Cibi fortificati o cibi mortificati?

7 Ottobre 2008
Cibi fortificati o cibi mortificati?

Le aziende alimentari hanno invaso i mercati di tutto il mondo di questi prodotti perché spesso decisamente meno costosi, meno deperibili e in molti casi molto più appetibili proprio per il loro contenuto di zuccheri o sale in abbondanza. Allora cosa mettiamo nel nostro carrello della spesa?

Non si capisce il motivo per cui nei paesi industrializzati, dove le persone volendo potrebbero nutrirsi più che bene, nonostante le lavorazioni a cui vengono sottoposte le materie prime alcune volte non siano delle migliori, si aggiungano prodotti chimici, di supporto a presunte carenze nutrizionali.

La possibilità di pubblicizzare e quindi vendere di più un prodotto, perché ritenuto dall’incauto consumatore portatore di benessere è molto allettante.

Un esempio molto significativo potrebbe essere relativo alla farina, alla quale vengono aggiunti vitamine e minerali per compensare quelli tolti dal grano integrale per sbiancarla; la farina bianca contiene infatti meno del 25% di vitamina B6, magnesio e zinco e meno del 10% di vitamina E di quello che troveremmo nella farina integrale. Sono comparse quindi sul mercato farine bianche o pasta e biscotti con aggiunta di diverse vitamine, acido folico e ferro per portare il tutto a livelli ancora più alti che nel grano in origine.

E il buon germe di grano, che gratuitamente troveremmo nella farina non lavorata, viene venduto a peso d’oro. Trovare pane fatto solo con farina, lievito acqua e sale e senza aggiunta di acido folico oggi negli Stati Uniti è impresa quasi impossibile e la tendenza in Italia è purtroppo verso questi nuovi tipi di pane che si conservano meglio e sono meglio pubblicizzabili.

Questa pratica, detta di fortificazione, nacque nel 1830 quando un chimico francese inserì nel sale da tavola lo iodio per prevenire il gozzo. Gli europei iniziarono ad inserire nel sale lo iodio dai primi del 1900, ma solo verso la fine del secolo si imparò a purificare e sintetizzare le vitamine che iniziarono così a poter essere aggiunte ai cibi.

La vitamina D fu aggiunta nel latte a partire dal 1931 e negli anni ’50 si iniziò a fortificare i cereali per dare il corretto nutrimento a chi avesse carenze nutrizionali e poteva permettersi poco più del pane. Nel 1969 ad esempio, la Casa Bianca chiese esplicitamente di fortificare i cereali per la prima colazione e tutti i cibi etnici nonché di basso costo per arginare le deficienze nutrizionali ancora molto presenti in larga parte della popolazione povera.

Come sempre gli europei seguirono a breve e a distanza di anni questa pratica, nata con i migliori propositi, è divenuta un’arma commerciale.

I consumatori si sono abituati a scambiare per cibi sani dei cibi spazzatura ai quali sono state aggiunte vitamine. Quando pensiamo che un cibo sia salutare, spesso non ci soffermiamo bene a leggere le etichette e se su un hamburger ci scrivono che quella carne fa bene al cuore perché ci sono solo 6 grammi di grasso e aggiunta di Omega 3 e che proviene dai migliori allevamenti, probabilmente sappiamo che nel calcolo è escluso il contenuto di base del panino ovvero il pane, la maionese, l’olio, il formaggio e le patatine che vengono servite insieme, ma nel complesso ci lasciamo ingannare dai bellissimi cartelloni pubblicitari.

Persino la Coca Cola sta cercando di riposizionarsi sul mercato con una pubblicità molto bella che spiega a chi avesse ancora dubbi in proposito che la bevanda è assolutamente salutare per il nostro organismo perché non contiene conservanti e quindi è naturale e fa bene.

Anche qui non ci spiegano quali conservanti non siano presenti e dimenticano di avvisarci che se non è piena di zucchero e caffeina lo è di dolcificanti nonché di altre sostanze che, visto il segreto da cui è tutelata la formula, non sappiamo sino in fondo cosa siano.

Tra poco magari uscirà una Coca Cola vitaminica che si aggiungerà alle altre bibite di questo genere già presenti sul mercato, e il gioco è fatto.

Siamo arrivati ad avere cibi di ogni tipo, comprese caramelle o bevande zuccherate che non hanno alcun potere nutrizionale, che vengono vendute come utili se non indispensabili integratori della nostra dieta perché hanno vitamine aggiunte.

Abbiamo ormai linee specifiche con confezioni accattivanti ed eleganti di biscotti, barrette e cereali che hanno in etichetta indicazioni di aiuto nella prevenzione di malattie cardiovascolari piuttosto che per la regolazione dell’intestino o per raggiungere valori corretti di colesterolo.

Peccato che anche in questi casi, se valutiamo nello specifico la composizione di ogni confezione, troviamo che a fronte di un’integrazione di vitamine e minerali, abbiamo comunque la presenza di ingredienti quali grassi vegetali o zuccheri che dovrebbero essere banditi dalla nostra dieta. Il contenuto calorico di quello che ingeriamo è sempre più alto mentre i nutrienti sempre meno presenti.

Come sempre il buonsenso ci potrebbe aiutare a scegliere cibi completi anziché defraudati del loro potere intrinseco per essere poi rinforzati con sostanze chimiche che aiutano sicuramente le aziende a vendere a prezzi più alti ma non sempre aiutano le persone a stare meglio.

Nulla contro l’integrazione vitaminica o minerale, anzi, è spesso caldamente consigliata, ma cerchiamo di farla per scelta nei momenti e nei modi corretti e non a caso e senza controllo e soprattutto non inseriamo vitamine solo per compensare una dieta fatta di cibi non salutari.

Il nostro fisico ma anche il nostro portafoglio ce ne saranno sicuramente grati.