La merenda può essere sana?

27 Luglio 2012
La merenda può essere sana?

Nei giorni scorsi sul Corriere della Sera è uscita un’interessante analisi sulla modificazione dei trend costitutivi della merendina media.

Negli ultimi anni l’attenzione dei produttori si è spostata verso una modulazione dei grassi inseriti, facendo attenzione al fatto che gli stessi fossero il più possibile grassi buoni e che la modificazione nei tanto dannosi grassi trans fosse il più possibile limitata (continua ad essere utile stare attenti a scovare quelli ben nascosti dalle case madre). 

Il dato è ottimo: le politiche di sensibilizzazione stanno funzionando e le aziende si muovono verso la volontà del consumatore stesso, e della sua salute, in questo caso.

L’articolo riporta la notizia di due studi che è interessante riprendere.

Il primo studio, pubblicato sull’International Journal of Obesity, vede coinvolti un gruppo di bambini e le loro mamme: sembra che i bambini siano mediamente più soddisfatti dagli zuccheri che dai grassi, per le madri è vero il contrario. Questo aprirebbe strade differenti per soddisfare madri e figli riducendo il numero di calorie introdotte.

Il secondo studio, pubblicato sul Journal of Nutrition and Education and Behavoiur vede coinvolti due gruppi di bambini a cui vengono proposti una merenda a base di biscotti interi nel primo caso, e invece a base di biscotti spezzati a metà nel secondo caso. Il secondo gruppo avrebbe assunto una quantità totale di biscotti (e di calorie) inferiori. La riduzione della misura del pacchetto merenda sarebbe quindi, secondo l’articolo, una soluzione etica all’obesità.

Entrambe le nozioni rappresentano un passo utile ed importante nella stesura di strategie efficaci per il raggiungimento nella popolazione di una forma fisica e di uno stato di salute adeguati e migliori, mantenendo per loro gusto e benessere psichico.

Ad esempio, il primo studio ci suggerisce di proporre un frullato di frutta al bimbo (o una crêpe con banana schiacciata e cacao o marmellata senza zuccheri aggiunti) come merenda, e delle noccioline non tostate e non salate (ricchissime di grassi buoni) in yogurt intero naturale con frutta fresca alla mamma.

Una merenda di questo tipo permette un controllo dell’impatto glicemico e conseguentemente una azione positiva sullo stato di salute dell’individuo.

Si analizzi ora il senso della merendina che solitamente rappresenta lo snack “spezzafame” lontano dai pasti e la chiusura golosa alla fine del pasto stesso.

In entrambi i casi, tale ricerca avviene per dipendenza dagli zuccheri o dal sale nella merendina contenuti, oppure perché la prima colazione o i pasti precedenti allo snack non sono stati abbastanza abbondanti o sufficientemente bilanciati (equilibrare carboidrati e proteine e scegliere carboidrati integrali sono elementi essenziali al controllo della fame durante il giorno).

Allora, per cominciare a stare meglio e a stare in forma, si cominci piuttosto dai pasti, in modo che siano vissuti con gusto, giusta abbondanza e consapevolezza dei segnali che si stanno inviando all’organismo.

La necessità della merendina verrà allora sostituita con la sana voglia di nutrirsi in maniera serena, economica, felice e soddisfatta, scegliendo un modo facile di alimentarsi e di farsi bene, a partire dai pasti principali.

La gestione della merenda continuando a calcolare solo grassi e calorie resta utile, ma non sufficiente alla soluzione di un problema che ha radici nel fatto che ogni tanto ci si dimentichi cosa voglia dirsi “farsi del bene” e che il percorso possa cominciare da quello che si porta sulla tavola e alla bocca.