Se la colite dipende anche dal brillantante per piatti e bicchieri

15 Gennaio 2023
Se la colite dipende anche dal brillantante per piatti e bicchieri

Spesso le persone che soffrono di sindrome del colon irritabile (IBS) o comunque di mal di pancia o di eccessivo meteorismo affermano che mangiando a casa propria tutto va bene, ma che quando capita di mangiare al ristorante sentono dei peggioramenti.  

In genere i miei pazienti dicono: “chissà cosa c’era dentro?”, ipotizzando che qualche alimento non considerato sia entrato comunque nella composizione del piatto. A volte succede anche questo, ma una ricerca ricerca pubblicata sul Journal of Allergy and Clinical Immunology nel dicembre del 2022 ha evidenziato in modo inequivocabile che la giusta domanda potrebbe essere: “Chissà cosa c’era sopra?”, riferendosi a eventuali contaminanti presenti sopra al piatto o al bicchiere; puliti e brillanti ma potenzialmente irritanti per l’intestino.

La ricerca, guidata da Cezmi Akdis (immunologo svizzero di altissimo standing e Past President della EAACI), ha valutato in vitro quanto potessero essere coinvolti i diversi componenti di differenti detersivi usati nel lavaggio industriale (ristoranti, alberghi) di piatti e bicchieri.  

Alla fine è emerso che solo i brillantanti erano in grado di creare alterazioni sulla mucosa intestinale, arrivando a farlo anche a concentrazioni molto deboli, come 1 parte su 20.000.

Su queste pagine abbiamo già spiegato e documentato che la sindrome del colon irritabile (IBS) e la colite hanno numerose concause, ma per questo disturbo che riguarda il 12% delle visite dal Medico di Medicina Generale e il 28% delle visite dallo specialista gastroenterologo (dati Europei), la scelta di una alimentazione personalizzata in accordo con i livelli di infiammazione da alimenti (Test Recaller 2.0 e test PerMé) è sicuramente la più rilevante e può portare alla guarigione in situazioni che durano anche da molti anni.

I brillantanti industriali per piatti e bicchieri possono creare irritazione intestinale. Una dieta personalizzata ben fatta fa guadagnare buoni sconto che consentono di mantenere in salute il proprio intestino.

In particolare suggerisco di leggere l’articolo “Sempre più certo il ruolo degli alimenti nel colon irritabile” in cui viene riportata anche la ricerca pubblicata su Nutrition and Metabolism (London) nel mese di dicembre 2020 e realizzata dalla Inflammation Society (UK) in collaborazione con GEK Lab e con il gruppo SMA di Milano, che ha messo fine all’era in cui si proponeva, a casaccio, di togliere il glutine, il latte o qualsiasi altro alimento in modo spesso incongruo alle persone che soffrivano di IBS.

La eliminazione alimentare è una scelta inutile e rischiosa, che nei percorsi terapeutici del nostro centro abbiamo sempre contrastato e che è superata oggi dalla guida al recupero di un fisiologico rapporto con il cibo (Cappelletti M et al, Nutr Metab (Lond) (2020) 17:101 https://doi.org/10.1186/s12986-020-00528-x).

La identificazione del profilo alimentare che consente di impostare una dieta personalizzata deriva dalla lettura dei livelli di IgG alimento specifiche, che sono state già documentatamente riconosciute come biomarcatori che consentono al medico di suggerire in modo individualizzato una efficace dieta di rotazione che guidi la guarigione della forma di colite. 

È comunque ovvio che in una situazione di possibile fragilità della mucosa intestinale (ad esempio a seguito di un lungo periodo di infiammazione intestinale o in carenza di enzimi digestivi adatti o ancora quando le IgA siano carenti) l’intervento di un irritante aggiuntivo, come l’alcol etossilato presente nei brillantanti industriali e eventualmente residuato su piatti e bicchieri possa determinare un peggioramento della situazione clinica.

I ricercatori hanno documentato che i residui di alcol etossilato sono in grado di interferire sulle giunzioni cellulari della mucosa intestinale (tight junctions), creando una forte azione tossica locale e determinando un effetto di danno alla barriera intestinale. 

Nello studio si è anche evidenziato che dei residui di brillantante restavano comunque adesi alle pareti e ai cestelli della lavapiatti anche alla fine del ciclo di lavaggio. 

Si tratta di un dato che forse è più rilevante di quella che parrebbe una semplice curiosità ed è bene che chi soffre di colite o di colon irritabile tenga ben da conto di poter trarre godimento dal piatto extra-lucido e dai bicchieri super-brillanti pagando qualche scotto in termini di mal di pancia aggiuntivo…

Come diciamo sempre, per guarire la sindrome del colon irritabile vincono insieme la personalizzazione della dieta e l’uso del buon senso. Nella nostra esperienza clinica, soggetti ben controllati sul piano della dieta di rotazione individuale guadagnano molti “buoni sconto” che consentono sia qualche sgarro alimentare sia la possibilità di utilizzare qualche sostanza irritante che si possa ritrovare su piatti e bicchieri anche nel proprio ristorante preferito, per godersi qualche piatto sfizioso in pieno relax.