studiati.

Quindi “il cibo giusto al momento giusto” può fare la differenza nella gestione del metabolismo zuccherino e il digiuno breve va specificamente ad agire sulla relazione tra orario di assunzione del cibo, tempi di astensione e infiammazione sistemica. 

Lo studio di Diabetes care citato in apertura suggerisce quindi che il digiuno breve e il digiuno intermittente siano fattibili con sicurezza anche in pazienti selezionati con diabete di tipo 2 trattati con insulina, a condizione che il paziente sia in grado di seguire i protocolli per regolare attentamente le dosi di insulina nei giorni di restrizione calorica.

Il digiuno breve, affiancato alla alimentazione personalizzata che riduce i livelli di glicazione, consente la riduzione dei livelli di metilgliossale che causa resistenza insulinica e agisce quindi sul miglioramento del metabolismo glucidico.  

Controllando i livelli infiammatori dovuti a zuccheri e alimenti (il Test PerMè e il Glyco Test possono aiutare in questo) è possibile evitare o almeno ridurre l’attivazione a cascata dei processi infiammatori e degenerativi favoriti dalla interazione tra glicazione e citochine infiammatorie. 

L’eccesso di uno zucchero specifico può determinare effetti di profonda alterazione della risposta metabolica. È molto interessante notare che una volta che si sia alterato il metabolismo, anche altri segnali infiammatori possono attivare lo stesso tipo di reazione, anche in assenza dello zucchero stesso. Le persone, dopo l’attivazione della glicazione, sono cioè predisposte a ripetere le stesse manifestazioni cliniche anche per uno stimolo diverso, come quello dovuto a una infiammazione. 

Il digiuno breve quindi, che agisce primariamente sull’infiammazione, probabilmente consente di controllare, anche nel diabetico di tipo 2, questo circolo vizioso ed è questo è uno dei motivi per cui nel centro SMA in cui lavoro, tutto lo staff medico e nutrizionale personalizza comunque la nutrizione dei nostri pazienti in base ai livelli infiammatori alimentari e a quelli di glicazione.

È grazie alla rieducazione della sensibilità insulinica, ottenibile attraverso l’attività fisica, il controllo dell’infiammazione, l’utilizzo di integratori con effetti sulla regolazione zuccherina (Zerotox Inositox e Glucontrol base tra i preferiti) e una dieta adeguata, che l’organismo, riportato in equilibrio, si può orientare di nuovo al recupero del benessere e della salute.