Carbonchio, il “fai da te” della terapia. Pochi rischi, ma è bene conoscere il nemico

15 Ottobre 2001
Carbonchio, il “fai da te” della terapia. Pochi rischi, ma è bene conoscere il nemico

Non si sa ancora chi sta distribuendo spore di carbonchio tramite buste e polverine. E’ importante però riconoscere che tra i 14 episodi di contaminazione ad oggi riconosciuti, uno solo abbia portato al decesso (persona anziana, già malata) mentre solo altre due hanno mostrato qualche possibile segno della malattia. Nonostante la manipolazione da parte di moltissime persone delle polverine incriminate, la frequenza di contagio è bassissima.
Il rischio “carbonchio” è veramente basso. La malattia può essere grave, ma la possibilità di diffonderla tra la popolazione è quasi nulla.
Abbiamo già segnalato che un aumento del rischio ci sarebbe solo con la distribuzione aerea su vasta scala (leggi qui), oggi altamente improbabile.
Le autorità americane segnalano inoltre che la comparsa di questi casi di carbonchio potrebbe essere legata a qualche squilibrato “americano” e non necessariamente ad azioni coordinate di terrorismo. Se anche in Italia qualche idiota ha pensato di iniziare a fare degli scherzi di pessimo gusto, anche negli USA questo è possibile.
Ricordiamo che la disponibilità di spore di carbonchio non crea particolari difficoltà; quasi ogni laboratorio di microbiologia ne possiede e ci lavora sopra; e moltissimi ceppi sono geneticamente modificati non per intrinseca cattiveria dei “terroristi”, come qualcuno ha suggerito, ma per esigenze di laboratorio.
Il vero rischio oggi esistente è quello della guerra psicologica, che mina la sicurezza e la stabilità della gente senza alcun motivo.
Sarebbe rischioso iniziare a prendere antibiotici inutili (leggi qui), ed è rischioso modificare abitudini di vita regolari per una paura infondata. Gli effetti sociali potrebbero essere devastanti, infinitamente maggiori di quelli provocabili dal batterio.
La difesa da qualsiasi infezione batteriologica passa attraverso condizioni di alimentazione adeguate e la utilizzazione preventiva di alcuni preparati naturali come

Nel caso improbabile di una infezione da antrace, l’antibiotico di riferimento può essere invece la Ciprofloxacina (come ad esempio può essere il Ciproxin da 500 mg, o 250 mg nei bambini) di cui assumere 2 compresse al giorno.