La lezione di Stephen Hawking

13 Gennaio 2012
La lezione di Stephen Hawking

Su Eurosalus si è spesso parlato dell’importanza della consapevolezza e dell’informazione. Stephen Hawking, che ha compiuto 70 anni nei giorni scorsi, conferma l’efficacia di tale tendenza, con un videomessaggio alla conferenza organizzata per l’occasione del suo compleanno dalla University of Cambridge.

Il suo discorso attraversa la propria vita raccontando di come, cominciata la scuola, si lamentasse con i suoi genitori del fatto che nessuno gli insegnasse nulla. “Si supponeva che tu leggessi tutto senza renderti conto di star pensando” dice, aggiungendo poi di non aver imparato davvero a leggere fino agli 8 anni. Hawking racconta di come l’interesse per il funzionamento delle cose abbia plasmato tutta la sua crescita e le sue scelte, fino a quella di voler studiare matematica, che riteneva la scienza alla base di tutte le altre. Il padre lo costringe tuttavia ad iscriversi alla Facoltà di Scienze Naturali dicendo che l’unico sbocco professionale allo studio della matematica sarebbe stato l’insegnamento. Così Hawking può, anni dopo, ottenere la cattedra di Matematica a Cambridge, senza aver studiato la materia all’università.

Al liceo, racconta lo scienziato, si trovava scolasticamente nella media della classe che egli definisce “sufficientemente brillante”. I suoi compagni evidentemente avevano capito qualcosa di più degli insegnanti perché il ragazzino veniva chiamato “Einstein”. Dopo la laurea, con l’inizio del dottorato di ricerca si ritrova improvvisamente malato. Smette di studiare e cade in depressione, pensando che non aveva senso impegnarsi, nella prospettiva di non portare nulla a compimento. E invece la malattia gli lasciava spazio. Così Hawking comincia a considerare ogni giorno un bonus e ad apprezzare tutto quello che aveva. “While there is life there is hope” (letteralmente, mentre c’è vita c’è speranza), dice.

Poi arriva Jane, la relazione con la quale gli fa comprendere che, se nei suoi programmi c’era il matrimonio, avrebbe dovuto terminare il suo master in ricerca e trovarsi un lavoro. Tale prospettiva è sufficiente a fargli raggiungere il suo obiettivo. Ed ecco che si giunge alla conclusione del discorso: “Guardate alle stelle e non ai vostri piedi” dice il cosmologo. “Provate a dare senso a ciò che vedete e domandatevi cos’è che fa esistere l’universo; siate curiosi; e per quanto difficile la vita possa sembrare, sappiate che c’è sempre qualcosa da poter fare, o nella quale possiate avere successo”. Importa solo che voi non vi arrendiate, termina.

La scienza è in continua evoluzione, come lo sono il mondo e le persone. Solo tramite l’osservazione e la domanda si può andare avanti, con la consapevolezza di non essere mai arrivati, che la vita può sempre regalare qualcosa di nuovo e diverso, che ogni secondo regalato è un bonus che ci viene regalato per fare qualcosa di più, in qualunque condizione. E se si riesce a conoscere il funzionamento dell’universo, si pensa di riuscire a controllarlo un po’ di più, come dice Hawking stesso. Per questo, sapere il perché e il come delle cose resta di fondamentale importanza. Una ricerca che, per Eurosalus, è come una stella polare.