Rischio alendronato nell’uso prolungato: ripensare la terapia per l’osteoporosi?

25 Agosto 2005
Rischio alendronato nell'uso prolungato: ripensare la terapia per l'osteoporosi?

Una sequenza di lavori importanti pone seri dubbi sull’uso “long-term” dell’alendronato (Fosamax in Italia) e obbliga i medici a ripensare seriamente la terapia farmacologica dell’osteoporosi.

Come è noto Eurosalus non condivide l’uso conflittuale che viene fatto della MOC che può essere discutibile con l’utilizzazione del solo T-score nella valutazione del soggetto e senza tenere in considerazione lo Z-score.

Il primo infatti rappresenta il valore di riferimento del giovane maschio adulto sano (il paracadutista della “Folgore” di 20 anni di età!) e facilmente qualsiasi uomo o donna potrebbe avere, anche se perfettamente sano, un valore di riferimento minore. Chi tiene conto di questi parametri “condanna” ad una diagnosi di osteoporosi persone sanissime!

Dubbi in tal senso sono stati espressi recentemente anche nella bellissima review apparsa sul NEJM (Raisz LG. N Engl J Med Jul 2005;353:164-71).

Da uno studio statunitense (Odvina CV, et al. J Clin Endocrinol Metab. 2005 Mar;90(3):1294-301. Epub 2004 Dec 14) evidenziabile su Medline, e da un’altro ancora più recente (Richer E et al, Osteoporos Int. 2005 Feb 22; [Epub ahead of print]) sempre evidenziabile su Medline sembra che l’impiego a lungo termine degli alendronati potrebbe in realtà provocare l’effetto opposto, cioè l’indebolimento dell’osso e aumentare ulteriormente la possibilità di frattura.

L’uso prolungato di queste sostanze comporta la perdita della elasticità dell’osso, esponendo quindi un osso magari più compatto a un maggiore rischio di frattura. Lo studo di Richer compara la perdita di elasticità a quella riscontrabile in dialisi o sotto trattamento cortisonico!

Come già più volte sostenuto, se anche l’uso di un farmaco può essere di supporto in una fase transitoria della vita, la terapia dell’osteoporosi deve passare attraverso cambi di comportamenti importanti: alimentazione e attività fisica devono essere modificati in accordo con una generale funzionalità dell’organismo.

È necessario talvolta capire l’equilibrio dei minerali nell’organismo e sovente una integrazione di Boro (almeno 3 mg al giorno) è clinicamente utile. Deve essere invece compensato l’effetto devastante dell’eccesso di sale e nella alimentazione i bisogni di calcio devono essere supportati da tutti gli alimenti che lo contengono senza limitarsi al solo yogurt del mattino!

Ed è interessante notare che alcuni lavori che sostengono l’impiego del latte per il controllo dell’osteoporosi anche in età menopausale, comportano l’obbligo dell’impiego di latte arricchito con Vitamina D e Calcio aggiuntivo (Palacios S et al, Menopause. 2005 Jan-Feb;12(1):63-8), andando cioè ad integrare con una molteplicità di altri elementi un alimento importante ma non esclusivo per aiutare qualsiasi persona a ricostituire il proprio osso.