A chi fa male un ‘posto in prima fila’?

26 Novembre 2004
A chi fa male un 'posto in prima fila'?

Che i bambini hanno un rapporto troppo stretto con la tv è opinione comune, ma fino ad oggi non era disponibile un corpus di dati coerenti sulle conseguenze negative di questo stimolo continuativo e sulle sue ripercussioni in età adulta. Uno studio neo-zelandese ha colmato in parte questa lacuna.

La ricerca (Hancox RJ et al, Association between child and adolescent television viewing and adult health: a longitudinal birth cohort study, Lancet, 2004 Jul 17;364(9430):226-7) ha considerato l’esposizione alla tv di oltre 1000 ragazzi, nati tra il 1972 e il 1973, per tutto il periodo compreso tra i 5 e i 21 anni. Una volta raggiunti i 26 anni, i ricercatori hanno valutato alcuni importanti parametri del loro stato di salute: indice di massa corporea (BMI), pressione arteriosa, condizioni del sistema cardiorespiratorio, tasso di colesterolo. E se fumavano o no.
(L’indice è dato dal rapporto tra peso corporeo e altezza: Peso corporeo espresso in kilogrammi diviso Altezza in metri al quadrato. Esempio: Se il peso è 80 kgs e l’altezza è 160 cm, il BMI sarà: 80 : (1,6 x 1,6) = 31,25.)

Tenendo sotto cotrollo una serie di variabili che avrebbero potuto creare confusione (tra le quali l’obesità del bambino e dei genitori, l’attività fisica svolta nell’adolescenza e l’esposizione al fumo dei genitori), si è potuta verificare un’associazione statisticamente significativa, all’età di 26 anni, tra l’esposizione alla televisione nell’infanzia e:

  • indice di massa corporea (BMI) più elevato
  • condizioni cardiorespiratorie più scarse
  • maggiore tasso di colesterolo
  • maggiore diffusione dell’abitudine di fumare.

Risulta comunque accertato come, sul lungo periodo, guardare troppa tv abbia effetti notevoli sul benessere individuale. Effetti che certamente appaiono intensificati da altre abitudini normalmente associate alle lunghe sedute davanti al video: scarsa attività fisica, più spuntini, maggiore esposizione a pubblicità che insegnano a mangiare male e a fumare.

Ma non solo. Come se non bastasse l’attrattiva che già la tv esercita su bambini e adulti rispetto ad altre attività, oggi l’offerta televisiva è sempre più strutturata in modo da procurare una sorta di dipendenza: sempre meno film e sempre più serials a puntate ci tengono incollati davanti al video sera dopo sera, o un pomeriggio dietro l’altro, rendendo sempre più difficili le uscite all’aperto per chi non ha una motivazione sufficientemene forte.

Per suggerimenti su come affrontare il problema della teledipendenza, clicca qui.

Francesca Speciani, counselor