Obbligati all’uso dell’antibiotico? Sì, senza consenso informato

30 Marzo 2005
Obbligati all'uso dell'antibiotico? Sì, senza consenso informato

Vale la pena di ricordare che la maggior parte dei medici omeopatici o che praticano tecniche mediche non convenzionali fanno firmare ai propri assistiti dei consensi informati (link in preparazione) in cui si indica chiaramente che nel caso di inefficacia terapeutica del rimedio naturale è necessario il ricorso alla terapia convenzionale.

Il Corriere della Sera, attraverso le parole del presidente del Comitato, Francesco D’Agostino, segnala che i rimedi naturali si possono usare solo per casi di minima importanza, che potrebbero guarire da soli.

E Margherita De Bac, la giornalista che firma l’articolo in questione, interpreta le parole di D’Agostino segnalando che se due colpi di tosse possono essere trattati con il rimedio omeopatico, la presenza di febbre richiede l’intervento dello “scientifico” antibiotico (come se non ne fossero stati dimostrati abbastanza effetti collaterali, nessuno dei quali comunicato).

L’interesse commerciale, e non scientifico, a nostro parere, è evidente per chiunque abbia esperienza di terapie naturali: nella stragrande maggioranza dei casi in cui un medico coscienzioso inizia una terapia omeopatica per un problema specifico, cioè una terapia improntata al rispetto dell’equilibrio fisiologico dell’organismo, con un atteggiamento di cauta attesa del recupero del benessere, il bambino, o l’adulto di norma migliorano o guariscono.

Solo in minima parte diventa utile o necessario il ricorso a terapie convenzionali. Quando il Corsera riprende l’esempio “Febbre=Antibiotico”, ripercorre tristemente una delle affermazioni più antiscientifiche ed anacronistiche che ci sia, proponendo un metodo di cura che la stessa scienza ha evidenziato inutile, dannoso per il singolo, e gravemente dannoso per la società.

E l’inutilità di questo metodo di cura non è affermata da gruppi di “omeopatici pazzi” ma da riviste di medicina internazionali, grazie a studi vasti sulla popolazione effettuati da medici convenzionali.

Fortunatamente anche all’interno del Comitato di Bioetica si sono sollevate parole contrarie, come quelle espresse da Luisella Battaglia, ordinario di filosofia morale a Genova, che parla di un paternalismo inutile, ma riteniamo assolutamente scandalose le affermazioni di Giovanni Federspill, ordinario di medicina interna a Padova, che preferiremmo dovute ad un refuso del Corsera, ma che appaiono invece ben virgolettate (esprimono cioè la sua letterale comunicazione) sia sulla carta sia sulla versione elettronica, quando dice che anche i cittadini meno informati che vivono in campagna andrebbero paragonati a bambini inconsapevoli e andrebbero quindi protetti da prescrizioni sconsiderate.

Ameremmo ricordare al professor Federspill che innovazioni profonde della medicina, pratiche, funzionanti e a basso costo, sono nate proprio da questi “meno informati, e incapaci di consapevolezza”; insomma questi cittadini italiani che lui fa apparire come ignorantoni un po’ grezzi (che non vivono in città, ma che comunque pagano le tasse e votano come gli altri) hanno contribuito a evidenziare ad esempio la dieta mediterranea, fortunatamente senza nessun medico che si mettesse magari a suggerire l’uso delle margarine (come la medicina scientifica ha fatto dal 1950 fino a pochi anni fa, nonostante i danni mostruosi da queste provocate).

Come medico, che pratica e ricerca sia in ambito convenzionale sia in ambito non convenzionale, mi sono sentito offeso da questa affermazione intrisa di paternalismo bieco e di probabili interessi commerciali camuffati con il vello dell’agnello che fa del bene!

Riconosciamo invece una forte nota di merito al professor Giuseppe Del Barone, presidente della federazione di tutti gli Ordini dei Medici italiani, che sul Corsera del giorno seguente, il 19 marzo, ha affermato che le medicine dolci e in particolare l’omeopatia crescono nel mondo perché stanno dimostrando efficacia, e che il medico deve essere libero di prescrivere i rimedi naturali o convenzionali che ritenga più adatti secondo il suo giudizio clinico.

Noi di Eurosalus ci rendiamo conto che quanto espresso dal Comitato di Bioetica rappresenta solo la punta di un iceberg, la cui parte sottostante riteniamo profondamente connessa a motivazioni commerciali e non scientifiche. Non è infatti casuale che sul numero 270 di Doctor News del 21 marzo, vengano riportate le affermazioni di De Agostino, che chiede di abolire qualsiasi pagamento da parte del Servizio Sanitario Nazionale per le terapie non convenzionali.

Riteniamo che non difendere oggi il diritto di libertà delle nostre scelte terapeutiche possa provocare un’evoluzione storica molto pericolosa, in cui la libertà vera sarà solo apparente.

È importante che ognuno si senta impegnato nella difesa di questo diritto, per sé e per i propri figli, anche senza il loro consenso informato.