La benettia: quando il corpo ci lancia preziosi segnali

4 Marzo 2015
La benettia: quando il corpo ci lancia preziosi segnali

Chi ha paura della malattia? Molti medici, che infatti prescrivono immediatamente farmaci sintomatici.

Molti pazienti, per sfiducia nelle proprie risorse immunitarie. Ma la malattia non è un difetto. È un segnale forte, importante, perché chi ne soffre capisca che deve cambiare qualcosa.

Si tratta di una spia di emergenza, di un campanello di allarme che ci obbliga a riflettere sulle condizioni che hanno provocato la comparsa di questi segnali. Quindi sulla strada da percorrere per ripristinare il buon funzionamento del nostro organismo.

In genere c’è da cambiare l’alimentazione, o lo stile di vita: magari serve dormire di più o concedersi il tempo di parlare con il proprio partner o con i propri figli.

Sta di fatto che se una persona riconosce i segnali e mette in pratica i cambiamenti necessari, la benettia scompare e l’organismo torna sano.

Se invece una persona, pur percependo il segnale forte che l’organismo gli sta lanciando, per esempio un’allergia, lo copre con un sintomatico (come se i coprisse una luce di emergenza con un nastro isolante scuro), o peggio ancora, non ci si accorge neppure della presenza di questi segnali, la benettia si cristallizza.

Anche i cambiamenti di peso sono un segnale forte. Possono indicare che si è sviluppata una infiammazione da cibo e che si sta modificando la resistenza insulinica; un segnale chiaro che il corpo ha bisogno di attenzione.

Nel nostro centro, quando affrontiamo questo tipo di problemi attraverso i percorsi trerapeutici adeguati, ci accorgiamo spesso che le persone che aumentano di peso hanno bisogno di reinterpretare quei segnali che il corpo già lanciava, per ritrovare, una volta compreso il messaggio, quali provvedimenti mettere in atto e ritrovare la forma.

La benettia quindi, se non viene letta nel modo giusto, se non viene compresa nella sua importanza di messaggio all’organismo, diventa “malattia” e dura per tutto il tempo che una persona la porta con sé, senza mai mettere in moto i cambiamenti che quei segnali richiedono con forza.

Nella vita di ogni giorno si può riconoscere la presenza di un numero notevole di “benettie”. Segnali (dalla colite al mal di testa, dal gonfiore addominale all’artrite) che se si ripetono anziché essere occasionali o aumentano la frequenza di comparsa, meritano una riflessione, con buon senso, sul perché del malessere.

Nella mia vita professionale il richiamo alla benettia mi è nato (e ne sono riconoscente) dagli insegnamenti del dottor Garlasco che ha per primo introdotto in Italia questo concetto, aiutandomi a capirlo e farlo diventare strumento pratico quotidiano della mia professione. Poi grazie anche a mio padre questi insegnamenti sono diventati concretezza.

Capire che la benettia esiste consente di ottenere i migliori risultati non solo prescrivendo farmaci, ma aiutando le persone a capire i cambiamenti che possono mettere in moto, per tornare da questo “stato benefico di malessere”, alla salute piena e consapevole.