Rooibos: il tè rosso che non è un tè

1 Luglio 2008
Rooibos: il tè rosso che non è un tè

I tedeschi ne vanno pazzi e perfino i popoli orientali – giapponesi in testa – lo apprezzano. Il Giappone è anche il Paese che ha condotto su questo miracoloso arbusto test scientifici per comprovare l’efficacia dei suoi numerosi principi attivi.

Fedeli bevitori di caffè, gli italiani sono in genere tiepidi estimatori del tè e ancor meno di infusi ricavati da specie botaniche esotiche, le cui virtù salutari sono conosciute magari da millenni e certificate da studi e ricerche.

Una di queste è l’Asphalatus linearis, classificata dal botanico Carl Humberg nel 1772, ma già nota presso le popolazioni indigene del Sudafrica.

Si tratta di una pianta simile alla ginestra, dalle foglie aghiformi, endemica della regione del Cedarberg nella Provincia del Capo ma oggi coltivata anche in altre zone.

Il suo strano nome – Rooibos – deriva dalla deformazione afrikaans del termine Red Bush, “cespuglio rosso”, per il colore che assumono foglie e ramoscelli una volta sottoposti al processo di fermentazione ed essiccazione. Ed è anche chiamato, impropriamente, “tè rosso” l’infuso che se ne ricava, pur avendo con il tè solo una vaga somiglianza di gusto.

L’infuso di rooibos è estremamente accattivante e c’è da credere a chi afferma che una volta assaggiato non lo si lascia più.

Al palato risulta piacevole, fresco e naturalmente dolce, dal momento che contiene pochissimo tannino: se malauguratamente ci si dimentica di filtrarlo dopo i 4-5 minuti consigliati non diventa amaro e astringente come il tè.

Il colore è un rosso magenta, simile a quello del karkadè. Ma non sono queste le sue massime virtù: il rooibos è una miniera di sostanze (ne contiene più di 200) che fanno bene alla salute.

Totalmente privo di teina (alias caffeina), è ricchissimo in vitamina C, sali minerali (calcio, magnesio, potassio, fluoro, rame, ferro, zinco) e soprattutto in polifenoli, flavonoidi e acidi fenolici che combattono i radicali liberi presenti nell’organismo.

In Sudafrica le mamme dell’etnia Khoisan davano l’infuso di rooibos ai neonati per placarne il pianto e alleviarne le coliche, usandolo anche come succedaneo del latte in caso di allergia.

Le sue proprietà  antispasmodiche, calmanti e lenitive erano note da tempo, così come i benefici al sistema nervoso, alle ossa, alla pelle e all’organismo in genere. La sua efficacia come antiossidante è comprovata da studi recenti: il rooibos contiene una decina di tipi diversi di flavonoidi e ne ha uno in esclusiva, la potente aspalatina.

Che altro dire per esaltarne le virtù?

Ha zero calorie, per chi ha problemi dietetici; non contiene acido ossalico, per chi soffre di calcoli; è privo di caffeina, per chi soffre di pressione alta o disturbi del sonno; è un toccasana per chi fa sport, con la sua abbondanza di sali minerali; è adatto ai bambini, per favorirne la crescita; è dissetante, digestivo, aiuta l’intestino e ha un leggero effetto diuretico.

Chi non ama particolarmente il tè, soprattutto il superpubblicizzato tè verde, può trovare nel rooibos un degno sostituto.

Con un vantaggio in più: lo può bere durante tutta la giornata.