Perché il bambino troppo pulito spesso diventa allergico

13 Maggio 2001
Perché il bambino troppo pulito spesso diventa allergico

Mentre molti lavori a Berlino commentavano in modo non univoco i dati relativi a presenza o assenza di infezioni batteriche e/o virali in tenera età e sviluppo di allergia, in una delle principali sessioni plenarie, l’australiano Patrick Holt proponeva le ultime acquisizioni sulla modulazione di questo equilibrio.

Da qualche anno si sa che alla base della fisiologia e della patologia del sistema immunitario c’è una differente azione di due particolari subset delle cellule T (Th1 e Th2). Ognuno di questi due tipi di cellule produce particolari citochine o interleuchine, che hanno poi effetti tendenzialmente differenti sull’organismo.

Durante la gravidanza ad esempio, l’ambiente che circonda il feto è un ambiente in cui sono prevalenti le citochine prodotte da Th2; alla nascita, grazie ad esempio al contatto con batteri, allergeni, e proteine diverse, c’è uno switch regolatorio che porta ad aumentare la presenza di cellule Th1.

In genere le cellule Th1 sono dominanti in caso di patologie infiammatorie, mentre le cellule Th2 sono dominanti in caso di patologie allergiche.

Alla nascita appunto è proprio l’incontro con “lo sporco” che stimola in un certo senso lo sviluppo di una regolazione della parte Th1 e consente ai due tipi di cellule, che hanno diversi effetti di regolazione sul sistema immunitario, di operare in modo coordinato per un corretto sviluppo individuale.

Taluni suggeriscono ad esempio che il parto vaginale, grazie al contatto con i batteri presenti nell’ambiente, faciliti questo tipo di regolazione in modo fisiologico, mentre il parto cesareo, che determina una assenza di questo tipo di stimolo, è infatti legato ad una maggiore presenza di allergia futura.

Il motivo per cui l’ambiente fetale è ricco di cellule orientate Th2 non è perché il bimbo abbia bisogno di sviluppare allergie, ma perché la madre, lotta contro la placenta a livello immunologico con una forte azione di tipo citotossico locale (è una guerra da “trapianto” quella che si sviluppa tra placenta e utero) e quindi con una dominanza Th1 che il feto deve contrastare adeguatamente per sopravvivere.