Mio marito mi tradisce: che fare?

di Francesca Speciani - Counselor
24 Gennaio 2013
Mio marito mi tradisce: che fare?

DOMANDA

Buonasera, ho letto con stupore e fastidio il suo intervento sulla donna single innamorata di un uomo sposato. Non trovo giusto dedicare tanta attenzione a chi, in un certo senso, se l’è andata a cercare. Credo che sarebbe opportuno occuparsi piuttosto di quelle donne che quotidianamente si danno da fare per facilitare la vita ai loro uomini e poi magari scoprono addirittura che lui le tradisce. Cordiali saluti. Penelope73

RISPOSTA

Cara Penelope73,

mi dispiace per il fastidio che il mio intervento le ha provocato ma, in quanto counselor, dedico la mia attenzione a chi mi scrive in cerca di punti di vista che possono aiutare a risolvere un problema specifico. Dato che ho ricevuto altre lettere simili alla sua, e rilevo quindi un interesse diffuso sull’argomento, proverò ad affrontarlo – a beneficio di chi vive questo problema sulla sua pelle e non vuole esporsi in prima persona – come se mi avesse chiesto aiuto per sé. Quindi entro direttamente nel merito.

La donna che si mette con un uomo sposato, all’inizio non sa affatto a cosa va incontro (posso garantirle che gli uomini, in questa fase, investono molta creatività nel descrivere insostenibili infelicità coniugali e separazioni “tecniche”). Analogamente, una donna che si sposa, di solito non mette in conto che un giorno suo marito (o addirittura lei stessa) potrebbe innamorarsi di un’altra persona. Davanti a testimoni giuriamo fedeltà e amore per il resto dei nostri giorni. Poi possiamo anche sforzarci di restare fedeli, ma possiamo ancora chiamare amore qualcosa che non sentiamo più? La soluzione praticata dalla maggior parte delle persone, in questo caso, è infrangere il giuramento, mantenere un matrimonio di facciata e cercare altrove ciò che manca.

Non è che io provi necessariamente più simpatia per un’amante o per una donna tradita, ma a entrambe suggerisco di valutare attentamente costi e benefici della situazione. E quindi di decidere di conseguenza. Logica vorrebbe che, a fronte di un evidente adulterio (che non a caso è invocato in molti casi come causa di addebito), uno dei partner chiedesse la separazione. Ma questo non sempre avviene, perché spesso mantenere la facciata risulta più opportuno che cacciare il fedifrago.

Riporto qui alcuni dei benefici più frequenti che ho sentito citare nella mia esperienza professionale e, tra parentesi, aggiungo le mie obiezioni, volte solo a sollecitare una riflessione e certamente non condivise da tutti.

Se mi separo:

  • Dovrei tornare a lavorare (e non è un lavoro occuparsi di tutto, a casa, per rendere facile la vita a lui?)
  • Non saprei come spiegarlo ai bambini (ma davvero vuole che imparino che l’amore nel matrimonio non conta?)
  • Il danno economico sarebbe irreparabile (ineccepibile, se parliamo di sopravvivenza personale o di un patrimonio che scegliamo di salvaguardare a qualunque prezzo; ma qual è il costo della perdita della dignità?)
  • Imporrei ai figli una vita senza padre (questo dipende dagli accordi tra i genitori, in fase di separazione e soprattutto dal rispetto degli stessi da parte del genitore affidatario. La legge attuale, per altro, prevede l’affidamento congiunto.)
  • Ho paura di non farcela (ma più passa il tempo, più difficile diventa. E si può sempre chiedere aiuto.)
  • Ho troppa paura della solitudine (ma non è solitudine quella che si sperimenta quando il partner si allontana? E se il punto è questo si può anche decidere di rimanere insieme, concedendosi una maggiore libertà.)
  • Lui non può farcela senza di me (quanta generosità!)

Se una volta esaminati vantaggi e svantaggi decidiamo che è più conveniente mantenere la situazione così com’è, non c’è obiezione che tenga. Ma anche le lamentele perdono di senso. In fondo, una donna sposata che decide di non affrontare il tradimento del partner sta scegliendo giorno dopo giorno la situazione in cui si trova.

Tuttavia, tra cacciare l’adultero e facilitargli la vita sotto ogni aspetto esistono alcune possibilità intermedie. Se consideriamo che uno dei piaceri maggiori del tradimento è la trasgressione, comprendiamo subito come il traditore tenda a mettersi nella posizione di un bambino che fa qualcosa di proibito (dalla mamma).

Che bisogno ha allora una moglie di offrirgli la sua complicità, mettendosi in una posizione materna (sollevandolo dalla maggior parte delle preoccupazioni casalinghe e famigliari)? E quanto può essere attraente una moglie-madre dopo qualche anno di convivenza? (Ogni seduttrice esperta sa che per tenere legato un uomo occorre negarsi almeno quanto ci si concede.)

Osservare la situazione da questo punto di vista aiuta in certi casi a recuperare un equilibrio più adulto, e soprattutto a non dare più per scontata la compagna di sempre. (Se mia moglie sa che la tradisco, una parte del piacere svanisce. E se è chiaro che quando lui esce va da un’altra, perché mai io devo stare a casa e stirargli le camicie?)

Non di rado l’acquisizione di questa consapevolezza rappresenta un momento propizio per intraprendere una terapia o un counseling di coppia, volto a evidenziare e – ove sia possibile – risolvere i problemi di relazione che i partner non riescono ad affrontare da soli.

Il tradimento, d’altra parte, è spesso il risultato di una crisi preesistente

Il momento cruciale di un tradimento, comunque, è quello della scoperta (o della rivelazione). Finché viviamo nel sospetto, possiamo scegliere di far finta di niente. Ma quando sappiamo, diventa necessario prendere decisioni. Di norma, la ferita sul piano sessuale appare improvvisamente molto più sopportabile rispetto al tradimento della fiducia reciproca, con un danno talvolta insanabile.

Le donne, in particolare quelle con una scarsa autostima, tendono a vivere questa ferita come una conferma del loro scarso valore (sono così scema… come ho fatto a non rendermene conto? E come ho potuto fidarmi di lui per tutti questi anni?).

A questo punto, invece, abbiamo una possibilità di rialzare la testa. Se l’uomo che abbiamo accanto lo merita, possiamo entrare in competizione con l’altra, lottare per la difesa del nostro territorio. Non strappandole i capelli o minacciandola (ricordiamoci che non è lei ad averci giurato eterna fedeltà…) ma prendendoci cura di noi stesse fino a diventare la donna che ogni uomo vorrebbe (e che non vorrebbe un uomo qualsiasi).

Non sto parlando di cure estetiche (anche se a volte aiutano), ma soprattutto di migliorare la nostra autostima, di riprendere contatto col mondo esterno, di coltivarci umanamente e culturalmente e forse anche di realizzarci professionalmente. Facendo vedere a lui, a lei, e soprattutto a noi stesse, quanto valiamo davvero.