Allarme dal JAMA sui danni da vaccino anti HPV


di Attilio Speciani
02 Settembre 2009

In questi giorni infuocati dalle polemiche sui vaccini anti H1N1 e sulla loro discussa utilità, il Journal of American Medical Association (JAMA) espressione della più potente associazione medica americana e mondiale, esprime profonde critiche nei confronti del vaccino anti HPV e della ditta che lo ha prodotto e distribuito.

Le motivazioni, simili a quelle a suo tempo proposte dalle nostre pagine, sono purtroppo numerose e valide. La nostra paura reale è che anche la vaccinazione H1N1 sia programmata con la stessa modalità, orientata soprattutto al marketing piuttosto che alla salute pubblica.

JAMA è la più autorevole rivista medica mondiale, alla pari del New England e del BJM e sul numero del 19 agosto sono stati pubblicati tre articoli relativi al vaccino anti HPV, di forte impatto sulle scelte professionali future. Ricordiamo che l'HPV (human pailloma virus) è responsabile di una infezione cronica della cervice uterina che in alcuni rarissimi casi, nel mondo occidentale, può trasformarsi in una lesione cancerosa. 

La critica della dottoressa Haug si basa sul fatto che l'indicazione che l'infezione da HPV equivalga al cancro cervicale è assolutamente falsa. Solo un piccolissimo numero di persone infettate potrà rischiare di avere questa forma tumorale, e normali controlli ginecologici consentono di controllare ed individuare questo problema nella quasi totalità dei casi. Nonostante questo il marketing del vaccino, voluto da Merck & co., ha fatto propria l'idea del "vaccino contro il cancro".

Come molti lettori ricorderanno, Eurosalus ha già espresso con forza le sue opinioni contrarie alla utilizzazione di questo vaccino per la elevata presenza di effetti collaterali (come i numerosi casi di morte improvvisa dopo la vaccinazione) e per il rapporto costo/beneficio decisamente elevato.

Una forte critica alle modalità di commercializzazione del vaccino arriva invece dall'articolo firmato dai dottori Rothman (Rothman D, Rothman S, JAMA. 2009 Aug 19;302(7):795-6.) che basano la loro critica su una serie di considerazioni molto stimolanti, discussi nell'articolo dai due ricercatori e ripresi, su Medscape (uno degli organi ufficiali di informazione medica americana) il 18 agosto 2009:

  1. Di fronte a benefici incerti, come precisato negli articoli proposti tra i link correlati e nel lavoro delNew England Journal of Medicine ripreso da Eurosalus e appena citato, i rischi dovrebbero essere inesistenti, mentre questo vaccino (Gardasil) ha documentato nei dati ufficiali una alta incidenza di eventi avversi, tra cui 32 morti improvvise da somministrazione vaccinale e un elevato numero di tromboembolie venose profonde (parliamo sempre di ragazzine tra i 12 e i 16 anni...)
  2. La Merck & co., dicono sempre i Rothman, anziché spingere per portare il vaccino in regioni o stati privi di controlli sanitari, dove questa patologia è effettivamente diffusa ma dove mancano i fondi per pagare le vaccinazioni, dove quindi avrebbero potuto essere realmente salvate delle vite, ha preferito agire per favorire l'uso tra le ragazze di 12-16 anni dei paesi occidentali già evoluti (dove l'evento cancro è di per sé rarissimo) con una azione di marketing potente.
  3. I registri ufficiali per la annotazione degli eventi avversi sono strumenti non troppo precisi ma gli unici attualmente utilizzabili. Purtroppo la maggior parte dei report riguardanti gli effetti avversi sono stati compilati direttamente dalla Merck, in modo del tutto inusuale rispetto alle abitudini precedenti. Merck infatti ha fornito il 68% delle relazioni sugli eventi avversi e nel 90% di questi documenti non ha dato le indicazioni legali per potere raggiungere e seguire l'evoluzione dei singoli casi, come previsto dalla legge.
  4. Nello stesso periodo Merck, proseguono i ricercatori statunitensi, ha seguito anche il lancio di due altri vaccini, per la meningite (Menactra) e per la trivalente classica (Adacel) dando una attenzione a questi prodotti quantizzabile rispettivamente nel 14,5% degli eventi avversi e nel 7,5%, dati questi che potrebbero rappresentare l'indicazione di un interesse nel controllo delle informazioni sulla vaccinazione anti HPV prestabilita ed attuata poi in modo completo.
  5. Merck ha istituito delle attività specifiche, fornendo fondi, presso l'American College of Obstetricians and Gynecologists, l'American Society for Colposcopy and Cervical Pathology, la Society for Gynecologic Oncologists e presso l'American College Health Association. Insomma per sicuramente nobili scopi scientifici la Merck, come riportano i due Rothman, si sarebbe trovata in una situazione per la quale tra gli enti di valutazione del vaccino esistevano strutture da loro economicamente sostenute.
  6. Il tasso di mortalità per il cancro della cervice, negli USA è di 3 morti per 100.000 donne. L'incidenza di reazioni avverse serie (tra cui si contano anche 32 casi di morte improvvisa) per la somministrazione del vaccino è di 3,4 eventi per 100.000 dosi distribuite, cioè per ogni 33.000 donne trattate. Una sproporzione assurda e antietica che non viene però ancora riportata nella modulistica di consenso informato. (Ribadisco per correttezza: le reazioni serie da vaccinazione hanno una incidenza tripla della mortalità attesa per la malattia naturale!)

Secondo i Rathman quindi la volontà della Merck di controllare le informazioni sugli eventi avversi provocati dal vaccino è palese. Merck ovviamente segnala invece che la sua azione è stata quella di un intenso controllo per aumentare le tutele per chi si vaccina.

Di fatto però oggi, al di là delle scelte individuali di chi deciderà o meno di vaccinarsi per HPV , la azienda in questione fa parte del ristretto gruppo di aziende internazionali che si sono divise il grande mercato delle vaccinazioni, come espresso nel chiarissimo articolo di Ricci apparso di recente su La Repubblica.

Il problema non riguarda solo l'HPV ma investe tutte le possibili considerazioni relative alla prossima vaccinazione di massa per H1N1 è: si vuole un produttore di vaccini molto attento e protettivo che si occupi di gestire tutte le possibili reazioni avverse al vaccino sul piano della informazione, o si può scegliere per la libertà? La mia personale sensazione è che la fiducia nei produttori sia sufficientemente scaduta anche se l'elemento fondamentale su cui volutamente il marketing gioca è quello della paura, che porterà comunque a scelte irrazionali cui già oggi spesso assistiamo.

La mia indicazione, alla luce dei dubbi e delle considerazioni che emergono è che si resti saldi nella scelta di forme difesa naturale dall'HPV come dal virus influenzale, attraverso le indicazioni già riportate nei giorni scorsi cui rimandiamo per le opportune scelte individuali.