Tra carne e carne rossa: cosa ci piace, cosa non ci piace

18 Aprile 2012
Tra carne e carne rossa: cosa ci piace, cosa non ci piace

Una critica alla carne rossa ogni tanto rimbalza felicemente sulle fonti di informazione. Eurosalus discute dei possibili effetti negativi e positivi delle carni da molti anni, quindi ci fa solo piacere che compaia come una notizia nuova un tema già affrontato in dettaglio in almeno due occasioni: durante la conferenza mondiale sul rapporto tra cancro e alimentazione (London 2007 WCRF) e nella discussione sulla relazione tra malattie degenerative e prodotti bovini.

Si tratta di un tema che ha molti anni di documentazioni scientifiche alle sue spalle e che soprattutto ci piace perché le forme di allevamento degli animali “grandi” (come i bovini) sono ecologicamente poco compatibili con lo sviluppo del nostro pianeta. Pur nel rispetto delle scelte personali di ogni vegetariano, dal punto di vista del rapporto con la salute e con l’ambiente difendiamo invece l’uso delle carni bianche, e anche l’occasionale utilizzo di carni rosse, ricordando alla gente che sono carni rosse anche vitello, maiale, agnello e capretto, anche se alla vista appaiono “bianche” di colore.

La stessa relazione tra carni rosse e sviluppo tumorale, è in realtà contrastata dall’abbondante uso di frutta e verdura ricche di sostanze antiossidanti, come in modo opposto ai paesi occidentali classici, avviene ad esempio in Argentina, dove però oltre alla assunzione di verdure abbondanti possiamo anche contare su un tipo di allevamento libero, allo stato brado che sicuramente garantisce per i bovini modalità diverse di costituzione.

Non possiamo essere d’accordo con una scelta vegetariana o addirittura vegana come quella dibattuta pochi mesi fa in occasione dell’uscita del libro del professor Veronesi, perché continuiamo a sostenere la necessità di un uso oculato e bilanciato delle nostre risorse. In un mondo che si sta ammalando di patologie degenerative dovute ad insulino resistenza (diabete, cancro, depressione, allergia, obesità, malattie cardiovascolare) e per le quali è documentatamente richiesto un bilanciato apporto proteico, scelte di eliminazione delle più importanti fonti proteiche rischiano di contrastare la nostra radice di “cacciatori e raccoglitori” ancora presente nei nostri cromosomi e di portare ad incremento patologie devastanti come quelle segnalate. Rimpinzandosi magari di dolci, formaggi e farine raffinate anziché cercare un corretto bilanciamento tra legumi, cereali integrali, carni bianche, pesce, semi oleosi e soprattutto frutta e verdura.

Non è casuale che da luglio 2011 il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America abbia finalmente cancellato le vecchie piramidi alimentari reintroducendo l’integrale e le proteine in buona quantità nella alimentazione quotidiana. Per essersi accorti, dopo decenni di errori, che la dieta a base prevalente di carboidrati non fa che generare l’aumento delle patologie da resistenza insulinica che originariamente (forse) voleva combattere.