Interventi sul cuore: meno morti con musica e massaggi, ma la “Scienza” non lo accetta

8 Settembre 2005
Interventi sul cuore: meno morti con musica e massaggi, ma la “Scienza” non lo accetta

Per un recentissimo lavoro americano, sono stati reclutati circa 750 pazienti che dovevano effettuare un cateterismo cardiaco. Sono stati aiutati, prima dell’intervento, con diverse tecniche che la Medicina Accademica considera spesso inutili, perché incorporee, o insensate. Ma nel gruppo che ha ascoltato musica, fatto esercizi di visualizzazione e si è sottoposto a “touch Therapy” (un tipo particolare di massaggio), i morti sono stati notevolmente minori che negli altri gruppi.

Sembrerebbe una buona notizia, ma chi ha analizzato l’articolo ne rifiuta l’evidenza con argomenti preeoccupanti, come per l’Omeopatia.

I pazienti sono stati scelti e valutati secondo i criteri dei lavori scientifici più precisi e meticolosi, eppure il lavoro clinico (Krucoff MW et al. Lancet 2005 Jul 16;366:211-7) ha dato un risultato così rilevante da mettere in allarme chi lo ha poi analizzato (Soloway Bruce. “Can unscientific Therapies be studied scientifically?” Journal Watch September 6, 2005).

Il numero di complicazioni cardiache è stato numericamente uguale in tutti i gruppi trattati con tecniche diverse, ma il gruppo che ha fatto massaggi, ascoltato musica e praticato visualizzazioni ha avuto un numero notevolmente minore di morti. È allora evidente che c’è qualcosa di incorporeo e di non misurabile che agisce ed interviene sulla salute, consentendo addirittura di migliorare la risposta dell’organismo e di superare anche condizioni che per altri possono diventare mortali. Temi questi cari a clinici come Dean Ornish di cui abbiamo recentemente parlato.

Eppure l’articolo di critica sul Journal Watch specifica che è molto difficile proporre confronti con il metodo scientifico per modalità terapeutiche “ascientifiche”. Così, anziché stimolare tutti i possibili reparti di cardiologia del mondo a operare in una direzione che salverebbe vite umane senza uso di farmaci, ci si limita a suggerire studi più approfonditi sulla confrontabilità scientifica delle “terapie incorporee”.

Ci ricordiamo di quel Cremonini che non volle guardare nel cannocchiale di Galileo per evitare di vedere le stelle che avrebbero incrinato il suo credo scientifico?

Questo rifiuto di capire strade nuove si iscrive molto bene nel tentativo in corso di screditare l’omeopatia e le tecniche terapeutiche che non sono specificamente farmacologiche. L’industria del farmaco vuole solo certi tipi di prescrizione e certi tipi di concezione medica. Il resto disturba…

Vale la pena di segnalare, a seguito del grande clamore suscitato dall’articolo di fine agosto, l’articolo del professor Paolo Bellavite, docente di Patologia Medica all’Università di Verona, che verrà pubblicato nel numero di novembre 2005 di Medicina Naturale (ediz. Tecniche Nuove). L’articolo evidenzia con chiarezza tutti i “falsi scientifici” proposti nell’articolo di Lancet sulla Omeopatia e sulla sua efficacia.

Anche il Professor Giuseppe del Barone, Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici ha ribadito la necessaria libertà di scelta di ogni cittadino nella utilizzazione delle terapie personalmente più accettabili, in un equilibrio tra uso delle metodiche allopatiche e di quelle omeopatiche o naturali.

È bene però ricordare che questa polemica è nata a fronte della pubblicazione prevista (e già parzialmente anticipata) di una relazione della Organizzazione Mondiale della Sanità, che anlizzando 40 anni di lavori omeopatici scientifici, ha espresso un parere positivo sulla sua efficacia terapeutica. Le proteste contro queste indicazioni si sono levate altissime a testimonianza del fatto che probabilmente anziché di fronte ad un problema scientifico o culturale ci si trovi solo di fronte ad un problema economico e di prevalenza di mercato.