La febbre del Nilo; conoscerla per difendersene, senza eccessiva ansia

19 Agosto 2002
La febbre del Nilo; conoscerla per difendersene, senza eccessiva ansia

In questi giorni sta montando negli Stati Uniti d’America una preoccupazione seria per il crescere delle infezioni dovute al virus West Nile (Febbre del Nilo), diffuso dalle zanzare e in crescita soprattutto in questi mesi estivi.

La preoccupazione nasce principalmente dal fatto che, in una alta percentuale, chi ne è colpito può sviluppare una forma grave di encefalite. 

I motivi per cui questa epidemia americana ci deve fare riflettere, evitando però un eccesso di preoccupazione, sono numerosi.

La storia

Il Virus della Febbre del Nilo, originario del bacino mediterraneo, come indica il suo nome, fece la sua prima comparsa negli USA nel 1999. A New York si ammalarono 62 persone, 7 delle quali sono decedute per una forma di encefalite o di meningite. Attualmente negli USA lo stato più colpito è la Louisiana (dove le paludi, gli acquitrini e gli stagni sono numerosissimi).

Come viene trasmesso

Le zanzare sono il vettore di questa malattia. Non è ancora chiaro se tutti i tipi di zanzara o solo alcuni possono veicolare la malattia. Le zanzare comunque pungono gli uccelli (che sono il serbatoio del virus) e lo trasmettono agli uomini che “punzecchiano”. La malattia non si trasmette tra persone malate e sane. Dipendendo dalle zanzare, la stagione estiva è l’unica in cui si sviluppa il contagio.

Che sintomi compaiono

I sintomi possono essere quelli di una semplice forte influenza, oppure essere anche del tutto assenti. In questi primi due anni di conoscenza relativa alla epidemia le morti sono intervenute soprattutto in persone anziane e già “male in arnese” (come successo per i casi di Carbonchio del 2001). Attualmente la mortalità della malattia è in calo proprio perché si stanno infettando persone più sane e più giovani.

Quale prevenzione

La prevenzione di questa malattia richiama alla mente la necessità di mantenere efficiente il nostro sistema immunitario. Come già detto a proposito del virus Ebola, ma anche di una semplice infezione da virus dell’influenza, l’epidemia si sviluppa e prosegue grazie alla carenza di alcuni minerali e di una funzione immunitaria adeguata.

Sembra paradossale, ma persone sane (esercizio fisico, assunzione di sostanze crude e vitali nell’alimentazione, corretto equilibrio minerale) sono praticamente già protette dalle complicanze possibili di questa virosi, che altrimenti dà scarsissimi segni di sé e passa in pochi giorni senza determinare alcun danno.

È possibile in questo senso che il virus sia solo l’elemento “scatenante” di una condizione di sofferenza fisica già preesistente.

Differenza con l’Europa occidentale

In Europa occidentale non ci sono casi di febbre del Nilo. L’Europa e il bacino Mediterraneo già conoscono il virus e gli abitanti di queste zone molto probabilmente sono già abituati a confrontarsi con esso. I tanti anni passati a difendersi dalla malaria (altra malattia veicolata dalle zanzare) hanno probabilmente selezionato le popolazioni indigene e le hanno rese più resistenti.

La capacità di difesa comunque è legata al mantenimento di una buona capacità di funzionamento del sistema immunitario, che rimane la corretta prevenzione di qualsiasi malattia virale. I pochi casi rilevati nell’Europa dell’Est, in Africa e in Russia, non hanno mai portato a scoppi di epidemie come ora negli USA.

Informazioni più specifiche su questo flavivirus, preparate dal New York Department of Health, sono rintracciabili a questo link (in lingua inglese).