Quando il fumo rende depressi

6 Novembre 2018
Quando il fumo rende depressi

In Italia, ad oggi, secondo le ultime statistiche, più del 23% della popolazione fuma.

Che il fumo faccia male non è una sorpresa e che anche il fumo passivo sia dannoso è cosa nota. Che nei bambini e negli adolescenti l’esposizione al fumo passivo potesse incrementare la probabilità di andare incontro a depressione, tuttavia, è una novità.

E i disturbi di questo tipo, anche nei più piccoli sono sempre più frequenti.

Lo studio, pubblicato su Nicotine and Tobacco Research, ha coinvolto 1553 studenti canadesi che non avessero mai fumato e ha indagato la correlazione tra l’esposizione al fumo passivo degli stessi con la presenza di sintomi depressivi. 

I ragazzi seguiti avevano dai 10 ai 17 anni di età e si è visto come chi era esposto in macchina o a casa al fumo passivo avesse una maggiore probabilità di presentare sintomi depressivi (anche a un anno di distanza!).

Non è la prima volta che la depressione viene connessa al fumo di sigaretta e in particolare i soggetti che fumano tendono ad essere più facilmente depressi di chi non lo fa.

Una cosa si può dire con sufficiente confidenza: il fumo non è di supporto nel controllo del tono dell’umore e, se passivo, espone i ragazzi e gli adolescenti che ne sono soggetti al rischio di essere più depressi. 

Per alcuni, questo può essere un buon motivo in più (tra i tanti altri) per smettere di fumare.

Sicuramente, lo studio indica la necessità di vivere con attenzione l’abitudine al fumo non solo se in presenza di bambini piccoli o donne in gravidanza, ma anche di bambini più cresciuti e adolescenti.

Bibliografia essenziale