La dieta a Zona

15 Gennaio 2007
La dieta a Zona

Il metodo si basa su un controllo degli equilibri ormonali dell’organismo attraverso le scelte alimentari. In particolare sul controllo dei picchi insulinici attraverso l’eliminazione dei cibi con indice glicemico troppo elevato (cioè in grado di fare salire la glicemia rapidamente), e sul controllo degli aspetti infiammatori generali attraverso un’integrazione con acidi grassi insaturi (omega 3 e omega 6).

Alla base del metodo vi è l’indicazione quantitativa precisa di consumare cinque pasti al giorno, mantenendo il rapporto tra le calorie apportate da carboidrati, proteine e grassi nella percentuale del 40-30-30.

Questa la teoria. Nella pratica la dieta a zona è una rigorosa dieta di tipo ipocalorico, che – pur nel rispetto dei criteri suddetti e del 40-30-30 (che ha fatto dire scorrettamente ad alcuni che la dieta zona è iperproteica) – fornisce, attraverso il sistema dei “blocchi” e “blocchetti”, una quantità di calorie pari a circa la metà di quanto raccomandato dall’OMS per persone di pari peso e altezza.

La dieta è nata come strumento di prevenzione per persone gravemente compromesse dal punto di vista cardiovascolare.

L’incremento nel consumo di frutta e verdura (e quindi di fibra), considerati tra i pochi carboidrati “favorevoli”, abbinato alla drastica riduzione delle calorie ingerite (ma con l’effetto fame parzialmente coperto dall’abbinamento proteine-carboidrati e dall’abbattimento dei picchi insulinici) ha effettivamente consentito ad alcune persone in grave sovrappeso di perdere molti chili.

Chi ha invece cercato di perdere peso partendo da una condizione più normale (magari con solo un lieve sovrappeso, o svolgendo attività sportiva), si è trovato in una situazione di insufficiente apporto calorico, con tutte le conseguenze prevedibili.

Il calo di peso, cioè, non ha corrisposto ad una perdita di massa grassa, ma ha fatto perdere solo liquidi e massa magra, come qualunque altra dieta ipocalorica.

Come già accennato, l’imposizione di una drastica dieta ipocalorica (i volantini distribuiti in farmacia parlano di 11 “blocchi” per una donna sedentaria alta 165 cm. Poiché ogni blocco è di 91 kcal, significa che quella donna deve vivere con 1.000 kcal/giorno), comporta un immediato rallentamento metabolico.

Il dimagrimento che si ottiene, quindi, non è mai ottenuto a spese del grasso corporeo, quanto piuttosto a spese dei tessuti muscolari e dei liquidi.

Cosicché ad un primo promettente inizio, segue una fase di catabolismo muscolare e di stanchezza, seguita abbastanza presto dal recupero dei chili persi, come in qualsiasi altra rigida dieta ipocalorica.

La dieta zona inoltre sconsiglia cibi del tutto sani come le uova o le carote con motivazioni molto discutibili.

Per fortuna di molti il metodo dei “blocchetti” è piuttosto noioso e dunque molte persone applicano una zona “addomesticata” in cui vengono rispettati i criteri qualitativi ma non quelli quantitativi, godendo così dei vantaggi del metodo senza patirne tutti gli svantaggi correlati.