Diete, pro e contro: la dieta Atkins

30 Marzo 2012
Diete, pro e contro: la dieta Atkins

Il venerdì, com’è consuetudine da ormai qualche settimana, dedichiamo un approfondimento ad un regime alimentare, evidenziandone i vantaggi e gli svantaggi. Oggi la nostra attenzione va a quanto fu scritto in un bestseller dal titolo “Dr. Atkin’s Diet Revolution“, il cui autore è il medico Robert C. Atkins.

Parliamo dunque della dieta Atkins, che si basa sul concetto di creare nell’organismo condizioni favorevoli alla mobilizzazione dei grassi. Queste condizioni vengono realizzate attraverso l’impulso alla produzione di un ormone, il “Fat Mobilizing Hormone” ipofisario, secondo l’autore responsabile dello “sdoganamento” dai depositi dei grassi stessi.

Poiché la produzione di quest’ormone è inversamente proporzionale alla presenza di carboidrati in circolo, la dieta ha come scopo primario quello di evitare assolutamente l’assunzione di carboidrati, vietando completamente pasta, riso, pane, biscotti, frutta e dolci.

In pratica si mangia carne, pesce, uova e verdura cotta per un mese. Mese nel quale – a detta dell’autore – si perderanno tra i 10 e gli 11 kg.

 

Non sembrano esservene. Un regime così totalmente squilibrato non può essere consigliato neppure a chi debba perdere un numero elevato di kg in breve tempo per motivi chirurgici o diversi.

Numerosissimi. Prima di tutto l’assunzione di un regime a così alto titolo in proteine è fortemente squilibrante.

L’energia necessaria all’organismo viene prodotta a costo di continue transaminazioni degli aminoacidi con conseguente appesantimento funzionale di fegato e reni, deposito di urati eautointossicazione. La mobilizzazione e l’utilizzo dei grassi in assenza di un corretto apparto di carboidrati inoltre genera chetosi, con conseguente acidificazione delle urine.

Il dubbio legato alla perdita di peso (che indubbiamente si verifica nel primo periodo) è il seguente: si perde peso per la mobilizzazione dei grassi o per l’autointossicazione da residui metabolici azotati?

La morte dell’autore nel 2003, poco più che sessantenne e in situazione di grave sovrappeso, fa propendere per la seconda ipotesi.